Al via i test di ingresso per la facoltà di Medicina: sei favorevole o contrario al numero chiuso?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SCUOLA STUDENTI UNIVERSITA STUDIARE LAUREATIIn questo preciso momento le aule della mia amata università Sapienza sono letteralmente invase dagli aspiranti futuri colleghi medici. Tra non molto sarà consegnato loro il test valido per entrare nella facoltà: per tutti 60 domande e un massimo di 90 punti (1,5 punti per ogni risposta esatta, meno 0,4 per ogni risposta sbagliata, 0 punti per ogni risposta non data). La soglia minima per il superamento del test è 20 punti. Ma quest’anno entra in gioco anche il cosiddetto Bonus maturità che “regala” da 1 a 10 punti extra in relazione al voto ottenuto all’esame di Stato a condizione che lo stesso sia non inferiore all’80esimo percentile della commissione d’esame.

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10 pensieri su “Al via i test di ingresso per la facoltà di Medicina: sei favorevole o contrario al numero chiuso?

  1. Ultimo concetto: i soldi per la specializzazione. I soldi sono pochi e quindi i posti per le scuole di specializzazione sono davvero pochi mentre le richieste sono molto alte. Succede spesso che ci si ritrova a concorrere in 50 per 3 posti in specialità. Finita la specializzazione poi teoricamente dovresti entrare in ospedale ma non ci sono soldi ed i posti sono pochissimi. Il risultato è che già così la situazione è drammatica, far entrare tutti gli 80 mila in una botta sola sarebbe impossibile per riuscire poi a “piazzare” tutti sul mercato del lavoro.

    • Anche io penso che se si levasse il numero chiuso in un colpo sarebbe impossibile gestire un’iscrizione in massa di 100.000 persone se non di più. Ma prima tutte le facoltà erano a numero aperto ed era la cosa migliore, anche a quei tempi si aveva avuto un boom delle iscrizioni, ma ci sono riusciti a non intasare il sistema (per non pensare a quante tasse in più verrebbero pagate). Poi la specialistica è un altro paio di maniche, quella si che dev’essere ristretta come selezione in quanto solo i “migliori” dovrebbero accedervi, è un po’ come il concorso notarile, non si può aprire a tutti i laureati, sennò sarebbe impossibile. E comunque non dirmi che non hai mai anche solo sentito dire di favoritismi, magari qualcuno trattato con un occhio di riguardo solo perchè figlio di medico, guarda caso anche amico del professore.

      • “Anche io penso che se si levasse il numero chiuso in un colpo sarebbe impossibile gestire un’iscrizione in massa di 100.000 persone se non di più.”
        Ecco appunto, bisognerebbe trovare un sistema per adeguare tutta l’università ad una invasione di studenti, guarda che non è un problema semplice da risolvere!

        “Ma prima tutte le facoltà erano a numero aperto ed era la cosa migliore, anche a quei tempi si aveva avuto un boom delle iscrizioni, ma ci sono riusciti a non intasare il sistema”
        Ma a medicina, dove la richiesta è sempre stata altissima, il numero è sempre stato chiuso! Nelle altre facoltà è stato aperto finchè il numero di richieste era “sopportabile” dalle strutture, ora che la richiesta eccede la possibilità di accoglienza si è dovuto creare uno sbarramento

      • “per non pensare a quante tasse in più verrebbero pagate”
        ogni studente universitario costa moltissimo ai contribuenti: soltanto un quinto del suo costo di gestione è coperto dalle tasse che paga, tutto il resto lo deve mettere lo Stato. Quindi far entrare 80 mila persone comporterebbe solo un piccolo ritorno economico dalle tasse universitarie, quasi tutti i costi di gestione sarebbero a carico della collettività. Lo Stato adesso non ha neanche i soldi per pagare la benzina nelle auto della polizia, come facciamo a far entrare tutti e 80 mila?

      • “Poi la specialistica è un altro paio di maniche, quella si che dev’essere ristretta come selezione in quanto solo i “migliori” dovrebbero accedervi”
        Eh no, la specialistica non è un altro paio di maniche, è tutto collegato! Allo stato attuale la metà dei laureati in medicina entra in specialità ogni anno il resto rimane a casa. E degli specialisti non tutti riescono a trovare lavoro nelle strutture pubbliche.
        Se ci sono 8mila persone che entrano significa che dopo sei anni solo la metà entrerà in specializzazione e dopo altri 5 anni (6 nel caso di chirurgia generale) di specializzazione non tutti entreranno in ospedale. Significa che di quei 8mila, meno di 4mila lavorerà, il resto sarà disoccupato (o i più fortunati entreranno in strutture private).
        Se ci sono 80 mila persone che entrano, alla fine del ciclo laurea+spec si avrebbero quindi circa 76MILA DISOCCUPATI in più all’anno! Lo Stato non riuscirebbe a sopportare una situazione del genere!

        Non ci provo gusto a smontare le tue tesi (anzi hai ragione che ci sono tanti favoritismi e la situazione è antipatica a dir poco) però prima di eliminare il test bisogna trovare delle soluzioni pratiche a dei problemi reali.

  2. “ma credo che non bisognerebbe fissare un numero massimo di ammessi”

    anche qui però ci scontriamo con delle difficoltà oggettive. Quando sono entrato io eravamo con un rapporto di 1 a 10. Cioè, accanto a me che sono entrato ce n’erano 9 che sono rimasti fuori.
    Ci hanno divisi per canale e ci hanno messo in aule da un centinaio di posti l’una e noi eravamo appunto circa 100. Se fossimo entrati tutti avrebbe significato entrare in MILLE dentro quell’aula. Stesso discorso per il materiale della sala settoria, dei laboratori, dello spazio in corsia, dei microscopi. Se fossero entrate dieci mila persone mi dici dove ci saremmo messi e come avremmo fatto col materiale didattico esiguo?
    D’accordo con la selezione naturale (ed infatti al terzo anno siamo rimasti in pochi!) ma il primo anno come lo passi?
    Bada bene, io sono teoricamente per l’abolizione del numero chiuso, ma nella realtà penso che sia quasi impossibile da attuare!

  3. Mr.Spectator, purtroppo riconosco che in Italia il merito viene riconosciuto fin troppo raramente però quando dici:
    “in medicina, come in architettura e altre facoltà rinomate, si tende a conservare la “purezza” della casta e quindi si troverebbe sempre un modo per mantenere un numero esiguo di iscritti che guarda caso sono figli di medici, architetti etc”

    mi trovi solo parzialmente d’accordo visto che io non sono figlio di nessun medico e di nessun “pezzo grosso” eppure sono entrato! E come me anche tanti altri del mio corso! Feci una volta una statistica alcuni anni fa e nella mia aula i figli dei medici erano appena il 15% del totale degli studenti!
    Semplicemente ho passato l’intero ultimo anno scolastico a studiare non le mie materie scolastiche, ma solo le materie dei test, anche perchè di greco, latino ed italiano me ne fregava poco mentre andavo matto per la chimica, la biologia, la fisica! Insomma ho studiato e sono passato, mentre molti fra quelli che non erano passati si erano messi a studiare a fine agosto!

  4. Salve! Io sono stato uno degli 85.000 ragazzi in Italia a provare il fatidico test di giorno 9. La mia opinione personale su tutto ciò è che non è un metodo “consigliabile”, in quanto non ti da l’opportunità di mettere in risalto le tue capacità e conoscenze, che vanno ben oltre una semplice x. Il metodo più efficace (a mio dire( sarebbe un’approfondita analisi psicologica del candidato, per vedere se in effetti la sua aspirazione è davvero quella di fare il medico, mestiere che va aldilà della preparazione sui libri, ci vuole fegato e vocazione. Troppi medici con poca vocazione negli ospedali e soprattutto con poca disponibilità. Tuttavia in Italia c’è un giro d’affari troppo elevato, corsi di preparazione, professori privati, che col tempo hanno assunto sempre più potere e che di certo non vogliono che il numero chiuso venga abbattuto per ovvi motivi.

    • Buonasera e grazie per la sua opinione che mi da un ottimo spunto di riflessione. L’analisi psicologica del candidato è sicuramente una idea interessante, perchè effettivamente, rispetto ad altre facoltà, a medicina sono richieste delle doti “psicologiche” molto forti. Il problema però è che questa analisi psicologica sarebbe fatta da personale qualificato ma soggettivo e “corruttibile”. Mi spiego: mentre i test, per quanto incapaci di valutare esattamente l’individuo, sono oggettivi, uguali in tutta Italia e corretti in maniera automatica con degli speciali lettori ottici (almeno ai tempi miei era così) che evitano “intromissioni umane”, il test psicologico invece sarebbe a discrezione dello psicologo di turno, quindi soggettivo e diverso a seconda dello psicologo che ti capita. Inoltre sarebbe facile pilotare il risultato, o almeno è più facile per un raccomandato entrare con un colloquio “pilotato” piuttosto che con un test corretto da macchinari elettronici. Che poi questo è il motivo per cui i concorsi per le scuole di specializzazione sono così tanto odiati dagli studenti più meritevoli, visto che la seconda prova è a discrezione del professorone di turno che, se vuole, si può comportare in maniera “poco limpida”.

      • Senza dubbio sarebbe un metodo poco oggettivo, ma credo che non bisognerebbe fissare un numero massimo di ammessi, dato che si ricadrebbe negli stessi errori. Il problema è che in medicina, come in architettura e altre facoltà rinomate, si tende a conservare la “purezza” della casta e quindi si troverebbe sempre un modo per mantenere un numero esiguo di iscritti che guarda caso sono figli di medici, architetti etc, indipendentemente dalle inclinazioni personali e magari estromettendo gente che sarebbe più qualificata. In Italia purtroppo sono poche le occasioni in cui il merito viene riconosciuto, soprattutto nel campo dell’istruzione superiore, sempre dovuto al fatto che ci si confronta con persone come lo sono i professori che naturalmente non possono conservare un’oggettività assoluta.

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