La salute prostatica è un aspetto fondamentale della prevenzione maschile, specialmente superati i 45 anni. Comprendere quando iniziare a controllare la prostata consente di intervenire precocemente su eventuali anomalie, aumentando l’efficacia delle cure. Quali sono le indicazioni cliniche per iniziare? Ecco alcuni consigli.
Prevenzione maschile, perché controllare la prostata?
Controllare la prostata è una misura preventiva di grande importanza nella salute dell’uomo, in particolar modo dopo i 50 anni, in presenza di fattori di rischio quali familiarità con tumori prostatici, disturbi urinari ricorrenti o sintomi andrologici. La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile che, con l’avanzare dell’età, può essere soggetta a ingrossamenti benigni (ipertrofia prostatica benigna) o a processi neoplastici.
La diagnosi precoce con strumenti di alto livello tecnologico, come possiamo approfondire sul sito https://www.bracco.com/it-it, permette di identificare alterazioni in fase iniziale, quando le terapie sono efficaci e meno invasive. Tra gli strumenti utilizzati per monitorare la salute prostatica vi è il dosaggio ematico del PSA (Antigene Prostatico Specifico), che può segnalare la necessità di approfondimenti ulteriori. In caso di anomalie nei valori del PSA, si ricorre spesso a indagini strumentali più approfondite.
Tra le metodiche diagnostiche più comuni si annoverano l’ecografia transrettale, la risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI) e, se necessario, la biopsia prostatica. In ambito radiologico, l’impiego di mezzi di contrasto naturali o ben tollerati è oggi sempre più diffuso.
La prevenzione non si limita alla diagnostica: una dieta equilibrata ricca di antiossidanti, uno stile di vita attivo e l’astensione dal fumo possono contribuire a mantenere la prostata in buona salute. Ad ogni modo, nulla può sostituire i controlli medici regolari presso degli studi certificati.
A chi affidarsi per i primi controlli?
Il primo interlocutore in tema di salute prostatica è generalmente il medico di medicina generale, che può raccogliere l’anamnesi, valutare la presenza di eventuali sintomi o fattori di rischio, e suggerire gli esami iniziali, come il PSA. In base ai risultati, il paziente potrà essere indirizzato a uno specialista urologo, figura chiave nella gestione delle patologie prostatiche.
L’urologo, possessore di una formazione specifica, è in grado di eseguire la palpazione rettale, considerata ancora oggi un esame clinico importante, nonostante il disagio che può comportare. In combinazione con le analisi di laboratorio e le indagini per immagini, lo specialista elabora una valutazione globale dello stato della prostata.
Nel caso in cui venga indicata una risonanza magnetica multiparametrica, è consigliabile rivolgersi a centri diagnostici dotati di apparecchiature aggiornate e personale radiologico specializzato in imaging urogenitale. Affidarsi a una struttura sanitaria competente, che operi secondo linee guida aggiornate e protocolli condivisi tra urologi, radiologi e anatomopatologi, è suggerito per ottenere una diagnosi accurata e un eventuale piano terapeutico personalizzato.
Ogni quanto fare i controlli?
La frequenza dei controlli alla prostata dipende dall’età, dalla familiarità per patologie tumorali e dalla presenza di sintomi. In generale, si consiglia:
- dai 45 anni: primo dosaggio del PSA, oltremodo in presenza di casi di carcinoma prostatico in famiglia. Se il valore è nella norma, il controllo può essere ripetuto ogni due anni;
- dai 50 anni: screening regolare per tutti gli uomini, con visita urologica annuale e monitoraggio del PSA;
- oltre i 60 anni: i controlli devono essere eseguiti con cadenza annuale, anche in assenza di sintomi, in quanto la probabilità di sviluppare patologie aumenta con l’età.
In caso di valori alterati del PSA o di rilievi clinici sospetti, il medico potrà indicare accertamenti più ravvicinati o procedure diagnostiche di secondo livello.
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