
Robin Williams in “L’attimo fuggente”
Carpe diem: come si traduce e chi lo ha “detto” per primo?
Carpe diem è una locuzione latina presente nelle Odi (Odi 1, 11, 8) del poeta latino Quinto Orazio Flacco (65 a.C. – 8 a.C.) comunemente noto come “Orazio”, che in italiano è tradotto con “cogli il giorno” oppure, con maggiore libertà, con “cogli l’attimo”, da cui il titolo del famoso film “L’attimo fuggente“. Si tratta non solo di una delle più celebri orazioni della latinità, ma anche di una delle filosofie di vita più influenti della storia dell’uomo, che però è spesso male interpretato.
Cosa significa Carpe diem? Il significato vero
Molti danno alla celebre locuzione il significato di “buttati nelle cose, cogli al volo le occasioni senza pensarci troppo, non lasciarti sfuggire le opportunità che ti si presenteranno“, ma il concetto nascosto nelle due semplici parole Carpe diem è qualcosa di molto più profondo. “Cogli il giorno” è una esortazione all’uomo, affinché lui assapori in ogni momento i beni offerti dalla vita nel presente, dato che il futuro non è prevedibile, da intendersi NON come invito alla ricerca del piacere ed allo sfruttamento di possibilità future, ma ad apprezzare ciò che si ha ORA ed a goderne appieno, dato che – come dice Lorenzo de’ Medici nel Trionfo di Bacco e Arianna – “di doman non c’è certezza”. Non esattamente “cogli le occasioni che ti si presenteranno in futuro“, come molti interpretano erroneamente la locuzione, bensì “cogli letteralmente la tua vita giorno per giorno, vivi la tua esistenza ORA apprezzandola fino in fondo ed apprezzando quello che hai in questo momento“. Cogli… l’oggi, godi dell’oggi!
Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia, domani appassirà. Robert Herrick
Il saggio è colui che quando ha sete e beve, sente l’acqua fresca che gli scende per la gola e pensa: ‘Oh com’è bello bere!’. Luciano De Crescenzo
Un futuro incerto
Dietro al Carpe diem oraziano si nasconde una visione realistica della vita umana, in cui non solo non è possibile conoscere il futuro, ma tale futuro è incerto e la nostra esistenza stessa è certa nel presente, ma non sarà certa il momento successivo. Solo sul presente l’uomo può intervenire e solo sul presente, quindi, devono concentrarsi le sue azioni. L’uomo che davvero aspira alla felicità deve sempre cercare di cogliere le occasioni, le opportunità, le gioie apparentemente banali che si presentano di fronte ai suoi occhi OGGI, senza alcun condizionamento derivante da ipotetiche speranze o ansiosi timori per il futuro. Le cose che oggi ci sembrano eterne, in realtà non lo sono affatto e domani potremmo non possederle più, quindi non sottovalutiamole e cogliamole oggi.
Godiamo della vista di un fiore, abbracciamo un nostro parente, perché domani potremmo aver perso la vista o potremmo aver perso il nostro caro. Viviamo a fondo ogni singolo apparentemente banale attimo della nostra vita, perché ora lo abbiamo, domani chissà…
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Il tempo sfugge
La filosofia oraziana pone in primo piano la libertà dell’uomo nel gestire la propria vita e invita a essere responsabili del proprio tempo, perché, come dice il poeta stesso nel verso precedente, “Dum loquimur, fugerit invida aetas” (“Mentre parliamo, sarà fuggito avido il tempo”), ed è inutile sprecare la vita cercando di conoscere il futuro. Orazio vuole infondere una serena dignità all’uomo, affinché dia valore alla propria esistenza sfidando l’usura del tempo e il suo status totalmente effimero. Lungi quindi dall’essere un crasso e materialista invito al piacere sfrenato, od anche ad un piacere senza turbamento, il Carpe diem è piuttosto ispirato alla concezione epicurea di felicità come assenza di dolore, ed esprime l’angosciosa imprevedibilità del futuro, la gioia dignitosa della vita e la rassegnazione nell’accettare la morte, che il poeta cerca di esorcizzare con l’invito a vivere il presente per non pensare al momento inevitabile del trapasso, che in Orazio è spesso contrapposto all’ammirata esplorazione lirica del paesaggio e della natura, ciclica, meravigliosa e sublime ma anche cupa, misteriosa ed incomprensibile, uno spettacolo da cui l’uomo dovrebbe cogliere la tragica ciclicità.
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Succhiare il midollo della vita
«Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, […] per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.»
Questa frase è tratta dal meraviglioso film del 1989 L’attimo fuggente (Dead Poets Society), diretto da Peter Weir, con Robin Williams nella parte del prof. John Keating. La frase cita il celebre filosofo e poeta statunitense Henry David Thoreau e ben racchiude il senso del film e del Carpe diem oraziano.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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