Lesione del cercine glenoideo (SLAP): gravità, sintomi e terapie

indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata dolore muscoli DOMSIl cercine glenoideo (detto anche labbro glenoideo; in inglese glenoid labrum) è un anello fibro-cartilagineo fissato attorno al margine della cavità glenoidea della scapola. Purtroppo la cavità glenoidea riesce a coprire solo un terzo della testa dell’omero e ciò determina una notevole instabilità articolare che può dare luogo a gravi lussazioni. Per quanto concerne le rotture riguardanti la porzione anteroinferiore del labbro, esse sono state studiate in modo approfondito dalla scienza medica, cosa che non è invece avvenuta per le lesioni della parte superiore, la cui potenzialità patologica è stata compresa chiaramente solo grazie alla moderna tecnica artroscopica. L’artroscopia è un intervento chirurgico di lieve entità finalizzato a visualizzare una determinata articolazione usando un endoscopio speciale (detto appunto artroscopio). Il vantaggio di utilizzare l’artroscopia consta nel fatto che l’endoscopio riesce sia ad effettuare una rapida diagnosi sia ad operare l’articolazione infortunata, con un notevole risparmio in termini di tempo e di minore invasività dell’esame/operazione chirurgica. Fu solo negli anni ’80 del secolo scorso che le lesioni del labbro superiore del cercine glenoideo furono descritte con precisione e nel 1990 fu ideato un termine specifico per indicarle: SLAP (acronimo inglese di Superior Labrum from Anterior to Posterior lesion).

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La gravità della lesione del cercine
Sebbene esistano vari tipi di classificazione di questa lesione, uno dei più utilizzati e semplici è quello dell’ortopedico americano Stephen J. Snyder, che ne ipotizza quattro tipi:

  • 1° tipo: è una lesione lieve, in cui il bordo labrale superiore manifesta una certa usure ma l’ancora bicipitale non è infortunata;
  • 2° tipo: oltre alla lesione del labbro, si riscontra un’instabilità dell’ancora bicipitale;
  • 3° tipo: l’area del centro del labbro presenta una chiara lussazione mentre le inserzioni periferiche non sono danneggiate. Fortunatamente l’ancora bicipitale non è in condizione di instabilità;
  • 4° tipo: questa lesione è particolarmente grave e presenta un manico di secchia del bordo glenoideo ed una notevole instabilità dell’ancora bicipitale.

Fortunatamente questo tipo di lesione è comunque abbastanza raro e coinvolge solo il 5% circa delle persone colpite da lesioni alla spalla. L’incidenza è maggiore nei pazienti fra i 30 ed i 40 anni e interessa più gli uomini che le donne. Per quanto riguarda gli sportivi, sono soprattutto coloro che usano gli arti superiori sopra la testa a rischiare di incappare in questo infortunio. Pensiamo ad esempio ai lanciatori del giavellotto ma anche ai giocatori di pallacanestro, che devono tenere a lungo il pallone da basket ben sopra le spalle (pallone che ha un peso di oltre mezzo kilo).

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Sintomi della lesione del cercine glenoideo
Sfortunatamente questa lesione è difficilmente individuabile in quanto il paziente spesso non riesce a descrivere esattamente la sede del dolore. In alcuni casi il malato può avvertire dei peculiari rumori interni ma ciò non è sempre sufficiente ad individuare con esattezza la patologia.

Diagnosi della lesione del cercine glenoideo
Poiché la diagnosi è particolarmente complessa, l’esperto medico ortopedico Snyder ha previsto un test detto “speed test”. Quando il paziente lo effettua inizierà a sentire un notevole dolore se oppone una resistenza all’elevazione dell’arto presumibilmente leso nel momento in cui esso è posto a 90 gradi di flessione con il gomito esteso.
Esiste un altro test, altrettanto pratico e rapido, detto di compressione-rotazione. In questo caso la spalla è elevata a 90 gradi ed il gomito flesso a 90 gradi. Si dovrà applicare una particolare compressione assiale sull’articolazione ed una rotazione dell’arto. Anche in questo caso la comparsa di una sensazione di dolore proverà la presenza di questa particolare patologia. Alcuni medici potrebbero prescrivere una risonanza magnetica, ma essa tende a dare dei risultati ingannevoli. Si sono invece riscontrati risultati migliori tramite la risonanza magnetica con iniezione di mezzo di contrasto in articolazione (Artro-RM). Risulta però evidente come i primi due test descritti siano decisamente meno invasivi e più semplici da effettuare, soprattutto per i pazienti che vivono lontani da centri medici specializzati.

Trattamento e riabilitazione
Il metodo più moderno e affidabile per trattare la SLAP lesion è quello della stabilizzazione tramite dei cosiddetti “chiodini artroscopici”. I chiodini (che di solito sono costituiti da materiale bioriassorbibile) hanno il compito di riposizionare l’ancora bicipitale in sede. Purtroppo i tempi di recupero e la riabilitazione saranno decisamente lunghi: basti pensare che dopo l’operazione chirurgica l’arto leso dovrà essere immobilizzato con un tutore per circa 3 settimane. Successivamente si inizierà la fisiochinesiterapia che durerà altre 3 settimane. A questo punto il terapista si dedicherà a far recuperare al paziente la forza nei muscoli stabilizzatori della spalla, nei muscoli della cuffia dei rotatori e nel muscolo del bicipite brachiale. Per coloro che praticano sport con una certa assiduità sarà necessario armarsi di grande pazienza perché serviranno almeno 4 mesi di pausa prima di poter tornare all’attività sportiva. Sarà ovviamente di fondamentale importanza rispettare in modo accurato i tempi di recupero, pena il ripetersi dell’infortunio con tutte le gravi conseguenze del caso.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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