Foto del 1937 che mostra alcuni bambini in un polmone d’acciaio prima dell’avvento della vaccinazione antipolio. Il polmone d’acciaio è un macchinario, antenato dei moderni ventilatori meccanici, che serve per la ventilazione artificiale, il cui principale utilizzo storico fu quello di tenere in vita i malati di poliomielite. Molti bambini hanno vissuto per mesi o anni in queste macchine. Non tutti sono sopravvissuti.
Funzionamento di un polmone d’acciaio
Il polmone d’acciaio è costituito da un cilindro stagno collegato ad una pompa, nel quale viene ospitato il paziente sdraiato supino; la testa che rimane fuori è bloccata da un collare di gomma che impedisce il passaggio di aria. Quando la pompa si aziona, l’aria viene delicatamente aspirata fuori creando così un vuoto parziale all’interno del respiratore. L’aria quindi tenta di colmare il vuoto entrando dalle uniche aperture che riesce a trovare: narici e bocca. In questo modo il paziente riesce a inspirare grazie a un’espansione indotta della gabbia toracica. Questa fase viene chiamata a pressione negativa. Nella fase contraria, quella a pressione positiva, la pompa permette all’aria di rientrare nel polmone d’acciaio. Questo aumento di pressione fa sì che la gabbia toracica si contragga permettendo al paziente di espirare. Il polmone d’acciaio, così facendo simula la respirazione fisiologica. La pompa è azionata da un motore elettrico e quando questo si rompe l’aria viene pompata a mano attraverso dei mantici di gomma, collegati al polmone da tubature. Lungo i lati vi sono otto aperture rivestite in gomma che permettono agli infermieri o alle infermiere di inserire le braccia per le cure quotidiane. Quando non vengono utilizzate le aperture sono chiuse da sportelli ermetici.
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Vivere in un polmone d’acciaio
La vita nel polmone d’acciaio era difficile e a volte terrificante. Poteva accadere che la chiusura ermetica del polmone si rompesse e che i pazienti quindi dovessero essere ventilati tramite una maschera. I malati meno gravi potevano respirare autonomamente per intervalli limitati o usare il respiratore soltanto di notte. Bloccati nel polmone d’acciaio si potevano vedere solamente la fine del respiratore, il soffitto e uno specchio che rifletteva il proprio viso o una mensola di vetro su cui i libri venivano disposti a faccia in giù per far leggere il paziente. Il ronzio del motore del polmone d’acciaio e il sospiro regolare delle pompe fornivano il sottofondo all’intero reparto ospedaliero. Alcuni trovavano i rumori rassicuranti e confortanti ma, per alcuni, erano il costante ricordo della loro fragilità e della loro condizione precaria di vita. Il polmone d’acciaio è usato ancora oggi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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