Disturbo d’ansia di malattia (ipocondria): aver paura di essere malati

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE OSPEDALE PRONTO SOCCORSO PAZIENTE SUL LETTINO TRISTE MALATTIA TERMINALE DEPRESSIONE MORTE STANCHEZZA DISPERAZIONE COMA GRAVEL’ipocondria (anche chiamata “disturbo d’ansia di malattia“, “disturbo d’ansia per la salute“, “patofobia“, “ansia da malattia“; in inglese “hypochondria”, “hypochondriasis”, “health anxiety”, “illness anxiety disorder” o “somatic symptom disorder”) è un disturbo d’ansia caratterizzato da una preoccupazione eccessiva, ingiustificata e persistente di essere affetti da una grave malattia, nonostante valutazioni mediche adeguate rassicurino il paziente sul fatto che egli non soffra di alcuna patologia. Nonostante le rassicurazioni dei medici interpellati, il paziente si convince che qualsiasi sintomo avvertito, o che presume di avvertire, sia il segno di una malattia severa che non riesce ad essere diagnosticata dai medici. Negli ultimi anni, la possibilità per chiunque di accedere facilmente ad informazioni mediche tramite internet ed uno smartphone, ha reso più frequente il disturbo, al punto che si è creato un neologiasmo: “cybercondria“.

Differenza tra ipocondriaco e non ipocondriaco

La paura di essere malati è un sentimento che, entro certi limiti, è assolutamente normale per un essere umano. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto un sintomo particolare che lo ho spaventato e che lo ha indotto a pensare di soffrire di una patologia, forse anche grave. Qual è quindi la differenza tra una persona che soffre di distubo d’ansia di malattia ed una che non soffre di questo disturbo?

  • Nella persona sana, un sintomo lieve è generalmente percepito come lieve, mentre nell’ipocondriaco, un sintomo lieve è percepito come molto più grave di quanto realmente sia;
  • nella persona sana, un qualsiasi sintomo non è necessariamente correlato a malattia, mentre nell’ipocondriaco, un qualsiasi sintomo indica presenza di malattia;
  • la persona sana può pensare di avere una malattia, mentre l’ipocondriaco è convinto di averla;
  • la persona sana interpreta generalmente un sintomo come causato da una malattia frequente e meno grave (quindi più probabile), mentre l’ipocondriaco lo vede come elemento causato da una malattia grave, poco frequente (quindi poco probabile);
  • nella persona sana, la paura della malattia nella maggioranza dei casi genera un’ansia “moderata” e proporzionata alla gravità del sintomo, mentre nell’ipocondriaco la preoccupazione di soffrire di una patologia, genera nel paziente una ansia fortissima e sproporzionata rispetto alla gravità del sintomo;
  • se la persona sana pensa di soffrire di una patologia, ma il medico – dopo aver eseguito i dovuti esami – esclude la presenza della patologia, il sano si tranquillizza; se l’ipocondriaco pensa di soffrire di una patologia e il medico esclude la presenza della patologia, l’ipocondriaco non si tranquillizza, anzi si convince che il medico si stia sbagliando, quindi cambia medico dopo medico nella “speranza” che prima o poi uno di loro individui la malattia: ciò spesso lo costringe a sottoporsi frequentemente ad inutili, costosi e spesso anche pericolosi, esami diagnostici;
  • nel sano, l’ansia di avere una malattia non compromette il suo funzionamento dell’individuo dal punto di vista sociale, relazionale e/o professionale; nell’ipocondriaco, l’idea di soffrire di una patologia è talmente angosciante ed intrusiva da compromette il suo funzionamento dal punto di vista sociale, relazionale e/o professionale, sprecando tempo e risorse.

Etimologia e cenni storici

Il termine ipocondria deriva dal greco ὑποχόνδρια, composto dal prefisso υπό (ipo-) e χόνδρος (cartilagine), a indicare un malessere, noto già in epoca antica, che si riteneva localizzato nella fascia addominale. Le cure di conseguenza erano quelle relative ai malori addominali. Solo più tardi si comprese che invece la causa di questo malessere era collegata ad aspetti psicologici dell’individuo. Il termine ipocondria per indicare uno stato di malattia senza causa reale rifletteva l’antica credenza che i visceri dell’ipocondrio fossero la sede della malinconia e fonti di vapori che provocavano sentimenti morbosi. L’ipocondrio corrisponde alla parte superiore e laterale della cavità addominale. Situato dietro le ultime coste e inferiormente alla porzione laterale del diaframma, lateralmente alla regione epigastrica. Esistono due ipocondri: quello destro e qullo sinistro. Fino all’inizio del XVIII secolo, il termine “ipocondria” si riferiva a una “malattia fisica causata da squilibri nella regione che si trovava sotto la gabbia toracica” (cioè dello stomaco o del sistema digestivo). Secondo il The Anatomy of Melancholy (1621) di Robert Burton, l’ipocondria era causa “di tutto, dal ‘troppo sputo’ al ‘rumore nelle viscere'”.

Cause e fattori di rischio

Le cause specifiche del disturbo d’ansia di malattia non sono attualmente del tutto note. Alla base del disturbo vi è probabilmente una complessa interazione di fattori biologici, psicologici e sociali predisponenti, precipitanti (scatenanti) e perpetuanti (di mantenimento) che agiscono in sinergia. Tra i fattori di rischio dell’ipocondria vi sono l’ansia e la depressione; secondo alcuni l’ipocondria è un meccanismo di difesa da un pericolo interno o esterno, associato alla vita relazionale e sociale oppure all’identità personale. Come altri disturbi mentali, presenta tra i fattori di rischio la familiarità quindi bambini nati in una famiglia in cui è presente un membro che soffre di ipocondria sono più soggetti a svilupparla a loro volta. Secondo alcune interpretazioni psicologiche, lo scopo dell’ipocondriaco, conscio od inconscio, è quello di allontanarsi dalla vera causa di pericolo (ad esempio una malattia), oppure dalla causa di un fallimento nella vita (ad esempio nello studio, nel lavoro, nella famiglia) e di intensificare le manifestazioni rassicuranti e di attenzione svolte dall’ambiente circostante nei suoi confronti. Il contributo genetico all’ipocondria è probabilmente moderato, con stime di ereditarietà intorno al 10–37%. Fattori ambientali non condivisi (cioè esperienze che differiscono tra gemelli omozigoti della stessa famiglia, quindi con identico materiale genetico) spiegano la maggior parte della varianza nelle componenti chiave della condizione come la paura della malattia e la convinzione di ammalarsi. Al contrario, il contributo di fattori ambientali condivisi (cioè esperienze condivise da gemelli nella stessa famiglia) all’ipocondria è approssimativamente zero. Sebbene si sappia poco esattamente su quali fattori ambientali non condivisi contribuiscano tipicamente a causare l’ipocondria, si ritiene che alcuni fattori, come l’esposizione ripetute a informazioni correlate alla malattia, ad esempio su internet, portino ad aumenti a breve termine dell’ansia per la salute e abbiano contribuito all’ipocondria in singoli casi. Anche un’eccessiva attenzione a problemi di salute minori e malattie gravi dell’individuo o di un membro della famiglia (ad esempio un genitore o un nonno) durante l’infanzia sono state implicate come potenziali cause di ipocondria. Aver avuto in famiglia casi di parenti con gravi malattie, specie se si assiste a tale evento da bambini, può aumentare il rischio di soffrire di questo disturbo. Anche i disturbi d’ansia sottostanti, come il disturbo d’ansia generalizzato, aumentano il rischio di un individuo di soffrire di ipocondria. Nei media e su internet, articoli e programmi televisivi pseudo-scientifici possono descrivere (erroneamente) malattie come il cancro e la sclerosi multipla come patologie casuali, oscure, inevitabili e incurabili: tale tragica descrizione aumenta il rischio di soffrire di ipocondria, in individui predisposti e già caratterialmente portati all’ansia. Nel breve termine, una rappresentazione imprecisa del rischio e l’identificazione di sintomi non specifici come segni di malattia grave possono contribuire ad esacerbare la paura della malattia. Le principali epidemie o le pandemie previste possono avere effetti simili: in seguito alla pandemia da Covid, la paura delle malattie, specie quelle virali e batteriche, è mediamente aumentata nella popolazione generale. Prove aneddotiche suggeriscono che alcuni individui diventano ipocondriaci dopo aver subito una diagnosi medica importante o la morte, magari anche prematura, di un membro della famiglia o di un amico a causa di una grave malattia, specie se si assiste a tali eventi in giovane età e la malattia riguarda un padre, una madre, un fratello o una sorella. Questi individui possono arrivare a pensare di soffrire della stessa malattia che ha causato la morte del famigliare, provocando talvolta attacchi di panico con sintomi corrispondenti, i quali convincono ancor più il soggetto di essere effettivamente malato, nonostante più medici affermino il contrario in base a prove oggettive.

Sintomi e caratteristiche

L’ipocondria è caratterizzata da una preoccupazione eccessiva, ingiustificata e persistente di essere affetti o sviluppare una grave malattia, nonostante valutazioni mediche adeguate rassicurino il paziente sul fatto che egli non soffra di alcuna patologia: ciò genera una fortissima ansia nel paziente al punto di compromettere la sua vita. L’ipocondria è classificata come un disturbo dell’amplificazione somatica – un disturbo della “percezione e cognizione” – che comporta un’ipervigilanza della situazione del corpo o della mente e una tendenza a reagire alle percezioni iniziali in modo eccessivo e negativo. L’ipocondria si manifesta in molti modi: alcune persone hanno numerosi pensieri intrusivi e sensazioni fisiche che fanno pensare ad una malattia e le spingono a consultare familiari, amici e medici. Il soggetto sovrastima in genere la gravità sel sintomo o del segno: ad esempio, una persona che ha un lieve colpo di tosse può pensare di avere la tubercolosi mentre in realtà è raffreddata, oppure può notare una goccia di sangue tra le feci e pensare ad un tumore del colon, quando ha una patologia emorroidaria. I normali suoni prodotti dagli organi del corpo, come quelli emessi dall’intestino, potrebbero essere visti come un segno di una malattia molto grave per i pazienti che soffrono di ipocondria. Altre persone sono così spaventate da qualsiasi possibilità di avere una malattia che eviteranno le visite mediche per un problema apparentemente minore, paradossalmente al punto da trascurare la propria salute quando si ammalino effettivamente di una condizione grave. Alcuni pazienti, per paura di soffrire o di ammalarsi di una patologia grave, vivono nella disperazione e nella depressione, certi di avere una malattia mortale e che nessun medico possa aiutarli. Alcuni considerano la malattia come una punizione per i misfatti passati. Alcuni pazienti si isolano per paura di infettarsi di una malattia virale, altri si isolano per paura di infettare altri. Nei casi gravi il paziente può avere ideazioni suicidarie, vedendo il suicidio come drastico rimedio ad una malattia debilitante e progressiva di cui è convinto di soffrire. I pazienti con ipocondria spesso non sono consapevoli che paradossalmente sono proprio la depressione e l’ansia correlati al disturbo producono i sintomi fisici che confondono con manifestazioni di un altro disturbo o malattia mentale o fisica che si convincono di avere. Ad esempio, le persone depresse spesso sperimentano cambiamenti nell’appetito e fluttuazioni di peso, affaticamento, diminuzione dell’interesse per il sesso e della motivazione nella vita in generale. L’ansia intensa è associata a battito cardiaco accelerato, palpitazioni, sudorazione, tensione muscolare, disturbi di stomaco, vertigini, mancanza di respiro e intorpidimento o formicolio in alcune parti del corpo (mani, fronte, ecc.). Tutti questi sintomi e segni sono visti dal paziente come le spie della presenza di una malattia.

Patologie associate

L’ipocondria è spesso accompagnata da altri disturbi psicologici. Il disturbo bipolare, la depressione clinica, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), le fobie, il disturbo da disagio corporeo e il disturbo da panico sono le condizioni di accompagnamento più comuni nelle persone con ipocondria, così come una diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato ad un certo punto della loro vita.

Diagnosi nell’ICD-10

L’ICD-10 (la penultima edizione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati) definiva i criteri diagnostici dell’ipocondria come segue:

  • Uno dei seguenti:
    • Convinzione persistente, della durata di almeno sei mesi, della presenza di almeno due malattie fisiche gravi (di cui almeno una deve essere specificatamente nominata dal paziente).
    • Una preoccupazione persistente per una presunta deformità o deturpazione (disturbo da dismorfismo corporeo).
  • La preoccupazione per la convinzione e i sintomi provoca disagio persistente o interferenza con il funzionamento personale nella vita quotidiana e porta il paziente a cercare cure o accertamenti medici (o un aiuto equivalente da parte di guaritori locali).
  • Rifiuto persistente di accettare il consiglio medico secondo cui non esiste una causa fisica adeguata per i sintomi o l’anomalia fisica, tranne che per brevi periodi fino a poche settimane immediatamente dopo o durante le indagini mediche.
  • Criteri di esclusione più comunemente utilizzati: non verificarsi solo durante uno qualsiasi dei disturbi della schizofrenia e correlati (F20-F29, in particolare F22) o uno qualsiasi dei disturbi dell’umore (F30-F39).

Diagnosi nel DSM-IV

Il DSM-IV (la penultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definiva l’ipocondria secondo i seguenti criteri:

  • Preoccupazione legata alla paura di avere, o all’idea di avere, una malattia grave basata sull’errata interpretazione dei sintomi corporei da parte della persona.
  • La preoccupazione persiste nonostante un’adeguata valutazione e rassicurazione medica.
  • La convinzione di cui al Criterio A non è di intensità delirante (come nel Disturbo Delirante di Tipo Somatico) e non è limitata a una preoccupazione circoscritta all’apparenza (come nel Disturbo di Dismorfismo Corporeo).
  • La preoccupazione causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
  •  La durata del disturbo è di almeno 6 mesi.
  • La preoccupazione non è meglio attribuibile al disturbo d’ansia generalizzato, al disturbo ossessivo-compulsivo, al disturbo di panico, ad un episodio depressivo maggiore, al disturbo da disagio corporeo.

Diagnosi nel DSM-5

Il DSM-5 (l’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), all’interno della categoria dei disturbi somatici, raccoglie i criteri per la diagnosi di disturbo d’ansia per ipocondria:

  • uno o più sintomi somatici procurano disagio o portano a un sostanziale impedimento alla funzionalità del paziente;
  • presenza di pensieri sproporzionati e persistenti circa la gravità dei propri sintomi che impegnano una notevole quantità di tempo ed energie;
  • ansia e preoccupazione ossessiva verso il proprio stato di salute generale nonostante opportuna valutazione medica;
  • durata non inferiore ai 6 mesi.

Nell’Ipocondria il riferimento a una profonda convinzione di un’idea, una credenza, una modalità interpretativa derivanti da un errore di giudizio, la inquadra come una patologia legata a un disturbo del pensiero, direttamente connesso al rapporto col sè corporeo. Spesso il sintomo è legato dal soggetto a patologie ritenute gravi quando in realtà potrebbe riferirsi a un gran numero di sindromi mediche non gravi e perfettamente curabili, se non ad alcun reale disturbo effettivo. Per questo l’ipocondriaco viene comunemente indicato come malato immaginario. Oltre alla più tipica e diffusa forma nevrotica ovvero collegata ad un disturbo d’ansia del soggetto, alcune gravi manifestazioni di ipocondria, possono condurre a deliri e allucinazioni, possono essere classificate propriamente come psicosi. In particolare alcuni pazienti possono manifestare i sintomi di un delirio ipocondriaco, caratterizzato da un’idea di tipo delirante di essere gravemente malati, fino alla convinzione di avere lesioni più o meno gravi a organi del proprio corpo. Oppure possono manifestare sintomi d’ipocontria psicotica, con deliri inerenti la propria salute come la convinzione di avere delle parti del corpo marce, mancanti o di essere morti. In questi casi i deliri possono configurare un’errata interpretazione di sensazioni corporee reali e normali, attribuendogli significati esagerati che denotano un distacco dalla realtà. Alcuni sistemi nosografici, come i DSM I e II, classificano l’ipocondria come una neurosi, mentre altri più recenti come l’ICD-10 e i DSM III e IV raccolgono il disturbo tra i disturbi somatoformi; tuttavia l’ultima versione, il DSM-5, lo descrive come un sintomo somatico (somatic symptom disorder, SSD), mentre l’ICD-11 come un disturbo ossessivo-compulsivo.

Trattamento

Il trattamenta include terapia e farmaci. Dato che spesso l’ipocondria accompagna altri disturbi psichiatrici più gravi come depressione maggiore, disturbi dell’umore o altri disturbi d’ansia o a volte anche patologie fisiche (come diabete o artrite), può essere risolta trattando adeguatamente il disturbo principale psichiatrico o non psichiatrico.

Terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale (CBT) è un trattamento efficace per l’ipocondria. In genere, circa due terzi dei pazienti rispondono al trattamento e circa il 50% dei pazienti raggiunge la remissione, ovvero non presenta più ipocondria dopo il trattamento. La dimensione dell’effetto, o entità del beneficio, sembra essere da moderata a ampia. La CBT per l’ipocondria e l’ansia per la salute può essere svolta come terapia individuale o di gruppo o come autoaiuto guidato con informazioni trasmesse tramite un libro di autoaiuto o piattaforma di trattamento online. Gli effetti sono generalmente prolungati nel tempo.

Terapia farmacologica

I farmaci antidepressivi come gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) possono ridurre i sintomi del disturbo d’ansia di malattia. In alcuni casi, l’ipocondria risponde bene agli antipsicotici, in particolare ai nuovi farmaci antipsicotici atipici.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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