Macrosomia, distocico, episiotomia, indice di Bishop… Il vocabolario del parto

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA BAMBINO PREGNANCY NEW BORN HI RES PICTURE WALLPAPER PANCIONE PANCIA MOTHER MAMMA MADRE CESAREO NATURALEDisimpegno, amnioressi, episiotomia, indice di Bishop: sono solo alcune delle espressioni impiegate in medicina per descrivere lo svolgimento del parto , ma possono risultare un po’ difficili ai “non addetti ai lavori”. E talvolta, per imbarazzo, si evita di chiedere spiegazioni. Per risolvere tutti i tuoi dubbi, ecco un piccolo glossario, che spiega in modo chiaro e semplice alcune delle parole-chiave legate alla nascita.

Amnioressi

E’ la rottura delle membrane, provocata artificialmente con l’aiuto di una piccola sonda, chiamata amniotomo. Viene di solito praticata durante il travaglio (sarebbe meglio non effettuarla prima che la dilatazione del collo dell’utero abbia raggiunto almeno 4-5 cm) per facilitare l’inizio della fase espulsiva.

Canale del parto

Comprende canale cervicale (ultima parte dell’utero) e vagina; è il “tragitto” che il piccolo percorre per nascere.

Disimpegno

Indica l’insieme dei movimenti che il bimbo compie nel corso del parto per permettere alla testa e alle spalle di uscire dall’ultimo tratto del canale del parto .

Episiotomia

Piccola incisione della vagina e della cute del perineo (fascia muscolare compresa tra la vagina e l’ano), che può essere praticata nelle ultime fasi del parto , per facilitare l’uscita del bimbo, evitando possibili lacerazioni spontanee dei tessuti. Viene praticata soprattutto se il bimbo è troppo grosso per poter uscire dalla vagina o se lo spazio disponibile è un po’ esiguo per il bambino. Viene eseguita in anestesia locale.

Episiorrafia

Si tratta dell’intervento di sutura che viene effettuato dall’ostetrico per ricucire il taglio provocato dall’episiotomia.

Impegno fetale

Movimento con cui il bimbo entra nel canale del parto per prepararsi all’espulsione dall’utero. La parte del feto che normalmente viene “impegnata” è la testa. Quando il feto si presenta di podice (piedi o sedere) oppure di spalla, si esegue il taglio cesareo.

Indice (o punteggio pelvico) di Bishop

Calcolo che permette di valutare se ci sono i presupposti per procedere alla stimolazione del parto . In particolare, si controllano le condizioni del collo dell’utero e i rapporti tra la testa del bambino e il canale del parto che dovrà attraversare.

Macrosomia

E’ una condizione che si verifica spesso nei figli di donne diabetiche. Non si tratta di una malattia e nemmeno di un’anomalia genetica, ma del semplice fatto che il neonato è un po’ più grande della media. In genere, si parla di macrosomia se il bambino pesa più di 4,5 chili al momento della nascita.

Manovra di Kristeller

In caso di parto spontaneo, l’ostetrica può aiutare la nascita mediante una spinta sul fondo dell’utero, che si effettua premendo l’addome della donna per favorire l’uscita del neonato. Questa manovra va però praticata soltanto nei casi in cui il bambino ha difficoltà a uscire dal canale del parto , e le spinte non dovrebbero essere più di tre, in modo da non arrecare danno né alla mamma (come la frattura di una costola) né al bambino (diminuizione improvvisa dell’ossigeno).

Ossitocina

E’ l’ormone che stimola la muscolatura dell’utero, aumentando l’intensità e la frequenza delle contrazioni. Per questo, spesso, durante il travaglio viene utilizzata una sostanza chimica simile per indurre l’utero a contrarsi maggiormente e accelerare, così, il parto .

Parto a termine

E’ il parto che si verifica tra la 37ª e la fine della 41ª settimana di gravidanza, cioè tra 259 e 294 giorni dall’ultima mestruazione.

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Parto distocico

Così si definisce la nascita che non si svolge in maniera naturale e che, per essere portata a termine, richiede l’intervento dell’ostetrico, che utilizza forcipe e ventosa oppure effettua il cesareo. Le cause possono essere diverse: difficoltà dell’utero a contrarsi (distocia dinamica) o disturbi dovuti alla dilatazione del canale cervicale (distocia meccanica), una conformazione del bacino che rende difficile la fuoriuscita del bimbo oppure anomalie nella presentazione o posizione del piccolo, o, ancora, un suo peso eccessivo.

Parto eutocico

E’ la nascita che si svolge per le vie naturali e che non richiede alcun intervento ostetrico. Il termine eutocico è usato anche come sinonimo di parto spontaneo (indica, cioè, l’evento che inizia in modo del tutto naturale, senza dover ricorrere a farmaci).

Partogramma

Scheda simile a un grafico, compilata nel corso del parto per registrarne gli avvenimenti più importanti. Permette di avere una visione complessiva dell’evoluzione del travaglio e di capire se tutto procede nel modo migliore.
Fra le annotazioni principali:

  • rottura spontanea o provocata delle membrane,
  • esito delle registrazioni dell’attività cardiaca del feto,
  • caratteristiche del liquido amniotico,
  • impiego di farmaci, come l’ossitocina o antidolorifici,
  • ricorso a tecniche di anestesia,
  • progressione della dilatazione del collo dell’utero.

Parto indotto

Avviene quando, in assenza totale di contrazioni, il travaglio viene provocato artificialmente con l’uso di farmaci. Questi vengono somministrati per fleboclisi (ossitocina) oppure introdotti in vagina con gel (prostaglandine) e provocano le contrazioni. Talvolta è sufficiente la semplice rottura artificiale delle membrane (amnioressi).
Le cause più frequenti sono:

  • diabete, ipertensione o altre malattie che possono provocare alterazioni alla placenta,
  • un’eccessiva riduzione del liquido amniotico rilevata prima della fine della gravidanza,
  • il bimbo troppo grosso (feto detto “macrosomico”),
  • il travaglio che non inizia in modo spontaneo, anche se è già avvenuta la rottura delle acque,
  • la gravidanza che si protrae oltre il termine (fine della 41ª settimana).

Parto operativo

Viene definito in questo modo il parto che avviene grazie a un intervento chirurgico (cesareo) o con strumenti (forcipe e ventosa) usati per favorire la nascita del bambino.

Parto pilotato

Un parto viene pilotato quando il travaglio comincia spontaneamente ma, poi, le contrazioni sono troppo deboli oppure non si susseguono in modo regolare. Vengono allora somministrati farmaci, come l’ossitocina, che stimolano la muscolatura dell’utero e abbreviano i tempi della nascita. È un metodo consigliato quando il travaglio si prolunga e la donna non ha più la forza sufficiente per assecondare le spinte.

Rottura delle membrane

Lacerazione del sacco amniotico, che comporta la fuoriuscita di liquido amniotico in vagina. La donna che sta per partorire, infatti, avverte improvvisamente una sensazione di bagnato, provocata dalla perdita di liquido chiaro e inodore. Se si verifica prima dell’inizio del travaglio viene definita “prematura”, perché avviene prima delle contrazioni.

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