Nicola Pietrangeli è deceduto a 92 anni: le cause della morte

Nicola Pietrangeli è morto a 92 anni. Il tennis italiano perde oggi primo dicembre uno dei suoi simboli più profondi. La notizia ha scosso l’ambiente sportivo perché Pietrangeli rappresentava un’epoca intera, quella in cui il tennis italiano si faceva spazio nel mondo grazie al suo talento elegante e ai risultati concreti. Era considerato il miglior giocatore nazionale del Novecento e, per molti decenni, il volto internazionale del nostro tennis.

Campione del tennis mondiale

Primo italiano a vincere uno Slam, un traguardo che per l’epoca aveva il peso di un’impresa epocale e che aprì definitivamente le porte del tennis mondiale all’Italia. Vinse due Roland Garros consecutivi, nel 1959 e nel 1960, confermando una superiorità sulla terra battuta che pochi giocatori europei riuscivano a esprimere con continuità. A questi successi aggiunse due edizioni degli Internazionali d’Italia, trofei che consolidarono il suo ruolo di dominatore tecnico in un periodo in cui la concorrenza internazionale era durissima e il professionismo stava evolvendo rapidamente. Fu protagonista anche in Coppa Davis, competizione che interpretò come una missione personale, accumulando un numero di presenze e vittorie che ancora oggi rappresentano il riferimento assoluto per il tennis azzurro. La sua figura andava oltre i numeri e oltre le statistiche, perché incarnava un modo di giocare fondato sul tocco, sull’anticipo mentale, sulla capacità di leggere il campo e l’avversario con un’intelligenza tattica rara. Era uno stile riconoscibile al primo colpo d’occhio, elegante ma concreto, che gli appassionati ricordano come unico e impossibile da replicare nella tennis moderno, più potente, più uniforme e molto meno dipendente dalla qualità pura della mano.

Le cause della morte

Nicola Pietrangeli è morto al termine di un periodo di salute sempre più complesso, segnato da un declino fisico progressivo e da complicanze legate all’età. Nei mesi precedenti aveva riportato una frattura periprotesica all’anca dopo una caduta, un evento che per un uomo della sua età rappresenta spesso una soglia critica, sia per l’impatto funzionale sia per il rischio di complicazioni post-operatorie. L’intervento chirurgico era riuscito, ma il recupero non era mai stato davvero completo e, secondo chi gli era vicino, quella fase aveva avviato un logoramento generale che ne aveva indebolito giorno dopo giorno l’autonomia e la capacità di riprendersi.

Morte legata all’età

Le notizie ufficiali non parlano di una patologia specifica come causa del decesso. La federazione ha comunicato la morte definendola legata all’età e alle condizioni di salute fragili dell’ultimo periodo, senza aggiungere dettagli. Fonti giornalistiche hanno descritto più che altro un deterioramento complessivo, un insieme di fattori che in un uomo anziano possono sommarsi fino a superare la capacità di compenso dell’organismo. In questo senso, la frattura all’anca non è stata necessariamente il motivo diretto della morte, ma ha rappresentato l’evento che ha fatto precipitare un equilibrio già delicato. Il quadro che emerge è quello di un grande campione arrivato alla fine della vita in modo naturale, accompagnato dai postumi di un trauma rilevante e da un progressivo esaurimento delle forze. Un epilogo silenzioso, senza sensazionalismi, coerente con chi aveva costruito la sua carriera sulla solidità, sull’eleganza e sulla capacità di resistere anche nei momenti difficili.

Pietrangeli e Sinner

Negli ultimi anni Nicola Pietrangeli aveva pronunciato parole controverse nei confronti del campione Jannik Sinner, attirando attenzione e discussione tra tifosi e media. Le critiche più forti riguardano la recente decisione di Sinner di non partecipare alla Coppa Davis 2025, definita da Pietrangeli «uno schiaffo allo sport italiano», un’affermazione che sottolineava come, secondo lui, un tennista dovrebbe sempre onorare la maglia nazionale. Pur riconoscendo il talento e i risultati di Sinner, Pietrangeli ha più volte suggerito che il giovane esagerasse, consigliando di valutare i suoi successi solo a fine carriera. Un episodio particolare risale al 2024, quando affermò che il miglior tennis italiano non lo stesse giocando Sinner ma un altro collega, insinuando indirettamente che la fama del giovane fosse anche frutto di visibilità mediatica. Ha inoltre sottolineato il divario economico tra la sua epoca e quella attuale, facendo notare che i guadagni moderni rendono più facile emergere rispetto ai sacrifici richiesti nel passato. Nonostante le critiche, Pietrangeli ha ribadito di non nutrire invidia e di rispettare Sinner come atleta. Le sue parole hanno oscillato tra rispetto tecnico, nostalgia di un’epoca diversa e scetticismo sulle priorità del tennis moderno. In questo senso, le dichiarazioni hanno generato dibattito, con alcuni che le hanno interpretate come eccessive e altri come legittime osservazioni di un campione storico.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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