Picco di morti per overdose: l’eroina torna a far paura

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Immagine tratta dal film “Traspotting” che narra le avventure di un gruppo di giovani eroinomani

“Pur rimanendo la sostanza meno utilizzata dagli studenti italiani, l’eroina segna un leggero incremento tra chi riferisce di averla provata almeno una volta nella vita. Tale percentuale, dopo essere diminuita dal 2,5% all’1,3% fra il 2006 e il 2015, torna a risalire nel 2016 (1,5%, pari a quasi 37.000 studenti)”. I dati contenuti nell’ultima relazione presentata al Parlamento dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2017, parlano anche di un aumento tra i giovanissimi (tra i 15 e i 19 anni) del consumo frequente: “dopo la tendenza negativa che ha caratterizzato il periodo 2013-2015 (da 0,7% a 0,4%), nell’ultima rilevazione torna ai livelli del 2013, lo 0,7%”. In soldoni questo vuol dire che quasi 17.000 studenti fanno uso di eroina 10 o più volte al mese.

Nuovi eroinomani

“Si tratta pur sempre delle percentuali più basse tra le sostanze illegali conosciute”, precisa Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping e Direttore del Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping e dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono circa 90.000 gli studenti che fanno uso di cannabis ogni giorno, tanto per dire. “Il dato sul consumo di eroina è coerente con quello che riguarda i sequestri”, spiega Pacifici: “su 72.000 chili di sostanze sequestrate, solo lo 0,7% erano oppiacei, il 91% erano cannabis e hashish e derivati”. Però tra coloro che cercano aiuto, cioè gli utenti dei Sert, la percentuale di coloro che fanno uso di eroina resta altissima: circa il 68%. “Ma quella in trattamento nei Sert è un’utenza vecchia che rimane in cura per anni. Il Sert è stato etichettato come luogo per la cura da dipendenza da eroina. Negli anni è salita l’utenza da cocaina e comincia a comparire anche quella da cannabis, che è arrivata all’11,1%, ma l’eroina resta prevalente”. Ad essere molto cambiata nel tempo è la percezione che dell’eroina hanno i nuovi consumatori di questa sostanza. “Tanto per cominciare raramente la iniettano, più spesso la sniffano o la fumano insieme ad altre sostanze, compresa la cocaina. Questa tipologia di consumatore è lontana dall’idea di aver bisogno di essere sostenuto in un cammino di disassuefazione”. Il tossico, insomma, ha cambiato volto e non si percepisce come tale.

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Questione di concentrazione

Siccome nelle ultime settimane c’è stato un picco di morti per overdose, la sensazione è che qualcosa sia cambiato anche nella composizione della sostanza. “Dati del 2016 parlano di una concentrazione stabile, senza impennate”, racconta Pacifici, “però è un dato vecchio e poi si tratta di un indicatore, indiretto, parziale, che ci parla solo di quello che è stato intercettato dalle forze dell’ordine, che non è detto sia indicativo di tutta l’eroina che circola. Noi abbiamo la sensazione che sia l’eroina ad alta concentrazione di principio attivo a causare le overdosi”.

Le overdosi degli ultimi tempi sembrerebbero dunque collegate a un uso di eroina molto pura, con concentrazioni importanti. Esiste un sistema di allerta rapido, che il Dipartimento politiche antidroga gestisce insieme a tutti gli altri paesi europei, in un network coordinato a livello centrale da Lisbona: ogni paese ha il suo sistema che comunica con gli altri per intercettare nuove sostanze e diramare le informazioni a tutti i paesi per poi comunicarle ai Sert, ai centri antiveleni, alle forze di polizia. “Per l’Italia il sistema è gestito da noi (dal Centro Nazionale Dipendenze e doping, n.d.r.) che quindi vediamo dove si sono registrati sequestri e intossicazioni legati a eroina molto concentrata”.

Ma perché l’eroina distribuita adesso conterrebbe una percentuale più alta di principio attivo? “I motivi possono essere molti: da un errore del distributore, che ha sbagliato a preparare i tagli, a una maggiore disponibilità della sostanza sul mercato, ma c’è anche la possibilità che sia una questione legata alla concorrenza. Chi oggi vuole immettere l’eroina sul mercato ha molti concorrenti, tra nuove sostanze stimolanti e cocaina a prezzi stracciati. Se io fossi un venditore che deve immettere una partita di una sostanza ormai poco utilizzata, forse penserei di farla diventare più appetibile, vendendola più pura, più forte”, ragiona Roberta Pacifici. “Questo crea importanti problematiche anche perché chi poi la vende al dettaglio è la piccola delinquenza, persone che certo non sono esperte di tossicologia, quindi non sanno mettere in guardia i consumatori”.

Pericolo sintetico

A preoccupare gli esperti però oggi è un altro tipo di oppiodi, quelli sintetici. “Nel mercato delle nuove droghe, quelle che noi monitoriamo attraverso il sistema di allerta rapido, abbiamo visto che di tutte le segnalazioni pervenute nel 2016 dalle 12 nazioni europee che fanno parte del circuito ben il 40% hanno riguardato gli oppioidi sintetici tutti derivati del fentanil, un potente antidolorifico. C’è una diffusa situazione di abuso di questo farmaco a scopo stupefacente e di tutti i suoi derivati: furanilfentali, fluorofentanil, e poi l’ U-47700 che ha fatto un morto anche in Italia”.

“È un fenomeno importante e grave. Questi oppioidi sintetici mimano gli effetti dell’eroina, hanno una percezione di minor rischio, ma in realtà creano una forte dipendenza e casi di intossicazione grave e possono anche essere mortali. Alcuni sono 10-100 volte più potenti della morfina e la loro gestione è rischiosissima: chi li consuma non ha idea della potenza di quello che sta prendendo”.

Queste droghe che non sembrano droghe, vendute in pastiglie soprattutto su internet, stanno conoscendo un’ampia diffusione in tutta Europa. “Il problema di tutte le nuove sostanze psicoattive è che il giovane consumatore fa da cavia, non se ne conoscono con precisione gli effetti. Il successo lo fa il passaparola, soprattutto via internet, che poi dà luogo alle gravi intossicazioni e ai decessi, che insieme ai sequestri sono gli episodi attraverso i quali ne intercettiamo la presenza”.

È un mercato che ha come obiettivo i giovani e i giovanissimi e che non conosce frontiere. “I ragazzi comunicano con i loro pari attraverso la rete, per questo ciò che succede in Svezia, e ci sembra lontano, è importante anche per noi in Italia, perché le droghe che si consumano lì sono a portata di mano per i nostri ragazzi”. Ecco perché il sistema di allerta rapida è importante. “Noi intercettiamo il prodotto, ne diamo subito notizia, e viene immesso nella tabella delle sostanze proibite. Il problema infatti è che spesso queste sostanze sono di fatto legali”, finché non se ne verificano l’abuso diffuso e le sue conseguenze. “In Italia il Dipartimento per le politiche antidroga coordina tutto il sistema”, spiega Pacifici. “La rete funziona, ma siamo sempre in affanno, in emergenza. La polizia scopre un sito in cui si vendono gli oppioidi sintetici, lo fa chiudere ma nel frattempo ne aprono altri tre. Il mondo dei consumi, purtroppo, è sempre un passo avanti”.

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