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Cosa sono le piattole?
Le piattole sono degli insetti parassiti che si annidano nelle aree genitali e in altre zone pelose del corpo umano, eccetto i capelli. Misurano circa 2 o 3 millimetri di lunghezza da adulte. La forma del corpo è arrotondata, con sei zampe uncinate, testa ovaloide con due grandi antenne laterali e corpo munito di escrescenze pelose. Il colore è variabile da biancastro, quasi vetrificato, fino a giallo, rosso e marrone.
Come si trasmettono le piattole?
La trasmissione delle piattole tra le persone, avviene in seguito a un contatto fisico ravvicinato con un individuo infetto o con un oggetto contaminato. La contaminazione (o infestazione) da piattole è considerata un’infezione di tipo parassitario esclusiva dell’uomo.
Di cosa si nutrono le piattole?
Le piattole si nutrono del sangue della persona infettata. L’estrazione di sangue avviene tramite una piccola puntura a livello cutaneo.
Quali parti del corpo sono colonizzate dalle piattole?
Le piattole possono annidarsi in qualsiasi area del corpo ricoperta di peli, eccetto la testa.
Generalmente, si stabiliscono nelle aree genitali, ma, in alcuni frangenti, è possibile rintracciarle anche nelle ascelle, nelle gambe, sul torace, sulla schiena, sull’addome, tra la barba e i baffi e, infine, perfino nelle ciglia e nelle sopracciglia.
Cause di infezione di Pthirus pubis
Come già anticipato, la presenza delle piattole è determinata dal contatto fisico ravvicinato (ad esempio un rapporto sessuale) con un individuo infetto o con un oggetto contaminato (vestiti, lenzuola, asciugamani…). Anche provare un vestito in un negozio di abbigliamento può, seppur raramente, dare avvio ad una colonia di parassiti. L’estrema vicinanza è una condizione imprescindibile per la contaminazione, in quanto il passaggio dei pidocchi del pube da individuo a individuo (o da oggetto a individuo) avviene solo tramite strisciamento. Le piattole, infatti, contrariamente alle credenze popolari, non possono né saltare né volare. Il contatto fisico non deve necessariamente durare molto tempo: basta anche un breve strisciamento per permettere ad una singola piattola di spostarsi tra una persona all’altra e dare avvio ad una nuova colonia.
Fattori di rischio
Alcuni comportamenti possono aumentare il rischio di sviluppare una infezione da piattole, ad esempio:
- uso di lenzuola, asciugamani, indumenti intimi, vestiti di altre persone e/o non ben puliti;
- scarsa igiene intima;
- frequentare ambienti dove sono presenti molti individui che si spogliano ed è possibile un contatto ravvicinato accidentale (spogliatoi, piscine, palestre, idromassaggi, letti di alberghi, bagni pubblici, docce…)
- elevato numero di rapporti sessuali con partner sconosciuti e/o dotati di scarsa igiene intima.
Mettere il preservativo mi protegge dalle piattole?
Purtroppo no, l’uso del preservativo non garantisce una protezione efficace. Pur indossando il preservativo, la piattola può comunque essere trasmessa da un individuo all’altro.
Quali oggetti possono trasmettere le piattole?
Di solito, gli oggetti più a rischio di contaminazione sono:
- tavole del gabinetto;
- vestiti;
- lenzuola del letto;
- asciugamani.
La trasmissione delle piattole che avviene con le suddette modalità è un evento raro: è molto più probabile la trasmissione tramite contatto con persona infetta, piuttosto che con un oggetto. Tale differenza si spiega col fatto che le piattole presenti sugli oggetti vivono solo 24-48 ore, dopodiché muoiono per mancanza di nutrimento, invece sulla pelle umana vivono per vari mesi.
Come avviene la riproduzione delle piattole?
Le piattole sono insetti, pertanto, per riprodursi, depongono delle uova di piccolissime dimensioni. Al momento della deposizione, le uova sono contenute in piccole sacche, capaci di rimanere saldamente incollate ai peli sparsi per il corpo. Le sacche sono marroni all’esterno e bianche all’interno.
Piattole: ciclo vitale ed incubazione
Quando infestano una persona, le piattole vivono da uno a tre mesi. In questo arco di tempo, le femmine presenti depongono anche 300 uova (chiamate lèndini), le quali schiudono nel giro di 6-10 giorni circa. La nuova generazione di piattole, per maturare e potersi riprodurre a sua volta, ha bisogno di circa 2-3 settimane. Le lendini sono attaccate ai peli dalla genitrice mediante la saliva che contiene composti cheratinici, pertanto la lendine è resistente sia all’acqua che alle spazzole, ma non all’acido acetico diluito e caldo. Dalle lendini si formano, dopo tre cicli evolutivi della durata di una o due settimane, i parassiti adulti.
Il Pthirus pubis attraversa tre stadi vitali:
- Lendine: si schiude dopo una settimana dalla deposizione
- Ninfa: già simile all’adulto, è comunque più piccola. Si nutre già di sangue, molto avidamente. Prima di trasformarsi in insetto adulto, vive in questo stadio per una settimana.
- Adulto: la forma è simile a quella di un granchio (nei paesi anglosassoni è infatti chiamata crab) e vive per circa due settimane sull’ospite, riproducendosi e nutrendosi.
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Piattole: quanto durano?
In assenza di prodotti specifici, una colonia di piattole può sopravvivere virtualmente per tutta la vita, grazie alla grande capacità delle femmine di deporre le lendini. Se invece viene usato un prodotto specifico antiparassitario, si rasa la zona e quelle limitrofe, e si lavano ad alte temperature gli oggetti contaminati, l’infezione viene debellata solitamente in 7/10 giorni, con ampie variazioni in base a quanto è ampia la zona colpita ed al numero di esemplari presenti.
Sintomi e complicanze
I sintomi e i segni della contaminazione da piattole compaiono a distanza di qualche settimana dall’infezione (o infestazione) e solitamente consistono in:
- prurito in corrispondenza delle aree infestate dal parassita;
- infiammazione e irritazione in corrispondenza delle aree infestate, conseguenti al frequente grattamento;
- lesioni da grattamento: il grattamento frequente può portare a piccole lesioni sanguinanti della pelle;
- presenza di polvere nera all’interno della biancheria intima;
- presenza di piccoli puntini neri sulla pelle, che corrisponde alle feci del parassita, sparpagliate sulla pelle;
- macchie cutanee (spot) di colore blu, nelle zone dove si annidano le piattole: tali segni sono gli esiti delle punture. I punti più interessati sono: l’interno della coscia e la parte più bassa dell’addome;
- piccole macchie di sangue sulla pelle, subito dopo le punture del parassita;
- macchie cutanee biancastre o scure/marroni di circa due millimetri, ferme o mobili: corrispondono al parassita vero e proprio. Tali macchie possono avere colore variabile, dal giallo al grigio, passando per il beige, il marrone, il rosso; in alcuni casi possono apparire biancastre, quasi trasparenti e “vetrificate”.
Talvolta, specie nelle fasi iniziali dell’infezione, può capitare che le piattole siano asintomatiche o quasi, nel senso che non comportano la comparsa di alcuna manifestazione evidente, o lo fanno in maniera minima.
Piattole e prurito intenso
Il prurito è l’espressione più caratteristica dell’infestazione da piattole. Interessa le zone contaminate dal parassita e, di solito, è molto intenso. La comparsa del prurito non è quasi mai immediata, ma avviene dopo diverse settimane dalla contaminazione. Diversamente da ciò che si potrebbe pensare, la sensazione pruriginosa non è dovuta alle punture, ma a una reazione allergica alla saliva delle piattole. Il prurito va peggiorando di notte, in quanto è in questo momento della giornata che i pidocchi del pube sono maggiormente attivi. Il prurito può diventare intenso fino a determinare lesioni da grattamento cronico, inoltre si può lievemente attenuare grazie alla detersione della zona interessata, senza però scomparire mai del tutto.
Piattole: quando andare dal medico?
Se i sopraccitati segni delle piattole sono evidenti, è bene contattare immediatamente il proprio medico di base o un dermatologo.
Le piattole si vedono ad occhio nudo?
Le piattole adulte arrivano a misurare anche 3 millimetri e tendono ad avere colore scuro quindi si, si riescono a vedere facilmente anche ad occhio nudo, anche senza essere medico, specie se sono situati su una pelle chiara e con pochi peli.
Diagnosi
Se l’infestazione è sintomatica, diagnosticare le piattole può essere semplice e immediato; viceversa, può divenire problematico quando la contaminazione è asintomatica. Per individuare la presenza dei parassiti e delle loro uova, è richiesto un esame obiettivo. Durante tale esame, il medico utilizza una lente d’ingrandimento per scandagliare tutte le parti del corpo in cui potrebbero risiedere le piattole e/o le loro uova. Le piattole si riconoscono, innanzitutto, per la colorazione, che è giallo-grigiastra o rosso scuro, e secondariamente per i segni delle punture, che possono essere blu (se di qualche giorno) o color sangue (se recenti). Anche le uova si riconoscono per il colore: sono marroni, quando ancora devono schiudersi, e bianche, quando sono schiuse.
Controllo del partner
In presenza di un’infestazione da piattole, per il medico è importante capire le cause d’origine del disturbo, perché, se questo è conseguente a un rapporto sessuale, servono ulteriori esami d’approfondimento finalizzati alla ricerca delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST). La presenza di un’IST, in aggiunta ai pidocchi del pube, richiede controllo e terapia adeguati non solo per il paziente, ma anche – se possibile – del partner che, probabilmente, sarà anch’esso infestato.

Una piattola sulle ciglia
Cura delle piattole
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Evitare nuove infezioni
Per evitare nuove infestazioni, è bene assicurarsi che non siano sopravvissute delle uova e lavare ad alte temperature (almeno 90° C) vestiti, lenzuola e qualsiasi altro oggetto potenzialmente contaminabile (asciugamani, accappatoio, coperte…). Solitamente rasare le zone colpite e quelle limitrofe favorisce la cura farmacologica e diminuisce la possibilità delle piattole di spostarsi verso zone non trattate.
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Piattole in bambini, adolescenti e gravidanza
Bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni e le donne incinte o che stanno allattando al seno hanno bisogno di prodotti insetticidi adatti a loro. In commercio, esistono creme, lozioni e shampoo per pazienti con caratteristiche diverse: sta al medico o al farmacista indicare il preparato ideale.Come utilizzare al meglio le creme, le lozioni e gli shampoo?
Ecco i principali consigli per usare al meglio questi prodotti:
- Il preparato insetticida va applicato secondo le indicazioni del medico. In alcuni casi, è sufficiente spalmare il prodotto sulle aree pelose interessate dalle piattole; in altri casi, può servire un trattamento più “invasivo”, esteso a tutte le zone del corpo ricoperte di peli terminali.
- Se il prodotto in uso è dannoso per gli occhi, non va applicato su sopracciglia e ciglia. Qualora sbadatamente non si osservasse tale raccomandazione, è opportuno lavarsi subito gli occhi con abbondante acqua.
- Rasare la zona interessata e quelle limitrofe.
- Durante il periodo di trattamento, è bene lavarsi solo se strettamente necessario, perché l’acqua elimina il prodotto dal corpo, neutralizzandone ovviamente gli effetti.
- Dopo ogni doccia, o quando ci si lava una delle parti contaminate dalle piattole, è opportuno riapplicare immediatamente il preparato insetticida. In genere, i medici consigliano di limitare il numero di nuove applicazioni al minimo indispensabile (due o tre, non di più), in quanto un trattamento prolungato è poco efficace.
- Se le piattole sono resistenti a certi prodotti antiparassitari (caratteristica resa evidente dalla mancanza di miglioramenti), è opportuno rivolgersi al medico o al farmacista di fiducia e richiedere un preparato alternativo.
Effetti collaterali dei prodotti anti piattole
A livello cutaneo e a livello oculare, i preparati anti-piattole possono provocare irritazione, prurito, arrossamento e senso di bruciore. In ognuno di questi casi, bisogna lavare accuratamente con acqua la zona interessata e contattare il proprio medico per esporgli i sintomi patiti e farsi indicare un trattamento alternativo.
Determinati prodotti a base di alcol possono alterare la colorazione dei peli.
Trattamento di ciglia e sopracciglia
Quando le piattole sono diffuse anche a livello di ciglia o sopracciglia, occorrono dei prodotti specifici, in quanto i normali preparati usati per il resto del corpo provocano irritazione e arrossamento oculare.
Tali prodotti sono degli unguenti a base di vaselina bianca o gialla, che, una volta applicati, “soffocano” i parassiti infestanti, uccidendoli.
Come applicare correttamente gli unguenti per ciglia e sopracciglia:
- Sono richieste due applicazioni al giorno. È opportuno agire con estrema cura e ricoprire per bene tutte le zone interessate, perché solo così si uccidono definitivamente i parassiti.
- Prima di ogni nuova applicazione, bisogna avere l’attenzione di pulire le ciglia e le sopracciglia con un fazzolettino pulito. Terminata la pulizia, il fazzolettino va buttato e non riutilizzato.
- Il trattamento deve durare almeno 8 giorni.
- Se dopo 8 giorni, il medico ritiene che ci siano ancora piattole o uova deposte, è opportuno applicare l’unguento per altri 2 o 3 giorni.
Cosa fare se le uova sopravvivono?
Se le uova sopravvivono al primo trattamento (è possibile, visto che sono più resistenti delle piattole), il medico prescrive al paziente un secondo ciclo di cure. Quest’ultimo comincia generalmente 7 giorni dopo la conclusione del primo e ha lo scopo di eliminare le piattole appena nate e non ancora mature a sufficienza per deporre altre uova.
Spesso, al termine del secondo trattamento sono presenti ancora delle uova dischiuse: ciò, tuttavia, non deve creare preoccupazioni, perché sono le uova di provenienza delle seconde piattole uccise.
Come lavare gli oggetti potenzialmente contaminati?
Per una corretta e completa disinfestazione, occorre lavare tutti gli indumenti, le lenzuola e gli oggetti usati per la propria igiene personale (asciugamani ecc.); questi, infatti, potrebbero contenere delle piattole. Il lavaggio dev’essere effettuato in lavatrice, almeno a 90°C, in quanto solo l’acqua calda uccide tutti i parassiti presenti.
Informare il proprio partner ed i famigliari
Se la presenza di piattole è successiva a un rapporto sessuale, è bene informare il proprio partner, perché potrebbe non essere a conoscenza del problema che lo affligge (come si ricorderà, talvolta le piattole sono asintomatiche).
Inoltre, è buona regola mettere al corrente i familiari dei propri disturbi, perché potrebbero essere stati contaminati inavvertitamente anche loro.
Quando due partner infetti possono considerarsi guariti?
Due partner possono considerarsi guariti e riprendere una normale vita sessuale solo dopo che la disinfestazione dalle piattole e dalle uova (quindi anche l’eventuale secondo ciclo di cure) si è conclusa con successo.
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Lo staff di Medicina OnLine
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