Spesso nel linguaggio di tutti i giorni usiamo le parole ‘paura’ e ‘fobia’ (ed altri termini che analizzeremo in questo articolo) come sinonimi: in realtà qualsiasi medico che abbia preso anche un misero 18 all’esame di psichiatria, può spiegarvi che i due concetti sono distinti.
La paura propriamente detta è lo stato mentale che viene suscitato dalla consapevolezza di essere minacciati da un pericolo ben individuato nella sua natura ed entità e circoscritto e circostanziato nello spazio e nel tempo. La paura è proporzionale al rischio a cui si è consapevoli di essere esposti: ciò vale a dire che la paura è funzione del pericolo percepito in relazione anche alla società in cui si vive ed anche della propria vulnerabilità. Quando l’entità del rischio è sconosciuta, la paura è massima; quando invece è carica di presentimenti di morte, si definisce terrore. La paura è una sensazione naturale che, in una certa misura, può anche fare bene al nostro equilibrio psichico ma anche alla salvaguardia fisica perché ci spinge ad essere più prudenti in situazioni realmente pericolose.
La fobia invece si crea quando una paura è determinata da una situazione non realmente pericolosa (o comunque meno pericolosa di quanto il soggetto avverta) e degenera provocando ansia ingiustificata. La fobia, al contrario della paura, non è proporzionale al rischio a cui si è consapevoli di essere esposti o a cui si crede di essere esposti. Semplificando il concetto: è la stessa differenza che c’è tra l’esser terrorizzati da una tigre (paura giustificata e naturale) e l’esser terrorizzati da un chiwawa (paura ingiustificata, quindi fobia). Esistono diverse forme di fobie che possono riguardare anche oggetti normalissimi o situazioni estremamente innocue e perfino aspetti piacevoli della vita come ad esempio il sesso.
In tutto questo, come prima accennato, è sempre importante il contesto sociale in cui vive il soggetto: in alcune regioni del mondo non è strano vedere un monaco buddista giocare con una tigre, come potete vedere dall’immagine in alto. Questo significa che se il monaco non ha paura della tigre e noi ne siamo terrorizzati, allora abbiamo la fobia delle tigri? No: avere paura di una tigre, nel contesto della nostra civiltà, è appunto una paura, non una fobia; il monaco che gioca con la tigre è “normale”, ma solo nel suo contesto socioculturale.
L’ansia per contro è una forma particolare di paura che si sviluppa quando si è esposti a un pericolo che è ancora incerto nella sua natura e indefinito nello spazio e nel tempo: in questo caso la fonte del pericolo che suscita ansia non è ancora visibile, udibile, o tangibile. L’ansia quando è carica di presentimenti di morte si definisce angoscia. La funzione dell’ansia è quella di preparare l’individuo all’azione o alla fuga ancora prima che un rischio reale si configuri nell’ambiente.
Il panico è un fenomeno intensissimo e acuto di paura o di ansia. Come queste ultime due è sempre determinato dalla prospettiva di eventi futuri, mai dalla rievocazione di quelli pregressi. La crisi di panico è scatenata dalla concomitanza di quattro concause:
- percezione di pericolo incombente;
- informazioni inaffidabili o contraddittorie sulla natura e sulla entità del rischio;
presentimento di non essere in grado di adottare adeguate contromisure di protezione e di difesa; - sensazione che sia rimasto poco tempo per mettersi in salvo.
Una crisi di panico è un segno che il soggetto non ha più il controllo razionale della situazione, ma si sente in balia degli eventi. È un fenomeno inevitabile e incontrollabile spesso collettivo e contagioso.
Conclusioni
Ansia e paura sono risposte fisiologiche e sono normali in tutti gli individui. Il fatto che una persona non provi paura in una situazione in cui sia ragionevole provarla può essere il primo sintomo di una schizofrenia misconosciuta. La fobia, invece, è un fenomeno patologico e come tale è presente solo in personalità predisposte, che sono, nell’ambito delle psiconevrosi, in una posizione intermedia tra quelle ossessive e quelle isteriche. Si tratta di un meccanismo ansiolitico, vale a dire che la persona fobica si illude di circoscrivere la sua ansia (che è paura indistinta, senza oggetto e non circostanziata) in una paura, ben circostanziata e definita. In altre parole, una ragazza che sia sfuggita ad un’aggressione, può illudersi che evitando i luoghi aperti e senza nascondigli (agorafobia) o evitando di entrare negli ascensori o negli sgabuzzini (claustrofobia) in cui improvvisamente può fare irruzione uno sconosciuto, sia al sicuro. Illusione ovviamente errata.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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