Il mito costituisce un’antica forma di narrazione orale investita di sacralità, precedente all’invenzione della scrittura, nata presso i popoli primitivi per spiegare, attraverso le imprese di eroi e dei, le origini dell’universo e dell’uomo e i fenomeni naturali. Gli eventi straordinari e meravigliosi rivelavano messaggi religiosi, ma sono anche profondamente legati all’esigenza di spiegare l’animo umano. Nel dire che il mito è una narrazione “investita di sacralità” si intende che esso viene considerato verità di fede e che gli viene attribuito un significato religioso o spirituale. Ciò naturalmente non implica né che la narrazione sia vera, né che sia falsa.
La favola è una narrazione breve, di origine orale e popolare, i cui protagonisti sono animali che agiscono, pensano e parlano come gli umani. Essi rappresentano, infatti, vizi e virtù dell’umanità. Iniziatore del genere favolistico fu il greco Esopo, seguito poi dal latino Fedro. Le loro opere sono state poi riprese dal francese La Fontaine. Il genere si è diffuso soprattutto come letteratura per bambini. L’intento narrativo è comunicare un insegnamento ed educare. La morale fornisce spesso norme di comportamento. Il messaggio della favola è sostanzialmente pessimistico sull’umanità, e spesso nella favola si ha la vittoria del più forte sul debole.
Le fiabe risalgono ai tempi degli uomini antichi dove. durante i riti di iniziazione, cioè del passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta, gli anziani raccontavano storie fantastiche. Le fiabe sono caratterizzate dal lieto fine, la cui funzione educativa era quella di fornire speranza per superare le difficoltà della vita. I personaggi sono statici, cioè non si evolvono durante il corso della vicenda, e compiono imprese straordinarie grazie alla presenza di esseri soprannaturali. Le fiabe sono state tramandate oralmente e i testi che oggi possediamo sono soprattutto trascrizioni ottocentesche.
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