Resezione vescicale transuretrale (TURB): quando si fa ed effetti collaterali

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I tumori della vescica rappresentano una patologia abbastanza frequente e originano dalle cellule epiteliali che costituiscono il rivestimento interno della vescica (epitelio vescicale o urotelio). Essi vengono distinti in due diversi gruppi in base alla profondità della loro crescita all’interno della parete vescicale:

  1. tumori superficiali: si estendono solo nei primi strati della parete;
  2. tumori infiltranti: sono in grado di crescere negli strati più profondi dove è presente il tessuto muscolare vescicale.

Dopo la diagnosi di un tumore vescicale (che di solito avviene mediante la cistoscopia ambulatoriale), il passo successivo per tutti i pazienti in buone condizioni di salute è rappresentato dall’intervento endoscopico di TURV. La TURV ha un duplice scopo:

  1. rimuovere il tumore in modo completo (quando possibile);
  2. stadiare il tumore: ovvero indicare l’entità della crescita all’interno della parete – permettendo quindi di capire se il tumore è superficiale o infiltrante – e identificare il grado di differenziazione cellulare (o grading).

In presenza di un tumore vescicale superficiale la TURV ha un ruolo terapeutico e il paziente – salvo alcune eccezioni – viene considerato guarito e può essere avviato al follow up senza ricorrere ad ulteriori interventi. In questi casi vengono spesso eseguite successive terapie mediche endovescicali con lo scopo di ridurre il rischio di recidive tumorali.

Al contrario, se in seguito alla TURV la stadiazione del tumore ha consentito di individuare una neoplasia infiltrante, il paziente dovrà essere valutato per eseguire un successivo intervento chirurgico a “cielo aperto” con rimozione completa della vescica (cistectomia radicale). In questo caso la TURV non ha un valore curativo ma consente la precisa stadiazione del tumore.

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Gli strumenti utilizzati:

Lo strumento con cui si esegue questo intervento endoscopico si chiama resettore: si tratta di un tubo rigido metallico del diametro di circa 8-9 mm che viene inserito attraverso l’uretra fino ad arrivare all’interno della vescica.
Nella sua estremità endovescicale il resettore è dotato di una piccola ansa metallica che con il passaggio della corrente elettrica consente di tagliare (o “resecare”) piccole fette di tessuto.
La parte del resettore che rimane all’esterno del paziente presenta:

  • l’impugnatura per l’operatore (con la quale si può manovrare l’ansa),
  • la zona di ingresso e uscita dei liquidi di lavaggio,
  • i raccordi per l’ingresso della fonte luminosa e della corrente elettrica,
  • un oculare al quale viene collegata la telecamera che proietterà le immagini della vescica su un monitor.

Come avviene l’intervento di TURV?

L’intervento di TURV può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia loco-regionale (spinale o peridurale). Il paziente è posto sul lettino operatorio a gambe divaricate sorrette da appositi supporti. L’urologo si posiziona tra le gambe del paziente. Lo strumento endoscopico appositamente lubrificato viene inserito sotto controllo visivo nell’uretra e fatto risalire fino a raggiungere l’interno della vescica. La vescica viene quindi distesa da un’ apposita soluzione irrigante e si procederà quindi all’identificazione e alla resezione del tumore vescicale (che può essere unico o multiplo). Il materiale asportato viene recuperato e inviato per l’esame istologico. Al termine della resezione si possono eseguire biopsie della base d’impianto del tumore o di altre zone vescicali di aspetto dubbio. Successivamente si procede all’elletrocoagulazione delle aree vescicali dove è stata eseguita la resezione in modo da cauterizzare i vasi sanguigni e ridurre il rischio di successivi sanguinamenti. Questa fase (chiamata emostasi) può essere eseguita mediante l’impiego di particolari anse del resettore a forma sferica o a forma di rullo. Al termine dell’intervento viene sempre posizionato un catetere vescicale. In casi particolari – in cui il tumore vescicale si trovi a livello di uno degli osti ureterali (ovvero il punto in cui l’uretere raggiunge la vescica) – può essere necessario posizionare anche un catetere ureterale o uno stent a doppia J.

Quanto dura una TURV?

La durata di questo intervento è variabile in relazione alle dimensioni e al numero delle neoformazioni: può richiedere solo alcuni minuti cosi come avere una durata superiore all’ora.

Il decorso postoperatorio:

Spesso nelle prime 24 ore dopo l’intervento si esegue un lavaggio continuo della vescica con soluzione fisiologica introdotta attraverso il catetere vescicale. Questo lavaggio riduce il rischio della formazione di coaguli di sangue all’interno della vescica. Il catetere viene solitamente rimosso nella seconda o terza giornata postoperatoria e successivamente – dopo aver verificato la normale ripresa della minzione e controllato il colore delle urine – il paziente potrà essere dimesso.

Quali sono le complicanze più comuni?

La TURV è un intervento generalmente associato a un basso rischio di complicanze. Le complicanze più frequenti sono:

  • Infezioni delle vie urinarie, prostatiti, orchi-epididimiti, febbre.
  • Sanguinamento vescicale (ematuria). In alcuni casi può richiedere trasfusioni di sangue; molto raramente può rendere necessario un secondo intervento endoscopico per coagulare la fonte del sanguinamento.
  • Perforazione della vescica. In alcuni casi può essere voluta nell’intento di rimuovere tumori profondi. Di solito si risolve spontaneamente mantenendo qualche giorno in più il catetere vescicale. In casi moto rari (soprattutto quando la perforazione avviene verso la cavità peritoneale) può richiedere un intervento chirurgico a cielo aperto con la sutura della breccia vescicale ed eventuale riparazione delle lesioni di altri organi coinvolti.
  • Lesioni uretrali: in genere si risolvono spontaneamente. I casi rari possono avere come esito tardivo una stenosi uretrale.
  • Lesioni degli osti ureterali: si verificano quando il tumore è localizzato in tale sede. In casi rari possono causare reflusso vescico-ureterale o stenosi ureterale con conseguente dilatazione della via urinaria a monte (“idro-uretero-nefrosi”).
  • Ritenzione urinaria: può essere causata dalla presenza di coaguli vescicali oppure da preesistenti cause ostruttive, come l’ipertrofia della prostata. SI risolve in genere spontaneamente.
  • Sindrome da riassorbimento: è una complicanza molto rara, possibile soprattutto per interventi di lunga durata, superiore all’ora. E’ dovuta al riassorbimento del liquido di lavaggio e può portare a complicanze anche severe come l’edema polmonare, l’insufficienza renale e l’edema cerebrale, che possono richiedere il trasferimento nel reparto di rianimazione.

Come per qualsiasi tipo di intervento chirurgico, esistono infine anche le complicanze relative all’anestesia e alle manovre ad essa collegate.

Il rischio di recidiva del tumore vescicale:

I tumori della vescica si distinguono dalla maggior parte delle altre forme tumorali per un’elevata tendenza a recidivare (ovvero a ripresentarsi a distanza di tempo) anche dopo un’asportazione completa. Questo evento non deve essere in alcun modo considerato una complicanza dell’intervento e non significa che il precedente intervento sia stato eseguito in modo errato o non completo. Questa tendenza alla recidiva deriva dal fatto che l’urotelio dei pazienti affetti da neoplasia vescicale presenta diffusamente delle alterazioni che predispongono la nascita del tumore.

Quando è necessario eseguire una seconda TURV?

In certe situazioni è utile eseguire un secondo intervento di TURV a distanza di poche settimane dal primo: si parla in questi casi di “TURV second-look”. Questo accade quando la prima TURV ha evidenziato la presenza di tumori con determinate caratteristiche:

  • neoplasie vescicali superficiali con infiltrazione dei tessuti sottoepiteliali (si definiscono di categoria T1),
  • neoplasie vescicali superficiali formate da cellule paricolarmente maligne (di grado G3).

Queste forme tumorali un po’ più pericolose richiedono pertanto una seconda resezione endoscopica per avere un’ulteriore conferma che il tumore sia stato asportato in modo completo.

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