Sixto Rodriguez è un cantante folk che, negli anni ’60, si esibisce per pochi spiccioli nei pub di Detroit, città in cui è nato e vive. Nel 1969, dopo un concerto, viene avvicinato da un importante produttore di una grossa casa discografica, che gli propone un contratto per tre album.
Sembra l’inizio di una favola: il grande manager che “scopre” il giovane talento in un bar. Nel 1970 e nel 1971 escono i primi due album di Sixto Rodriguez, “Cold Fact” e “Coming From Reality”, celebratissimi dalla critica e dalle riviste specializzate, ma totalmente ignorati dal pubblico. A causa delle scarse vendite la casa discografica rescinde il contratto e Sixto si ritrova senza occupazione e senza soldi. Abbandona la musica e inizia a lavorare come operaio edile conducendo, assieme alle tre figlie, una vita umile ma dignitosa, per i successivi 27 anni. Nel 1981 si laurea in filosofia frequentando le scuole serali e sull’onda del suo attivismo tenta anche un’improbabile carriera politica, fallendo miseramente.
Quello che Sixto ancora non sa, però, è che il destino non si è dimenticato di lui. Ha solo lavorato nell’ombra. Infatti, all’inizio degli anni ’70, poco prima che le Nazioni Unite dichiarassero l’apartheid “crimine internazionale” (isolando il Sud Africa dal resto del mondo), qualcuno è riuscito, in maniera del tutto casuale, a far entrare nel Paese i dischi di Rodriguez. Nonostante le restrizioni del regime, le canzoni di Sixto cominciano a girare, sul passaparola, ascoltate di nascosto, di copia in copia, diventando, per le tematiche trattate, veri e propri simboli della guerra e della resistenza all’apartheid.
Sono canzoni che raccontano di soprusi, di pregiudizi, di ingiustizia, di sofferenza, di sentimenti forti e di riscatto sociale. Canzoni in grado di regalare speranza ad un intero popolo. In Sud Africa, la fama di Rodriguez è paragonabile solo a quella di Elvis o dei Beatles nel resto del mondo. Ma Sixto non lo sa. Anche perché, nel frattempo, le case discografiche americane proprietarie dei diritti dei suoi lavori, hanno smesso di pagargli le royalties sulle vendite dei dischi. Rodriguez, ignaro di tutto, continua a lavorare come operaio per quasi 30 anni.
Caduto il regime dell’apartheid, un ragazzo ed un giornalista cominciano a cercare l’autore delle canzoni che avevano unito un’intera nazione nei suoi anni più bui: scrivono a testate musicali, fanno viaggi, appelli, creano addirittura un sito internet ma Sixto non si trova. Molti dicono che sia morto sparandosi sul palco durante un concerto, altri che si sia ucciso dandosi fuoco e alcuni raccontano che sia finito in galera per omicidio. Finché, nel 1998, una delle figlie di Sixto, navigando in rete, si imbatte in un sito web: “La Grande Ricerca di Rodriguez”. Risponde personalmente con una email raccontando che il padre sta bene e vive con lei.
Quando Sixto arriva in Sud Africa, a bordo di un volo privato, viene accolto come un eroe da migliaia di fans in delirio che non hanno scordato ciò che lui aveva per loro, seppur inconsapevolmente. E così, il cantautore dimenticato da tutti, il suonatore fallito di pub, il consigliere comunale mancato, l’uomo che per molti era addirittura morto suicida, si trova a fare un tour in arene stracolme, di fronte a decine di migliaia di persone in festa per lui, arrivando, finalmente, nel “posto che aveva cercato per tutta la vita”.
Con l’uscita del film “Searching for Sugar Man” (2013), vincitore del premio Oscar nella categoria “documentari”, la carriera di Sixto ha ricevuto ulteriore linfa vitale, portandolo al successo anche negli Stati Uniti ed in tutto il mondo. Il film è un meraviglioso percorso di intimo riscatto capace di raccontare con rara delicatezza la dignità di uomo straordinario, la sua grande umiltà, il suo equilibrio e la sua incrollabile forza d’animo. Un viaggio commovente che racchiude in sé il meglio dell’essere umano.
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