La malattia che ti contagia attraverso Facebook

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SMARTPHONE SOCIAL TECNOLOGIA TABLET CELLULARE TELEFONINO TELEFONORagazzine che improvvisamente cominciano ad avere un inspiegabile singhiozzo. Studentesse, tutte della stessa scuola, che comunicano a manifestare strani tic vocali. Tutte insieme. Tutte senza un perché. È successo a Danvers, cittadina del Massachusetts nota per essere stata, alla fine del Seeicento, teatro del famoso processo alle «streghe di Salem», che portò all’impiccagione di venti donne, accusate di stregoneria e di possessione diabolica. Un precedente piuttosto infelice cui, quando i ragazzini della città hanno cominciato a comportarsi in modo «strano» , non è stato possibile non pensare almeno una volta.

ISTERIA DI MASSA  

I primi «sintomi» sono comparsi lo scorso gennaio ma, stando a quanto riferito al The Alantic dal sociologo neozelandese Robert Bartholomew, diversi genitori sarebbero preoccupati per la persistenza di queste «stranezze» nei propri figli. Ma cosa è successo esattamente? Secondo Bartholomew, a Danvers si sarebbe in presenza di un nuovo caso di «isteria di massa», che avrebbe colpito gli adolescenti della città. Più precisamente, gli studenti della Essex Agricultural and Technical School, che hanno cominciato a mostrare tutti gli stessi sintomi di una malattia inesistente ma che, attraverso la «psicosi» generatasi sui social network, tutti hanno pensato di aver contratto, sviluppando sintomi reali.

IL «CONTAGIO» CORRE VIA FACEBOOK  

Un caso simile è avvenuto nel 2011 anche a Le Roy, cittadina nello stato di New York, diventato uno dei primi esempi di come l’isteria di massa trovi terreno fertile proprio sui social media, un territorio, quello virtuale, che almeno in linea teorica non dovrebbe favorire contagi reali. Il caso di LeRoy, finito nei manuali di sociologia e attentamente studiato da Bartholomew che da più di 20 anni si occupa di simili fenomeni, comincia con la «malattia» di Marge Fitzsimmons, un’infermiera di 36 anni che comincia a presentare strani sintomi: tic vocali, spasmi incontrollati, qualcosa di molto simile ai sintomi tipici della sindrome di Tourette. Marge lavora in una scuola e, in capo a poco tempo, decine di studentesse cominciano a presentare gli stessi sintomi. I genitori sono preoccupati: un vaccino contaminato? Una nuova terribile droga? Qualcosa nell’acqua? Oppure il ritorno di quella sostanza tossica nell’aria, che negli anni Settanta aveva terrorizzato gli abitanti della città? Niente di tutto questo. Marge soffriva di quello che gli esperti chiamano «disturbo di conversione», ovvero il risultato di un conflitto psichico del paziente, che somatizza un disagio o una situazione di grande stress sviluppando sintomi fisici. Si tratta di un disturbo piuttosto raro, che colpisce prevalentemente le donne. La notizia della misteriosa malattia della donna, comunque, si era diffusa in tutta la scuola e ne aveva varcato i confini, diffondendosi via social network e allargando il «contagio».

DANVERS COME LE ROY? 

Contrarre una malattia via Facebook può suonare piuttosto strano. Ma non lo è poi così tanto se su pensa che l’isteria, tra le altre cose, si sviluppa anche sulla nostra (inconsapevole) interpretazione dei fatti che ci vengono riportati. Marge non ha nemmeno avuto bisogno di stabilire un contatto fisico con le ragazze per trasmettere loro la «malattia» e il suo caso, secondo Bartholomew, rappresenta «una svolta epocale nella storia dell’isteria di massa». È probabile che a Danvers stia succedendo esattamente la stessa cosa. E ora si sa che con social media ci si può perfino ammalare.

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