Ipocondria: cosa significa, sintomi fisici, cause, come combatterla

MEDICINA ONLINE MEDICO ESAME OBIETTIVO ANAMNESI PATOLOGICA FISIOLOGICA FAMIGLIARE VISITA MEDICA GENERALE AUSCULTAZIONE ISPEZIONE PERCUSSIONE PALPAZIONE DIFFERENZA FONENDOSCOPIO STETOSCOPIO TORACE ADDOME SUONI SEMEIOTICAGli ipocondriaci sono soggetti generalmente sani che però credono realmente di essere malati. Di solito l’ipocondriaco tende a sovrastimare sintomi lievi o aspecifici, interpretandoli come segno di patologie gravi, spesso anche rare ed improbabili. Ad esempio un ipocondriaco giovane ed in forma, con un lieve dolore al braccio sinistro ad esempio derivante da una semplice epicondilite, può convincersi di avere un infarto del miocardio in atto. L’ipocondriaco passa molto tempo a leggere articoli di medicina al fine di “saperne di più” sulla malattia che pensa di avere, con l’obiettivo di fare una sorta di auto-diagnosi-precoce. Oltre alla più tipica e diffusa forma nevrotica ovvero collegata ad un disturbo d’ansia del soggetto, alcune gravi manifestazioni di ipocondria, ad esempio in presenza di deliri e allucinazioni, possono essere classificate come veri e propri disturbi psichici; in questo caso l’ipocondria viene definita un disturbo somatoforme, paragonabile alle malattie psicosomatiche.

Quanto è diffusa l’ipocondria?

Gli uomini e le donne sono colpiti nella stessa percentuale dall’ipocondria (2%), e la fascia di età maggiormente coinvolta dalla malattia è quella tra i quaranta e i cinquant’anni.

Etimologia del termine ipocondria

Il termine “ipocondria” deriva dal greco ὑποχόνδρια:

  • υπό: suffisso che significa “sotto”;
  • χονδρίον: che indica la cartilagine del diaframma costale.

Veniva quindi usato un termine che indicava un malessere che veniva spesso localizzato dal paziente a livello della fascia addominale, e di conseguenza era curato con terapie usate nelle patologie addominali. Solo in tempi recenti si comprese che la causa del dolore addominale riferito era collegata ad aspetti psicologici dell’individuo e non ad una patologia organica addominale.

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Sintomi riferiti dal paziente ipocondriaco

I sintomi tipici riferiti dall’ipocondriaco, sono spesso riferibili a teoriche alterazioni nervose, respiratorie, gastrointestinali e/o cardiovascolari. I sintomi possono essere in realtà non riferibili ad alcuna patologia, oppure, possono essere meno gravi di quanto il paziente ipocondriaco pensi o infine essere indicativi di una patologia molto meno grave di quella creduta. Pur se differenti tra soggetto e soggetto, tali sintomi classicamente sono:

  • sintomi gastrointestinali (diarrea, stipsi, cattiva digestione, meteorismo, flatulenza, alterato colore/consistenza delle feci…);
  • aritmie (tachicardia, extrasistoli atriali, palpitazioni cardiache…);
  • dolori muscolari o osteoarticolari;
  • cefalea cronica;
  • affanno;
  • ansia;
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • dispnea (sensazione di respirazione difficoltosa).

Caratteristiche che indicano un comportamento ipocondriaco

Il soggetto ipocondriaco, come già più volte riferito, tende a:

  • riferire sintomi non realmente presenti;
  • riferire sintomi più gravi rispetto alla gravità del sintomo;
  • sospettare una malattia in realtà inesistente;
  • sospettare una patologia ben più grave di quella esistente;
  • sospettare una patologia rara ed improbabile.

I sintomi riferiti – a detta del soggetto ipocondriaco – tendono fortemente a persistere ed essere riferiti anche dopo una valutazione medica approfondita, in cui sia praticamente certo che tali sintomi non indicano nessuna effettiva patologia, o comunque non una patologia abbastanza grave da giustificare il livello di ansia e paura dell’ipocondriaco. Spesso l’ipocondriaco vuole un “secondo parere” e va alla continua ricerca di un medico che, finalmente, confermerà in pieno la patologia che è convinto di avere. Spesso l’ipocondriaco riconduce sintomi “banali” a malattie rare ed imprababili, ad esempio un semplice affanno nella sua testa diventa “ho la Linfangioleiomiomatosi”.

Ricordiamo che il soggetto ipocondriaco, al contrario del soggetto affetto dalla Sindrome di Münchhausen, è in “buona fede”, cioè crede davvero di avere una certa patologia ed in cuor suo, sa di non inventarsi alcun sintomo. A tal proposito, leggi anche: Differenza tra ipocondria e Sindrome di Münchhausen

Cause dell’ipocondria

Tra le cause principali dell’ipocondria vi sono l’ansia e la depressione e da un punto di vista psicologico essa è definibile come un meccanismo di difesa da un pericolo interno o esterno, associato alla vita relazionale e sociale oppure all’identità personale. Lo scopo dell’ipocondriaco, conscio od inconscio, è quello di allontanarsi dalla vera causa di pericolo (ad esempio una malattia), oppure dalla causa di un fallimento nella vita (ad esempio nello studio, nel lavoro, nella famiglia) e di intensificare le manifestazioni rassicuranti e di attenzione svolte dall’ambiente circostante nei suoi confronti.

Terapia dell’ipocondria

Nella cura dell’ipocondria, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è probabilmente lo strumento migliore. Si tratta di una psicoterapia breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema e, insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali, nell’intento di spezzare i circoli viziosi dell‘ipocondria. In ogni caso la cura dell’ipocondria può risultare particolarmente difficoltosa, in quanto i soggetti non sono mai del tutto sicuri che la causa dei loro mali sia soltanto di tipo psicologico, anzi tendono ad essere fermamente convinti del contrario. Generalmente la psicoterapia è possibile davvero solo in quei casi in cui la persona si preoccupa incessantemente di avere delle malattie, ma si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate.

Ipocondria e supporto farmacologico

La cura farmacologica dell’ipocondria si basa fondamentalmente sugli antidepressivi, sia triciclici che SSRI. Quest’ultima classe presenta, rispetto alle precedenti, una maggiore maneggevolezza e minori effetti collaterali. Dato che l’ipocondria viene spesso assimilata al disturbo ossessivo-compulsivo, considerando le preoccupazioni del paziente come delle ossessioni di malattia, la terapia farmacologica rispecchia le linee guida per tale disturbo, con alti dosaggi di antidepressivi ad azione serotoninergica assunti per periodi prolungati. Nelle forme lievi la prescrizione di sole benzodiazepine può essere sufficiente, ma generalmente non costituisce una forma di cura dell’ipocondria e ottiene soltanto di placare l’ansia a breve termine.

La terapia farmacologica a volte è impossibile nel paziente ipocondriaco, perché spesso il soggetto tende a rifiutare i farmaci, temendo che essi possano arrecare solo ulteriori danni al proprio organismo già “malato”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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