Chiudono le fabbriche, gli operai chiedono la cassa integrazione, la tensione sociale è alle stelle. Ma il gioco d’azzardo non conosce crisi. Anzi. Il 2012 ha segnato un nuovo record: 87 miliardi giocati dagli italiani. Sette in più rispetto all’anno precedente. Dei quasi 90 miliardi spesi in slot, bingo, gratta e vinci, scommesse e giochi online, solo 16 sono stati distribuiti in vincite. Ogni italiano, inclusi i neonati, ha speso 1.300 euro in un anno nell’azzardo di Stato. Chi ci guadagna sono i signori del gioco. Imprenditori e società che gestiscono per conto dei Monopoli la rete telematica attraverso la quale affluiscono i denari degli italiani.
Problema sociale e nuova frontiera criminale
Il gioco d’azzardo non è solo un problema sociale ma anche un nuovo fronte della criminalità organizzata per cui si stima che arrivino a 4 miliardi di euro i soldi che girano nel gioco illegale. Anche per quanto riguarda le scommesse online, l’Italia è in cima alle classifiche europee con una spesa di 15.406 milioni di euro, Francia 9.408 milioni, Inghilterra 3.000 milioni, Spagna 2.354 milioni. La mafia in tutto questo entra con il riciclaggio e con l’usura tramite prestiti ai giocatori definiti appunto patologici.
Soprattutto gli anziani: colpiti dalla crisi e dalla solitudine
I soggetti più a rischio sono i pensionati italiani e specialmente quelli fra i 65 e i 75 anni, 7 milioni di italiani. La pensione media in Italia è di 1000 euro al mese se si includono i dipendenti pubblici altrimenti arriva a 791 e 589 per le donne. Per queste persone il gioco rappresenta la speranza di migliorare le proprie condizioni economiche ed è un moneto di adrenalina e spesso anche socializzazione. Gli anziani che giocano sono circa 1.700.000 che vanno suddivisi in problematici e patologici. I primi, che giocano in media 100 euro al mese sono 1200.000, mentre i secondi, circa 500mila, si giocano fino a 400 euro. Complessivamente si parla di 5.5 miliardi, 3200 euro in media all’anno.
Le drammatiche testimonianze
«Sono luoghi dove trovi di tutto, dalla gente bene, lì per giocare e farsi una chiacchierata, fino all’usuraio di professione. Lo riconosci subito, sta lì come un avvoltoio, e aspetta che qualcuno perda per poi intervenire con prestiti dalle percentuali usuraie. A volte non riesco a riprendermi dallo stato di torpore in cui mi porta il gioco. Vivi come in un continuo stato di shock, perdendo il senso della misura. Mi alzo all’ora di pranzo, non mangio più, non curo il mio abbigliamento, né le relazioni sociali che non siano quelle del gioco. Credo di avere perso anche il senso dell’affetto». Rita, 73 anni. Pensionata.
«Era sempre nervoso, aveva sempre bisogno di soldi, e alla fine era riuscito a derubare nostro figlio di dieci anni. Gli diceva di farsi dare i soldi dal salvadanaio e che poi li avrebbe restituiti maggiorati. Le uscite domenicali tra padre e figlio, inoltre, avevano un solo scopo: giocare alle macchinette. Mio figlio veniva seduto in un angolo del bar e lasciato, a soli 10 anni, alle macchinette». Marie, che ha denunciato il marito alla polizia.
E poi c’è Giuseppe: «Ricordo, come fosse ieri, che quel giorno, appena finito di lavorare mi sono chiuso dentro un bar, ho iniziato a bere e giocare. Una sorta di azione simultanea e compulsiva, durata poi per più 10 anni. È assurdo, a pensarci oggi, avevo uno stipendio buono, guadagnavo circa 4 milioni al mese, e in breve tempo ho perso tutto. I primi periodi, in cui avevo scoperto questa forma di sfogo, non vedevo l’ora di smettere di lavorare per poi scappare e rinchiudermi dentro il bar e giocare. Era come staccare da tutto quello che passava dalla mia testa, e trascorrere tutto il pomerig- gio, fino a notte, in uno stato di shock».
Il dossier della Fipac
Sono solo alcune delle storie raccolte nel dossier sulla ludopatia tra gli anziani realizzato dalla Fipac, la federazione dei pensionati di Confesercenti. Molti dei giocatori incalliti sono anziani. La Fipac-Confesercenti stima in 1 milione e 700 mila gli anziani coinvolti nel gioco d’azzardo legale. Soprattuto over 65 che in Italia sono oltre 7 milioni. Attenzione però: «bisogna distinguere tra problematici e patologici», segnalano gli analisti dell’associazione dei commercianti. La prima categoria rappresenta la maggioranza, più della metà. I casi di giocatori anziani patologici sono invece circa 500 mila.
La denuncia della Fipac
La Fipac denuncia la doppia faccia dello Stato che se, da un lato, riconosce la gravità della ludopatia, dall’altro, la considera una sorta di “ammortizzatore sociale”. Propone quindi di “formare il personale delle strutture commerciali, dare incentivi agli esercizi commerciali che riducono la presenza delle macchinette, denunciare pubblicità ingannevoli, esporre nei negozi i rischi di dipendenza. Le Asl d’accordo con i Comuni potrebbero organizzare corsi di formazione finalizzati alla prevenzione”. La federazione si ripromette di istituire degli sportelli con un’equipe specializzata nelle principali sedi dell’organizzazione, pronta a rispondere alle richieste di aiuto.
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