Cristina Gallo, 56 anni, professoressa di Mazara del Vallo, è morta alcuni giorni fa dopo aver atteso otto mesi per conoscere il risultato dell’esame istologico eseguito dopo un’isterectomia. In questi mesi, il tumore è cresciuto e si è diffuso, fino al tragico epilogo.
Nei mesi scorsi la donna aveva pubblicamente denunciato gli scandalosi ritardi nei referti istologici dell’Asp di Trapani. La Procura di Trapani ha aperto un’inchiesta: dieci sanitari risultano indagati per accertare se ci siano state omissioni o ritardi ingiustificabili.
Come ogni oncologo e ogni malato oncologico del pianeta può confermare, il tempo che passa non è un fattore “neutro”, è biologia che avanza: ogni settimana di ritardo può corrispondere a decine di migliaia di nuove cellule, a mutazioni, a metastasi che prima non esistevano, a decessi. Gli studi più recenti confermano che ogni mese di attesa prima del trattamento aumenta la mortalità fino al 13%. Un esame istologico non è quindi un semplice pezzo di carta: è l’anello che permette di passare dalla diagnosi alla terapia. Quando il referto tarda, il corpo non aspetta e la prognosi diventa giorno dopo giorno più infausta.
Il problema non è solo individuale, ma sistemico: carenza di patologi, laboratori sovraccarichi, infrastrutture vecchie, assenza di tracciabilità dei campioni, digitalizzazione incompleta. Tutti elementi che trasformano un tempo clinico in un tempo burocratico, con conseguenze spesso irreversibili. Una delle cause meno discusse ma a mio avviso fondamentali dei ritardi nella refertazione istologica è la carenza di specializzandi in anatomia patologica (che si traduce in meno specialisti patologi). Negli ultimi anni i posti nelle scuole di specializzazione sono rimasti sottodimensionati rispetto al fabbisogno reale, e molti laboratori lavorano con organici ridotti all’osso. I patologi in servizio si trovano a gestire volumi enormi di campioni, spesso senza un adeguato ricambio generazionale né supporto formativo.
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La mancanza di giovani in formazione, confermata anche all’attuale concorso di specializzazione SSM 2025 che ha visto i posti di anatomia patologica rimasti deserti, rallenta inevitabilmente i tempi di processazione e refertazione, aumentando il carico di lavoro dei pochi specialisti disponibili. È un problema strutturale: senza un incremento stabile del numero di specializzandi e una valorizzazione della disciplina, il sistema continuerà a produrre ritardi che, in oncologia, possono tradursi in danni concreti per i pazienti.
Alcuni mesi fa Cristina Gallo aveva denunciato il ritardo, chiedendo risposte che non sono arrivate in tempo. Purtroppo sono situazioni a cui i pazienti ed i medici stessi assistono fin troppo spesso, ma la causa in molti casi non è ascrivibile ad una persona specifica, bensì ad un sistema che è a monte organizzato male e con poche risorse, come dicevo precedentemente. Questa signora è morta aspettando una diagnosi che avrebbe potuto cambiare il suo destino. E questo è il dato più amaro: non è (solo) la malattia ad averla tradita, ma l’attesa. La rapidità, in medicina, non è efficienza amministrativa: è parte della cura. Un sistema sanitario che tarda nella fase diagnostica è un sistema che “uccide” i suoi pazienti.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
Salve
I politici dominanti del Bel paese preferiscono versare miliardi di euro al Vaticano che aiutare finanziariamente le strutture sanitarie (come in questo caso), ma non solo, che hanno, da sempre, serie difficoltà finanziarie….
PS : cercate l’errore o l’orrore…