La medicina estetica per aumentare la circonferenza del pene

MEDICINA ONLINE TESTICULAR TESTICOLI PENE PROSTATA SEX SESSO GLANDE SEMEN SPERMA BIANCO GIALLO ROSSO MARRONE LIQUIDO TRASPARENTE EIACULAZIONE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VIAGLa necessità di attuare metodiche meno invasive rispetto alla chirurgia e soprattutto meno rischiose per ottenere un ingrossamento del pene ha da sempre stimolato la ricerca di materiali da impiantare sottocute, allo scopo di ottenere un risultato estetico che non influenzasse la funzionalità dell’organo. Sono state così utilizzate varie soluzioni, tutte grossolanamente riconducibili all’uso di materiali sintetici, o eterologhi (prelevati da un altro organismo, umano o animale), o autologhi (prelevati dallo stesso organismo).

Materiali sintetici
I materiali sintetici sono costituiti da filler, riassorbibili o meno. I’uso dei filler non riassorbibili (gel di poliacrilammide – Formacryl – Bioalcamid) è stato oramai abbandonato, a causa di svariati problemi riguardanti rigetto-attecchimento-risultato estetico. Per i riassorbibili viene utilizzato l’acido ialuronico (macrolane), un buon prodotto che tuttavia  tende a formare inevitabili quanto anestetici accumuli, quindi il suo uso deve essere valutato con attenzione da un medico con buona esperienza.

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Materiali eterologhi
Nel campo dei materiali eterologhi (estranei all’organismo), nel nostro paese è stato utilizzato per un certo tempo il derma porcino (Intexen LP), una lamina di materiale prelevato dai suini. Dopo un breve periodo di iniziale entusiasmo, ben presto si sono evidenziati diversi problemi sia di compatibilità del materiale quanto di risultato estetico (tra gli altri accorciamento del pene in erezione), che ne hanno ridotto fortemente l’utilizzo. A conferma di questo, recentemente la ditta statunitense produttrice dell’Intexen LP ha reso noto che dall’aprile 2011 questo prodotto verrà tolto dal mercato. Altri materiali di tipo protesico sono comunque assolutamente da sconsigliare, sia per le possibili complicanze che per l’innaturalità del risultato.

Materiali autologhi
I materiali autologhi, costituiti in massima parte dal tessuto adiposo, hanno il vantaggio di non determinare reazioni allergiche o di rigetto (il grasso viene prelevato da aree diverse dello stesso organismo), e di sviluppare un effetto visivo e tattile più “naturale”. Il trapianto di grasso autologo, prelevato dal paziente stesso, è una procedura chirurgica ormai ampiamente consolidata e molto diffusa sia in medicina estetica nelle applicazioni volumetriche di vari distretti corporei che vanno dal viso ai glutei, sia in chirurgia andrologica per l’ingrossamento volumetrico del pene (lipopenoscultura).
Rispetto ai normali filler volumetrici di origine animale o di sintesi, l’uso del grasso autologo presenta una serie di vantaggi che vanno dall’impossibilità di rigetto e di incompatibilità, all’assenza di rischio di trasmissione di infezioni e malattie, fino alla completa integrazione con l’area anatomica ricevente.
Gli svantaggi sono costituiti dalla possibilità di asimmetrie, nodularità e in particolar modo dal parziale riassorbimento del grasso stesso. Questo avviene perché il tessuto adiposo ha necessità di molto nutrimento (leggi sangue) per sopravvivere; quando viene prelevato per poi essere reimpiantato in altri distretti perde le sue connessioni vascolari, e quelle che si formano ex novo possono non essere sufficienti per un’adeguata nutrizione. Inoltre, il materiale adiposo prelevato contiene, oltre i globuli di grasso puri, un’alta percentuale di materiale diverso (acqua, olio, prodotti di degradazione, ecc…), responabili di alterazioni di forma e consistenza del pene.
Il risultato è che una parte, variabile da individuo a individuo in funzione delle caratteristiche proprie di ogni organismo, viene riassorbita, perdendo buona parte dell’effetto di riempimento che si era ottenuto.

Parallelamente alla comparsa di problemi per i materiali sintetici (in particolar modo con il gel di poliacrilammide), si è intensificato lo studio per rendere più duraturo e efficace l’innesto di grasso autologo.

La tecnica di Coleman si è rivelata molto utile in questo senso e ha segnato senz’altro un grande progresso, ma fino a oggi non è mai stato possibile raggiungere una stabilizzazione permanente del grasso trapiantato, che in proporzioni variabili da paziente a paziente tendeva comunque a un riassorbimento parziale.

L’utilizzo del plasma ricco di piastrine o PRP (Platelet Rich Plasma), una tecnica che soprattutto a causa dei costi era finora riservata solo all’ambito ospedaliero, ci permette oggi, con l’uso di appositi kit, di raggiungere una stabilizzazione ottimale del risultato operatorio, con un riassorbimento del grasso sempre più prossimo allo zero, con nettissima riduzione di eventuali asimmetrie o nodularità.

Il plasma ricco di piastrine (PRP), in particolare, viene impiegato da più di vent’anni in moltissimi ambiti della medicina, tra i quali l’odontoiatria, la chirurgia maxillofaciale, l’ortopedia, l’oftalmologia, l’urologia.

L’uso del PRP nella falloplastica di ingrossamento aumenta in modo formidabile le probabilità di attecchimento e sopravvivenza del grasso trapiantato e la qualità del grasso stesso, grazie alla presenza di un numero molto elevato di piastrine che migliorano le condizioni e l’ambiente biochimico nel sito del trapianto. Il PRP è infatti molto ricco di proteine bioattive e di fattori di crescita che accelerano e migliorano la produzione di nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi) e accelerano i processi di guarigione.

Adesso, mediante la procedura di Coleman e l’utilizzo in contemporanea del PRP (plasma arricchito di piastrine), siamo certi di aver trovato la soluzione al problema, e di disporre così di una procedura semplice, veloce, indolore, efficace e soprattutto durevole: la “lipopenostruttura combinata”.

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