La scoliosi è una forma di dismorfismo che – alterando le normali curvature della schiena – implica una complessa curvatura laterale e di rotazione della colonna vertebrale, la quale porta a deformazione della schiena ed alterazioni della componente muscolare dal momento che la colonna scoliotica contiene muscoli atrofici ad un lato e muscoli ipertrofici dall’altro. L’altezza dei dischi intervertebrali e delle vertebre diminuisce dal lato concavo della flessione: il corpo vertebrale diventa cuneiforme.
Le differenze di una colonna scoliotica rispetto ad una normale, sono le deviazioni dell’asse su vari livelli: sul piano frontale la deviazione determina la caratteristica forma ad “S”, ma anche su altri piani. Il termine “ROTOscoliosi” sta ad indicare proprio il fatto che, oltre ad una deviazione laterale della colonna (visibile sul piano frontale), si verifica anche una rotazione delle singole vertebre (deviazione sul piano orizzontale) che proprio per tale motivo perdono il loro caratteristico allineamento. Il termine rotoscoliosi indica quindi l’aspetto rotativo delle vertebre che si verifica nella scoliosi. La denominazione “rotoscoliosi lombare concava” indica ad esempio una scoliosi con rotazione vertebrale e concavità lombare. Il prefisso roto- sottolinea appunto la torsione del corpo delle vertebre coinvolte, a causa della quale il paziente perde la simmetria della propria colonna vertebrale.
Nella pratica clinica è difficile che si senta parlare di “rotoscoliosi”, proprio perché – sebbene sia il termine più corretto – appare per certi versi ridondante, visto che la semplice parola “scoliosi” è già abbastanza esaustiva. I due termini sono usati come sinonimi e ciò non deve trarre il paziente in errore.
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