“Ho portato in grembo mio figlio morto per 16 giorni perché in ospedale non c’erano medici per il raschiamento”

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA INCINTA DIARREA FECI LIQUIDE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINO“Ho perso mio figlio all’ottava settimana e tutt’oggi lo porto ancora in grembo perché chi si occupa del raschiamento lo fa solo il lunedì, e giovedì, cioè le passate Pasquetta e 25 aprile, e io sto ancora in queste condizioni. Sono 16 giorni che la creatura è venuta a mancare e devo aspettare lunedì… Non basta già il dolore di una mamma ma anche l’agonia. È uno schifo”. Sono le parole di Silvia, una 40enne di Roma.

La donna era rimasta incinta, ma dopo alcuni controlli, ha scoperto che purtroppo aveva avuto un aborto spontaneo. Qui l’assurdo: per il raschiamento ha dovuto attendere il lungo ponte festivo perché i giorni disponibili erano il lunedì e il giovedì, rispettivamente Pasquetta e 25 aprile. Ricordiamo che il raschiamento è una pratica usata per rimuovere una massa contenuta nell’utero, come appunto un feto.

Il fatto è avvenuto in un noto ospedale romano, ma è lo specchio di un problema diffuso che riguarda il sistema sanitario nazionale e la situazione per la sanità è destinata a peggiorare: dei 56 mila medici che andranno in pensione nei prossimi 15 anni, saranno sostituiti solo il 75 per cento, cioè 42 mila che si presume nel frattempo saranno i neospecializzati, troppo pochi perché mancano i fondi per nuove specializzazioni.

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