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Cardiomiopatia: cos’è, differenti tipologie, sintomi e diagnosi
Con “cardiomiopatia” è un termine che raggruppa qualsiasi condizione in cui il muscolo cardiaco è anatomicamente e fisiologicamente patologico. Uno studio realizzato da alcuni ricercatori presso il Dipartimento di Medicina cardiovascolare dell’Università Cattolica–Policlinico Gemelli di Roma ne ha svelato il meccanismo d’azione prendendo in considerazione quindici donne con un’età media di 68 anni, evidenziando come in circa il 20-25% delle pazienti era presente un ostacolo allo svuotamento del cuore, più precisamente della cavità sinistra (ventricolo sinistro).
Tipologie
Ci sono quattro tipi principali di cardiomiopatia: ipertrofica, ipocinetica dilatativa, restrittiva, e ventricolare destra aritmogena, ai quali si aggiunge la cardiopatia diabetica.
- La cardiomiopatia dilatativa (detta anche miocardiopatia dilatativa e in passato miocardiopatia congestizia) è una condizione patologica del cuore che si manifesta con la dilatazione ventricolare e la compromissione della funzione sistolica. La cardiomiopatia dilatativa può essere secondaria a numerose condizioni, la più comune delle quali è la coronaropatia diffusa con conseguente danno ischemico del miocardio. In altri casi il danno miocardico può derivare da deficit alimentari (beriberi, kwashiorkor), malattie endocrine (diabete mellito, malattie della tiroide, feocromocitoma), agenti infettivi (batteri, rickettsie, virus, protozoi, elminti): un esempio è la miocardiopatia di Chagas.
- La cardiomiopatia ipertrofica è una malattia del miocardio caratterizzata da un ispessimento delle pareti cardiache, senza alcuna causa evidente. È una malattia familiare trasmessa dai parenti di primo grado, determinata da mutazioni su geni che codificano per le proteine del sarcomero, l’unità contrattile del miocardio. È la malattia familiare cardiaca più frequente, con un prevalenza di circa 1:500 nella popolazione adulta generale.
- La cardiomiopatia restrittiva è una patologia che interessa il muscolo cardiaco e si manifesta e caratterizza la disfunzione diastolica del miocardio. Tale alterazione comporta una aumento della rigidità della camera ventricolare colpita, che si esplica a sua volta in una riduzione del rilasciamento cardiaco e del riempimento diastolico. Le cardiomiopatie restrittive sono caratterizzate da ridotto riempimento ventricolare, riempimento restrittivo appunto, di uno o entrambi i ventricoli con funzione sistolica normale o lievemente depressa. Vengono princincipalmente distinte in primitive e secondarie, queste ultime sono causate principalmente da amiloidosi, sarcoidosi, emocromatosi e da radiazioni (in caso di trattamento radioterapico).
- La cardiomiopatia ventricolare destra aritmogena è una malattia genetica del cuore, a patogenesi non-ischemica, che coinvolge principalmente il ventricolo destro. È caratterizzata da aree ipocinetiche a livello della parete libera del ventricolo destro o di entrambi i ventricoli, in cui il miocardio è sostituito da tessuto fibroso o fibro-adiposo.
- La cardiopatia diabetica è una delle le complicanze più frequenti e più temibili del diabete. Le alterazioni del miocardio che hanno luogo in presenza della cardiomiopatia diabetica consistono in una dilatazione della cavità ventricolare sinistra e in un assottigliamento della parete di quest’ultima. Purtroppo questa cardiopatia è una patologia particolarmente subdola, in quanto è per lungo tempo asintomatica.
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Sintomi e segni
I sintomi sono quelli caratteristici dell’infarto e fino a poco tempo fa i medici la scambiavano proprio con un comune infarto del miocardio, invece si tratta di una patologia differente. Si tratta, infatti, di cardiomiopatia dastress o sindrome da crepacuore, come più comunemente viene chiamata, dal momento che si verifica in genere in condizioni in cui lo stress raggiunge livelli molto elevati, come nel caso di lutti o di vicinanza ad un capo oppressivo. Nella maggior parte dei pazienti si riscontrano difficoltà respiratorie, gonfiore a livello di piedi e gambe, carenza di energia e spossatezza, scompenso, aritmia e talvolta perdita di memoria.
Diagnosi e linee guida
La disfunzione riguarda essenzialmente la regione apicale del cuore, il quale, quando si verifica la sindrome, assume una caratteristica forma a palloncino. Il tutto sarebbe determinato da uno spasmo che interessa i vasi coronarici reversibile dopo la manifestazione della fase più acuta della sindrome. I medici sono concordi nel sostenere, infatti, che l’apporto di sangue al cuore pur essendo ridotto, non è determinante da fare in modo che le cellule possano arrivare alla morte (condizione che invece si verifica in presenza di un infarto). Tramite opportuni esami – come radiografie, elettrocardiogramma, TAC, risonanza magnetica e test sotto sforzo – il medico può verificare la presenza della cardiomiopatia e prescrivere una terapia adeguata. Le recenti linee guida internazionali sulla cardiomiopatia ipertrofica, invece, consigliano l’intervento chirurgico di miectomia come la terapia di prima scelta nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva e sintomi che non rispondono alla terapia farmacologica.
Per approfondire:
- Differenza tra cardiomiopatia e cardiopatia con esempi
- Cardiomiopatia dilatativa: cause, sintomi, diagnosi e terapia
- Cardiomiopatia ipertrofica: cause, sintomi, diagnosi, terapia e prognosi
- Cardiomiopatia restrittiva: classificazione, cause, sintomi, diagnosi e terapia
- Cardiomiopatia alcolica e cardiomiopatia ventricolare destra aritmogena
Leggi anche:
- Miocardite: cause, sintomi, diagnosi e terapia
- Ipertensione: cibi consigliati e da evitare per abbassare la pressione sanguigna
- Qual è la differenza tra arteria e vena?
- Fattori di rischio cardiovascolare modificabili e non modificabili
- Capacità massima dello stomaco: si può “mangiare fino a scoppiare”?
- Stomaco: anatomia e funzioni in sintesi
- Differenza tra atri e ventricoli
- Valvole cardiache: cosa sono, quali sono ed a che servono
- Differenza tra pressione massima (sistolica), minima (diastolica) e differenziale
- Pressione arteriosa: valori normali e patologici
- Pressione alta (ipertensione arteriosa): sintomi, cause, valori e cure
- Perché la pressione arteriosa alta (ipertensione) è pericolosa?
- La Sindrome del cuore infranto: il falso infarto di chi ha il “cuore spezzato”
- Sistole e diastole nel ciclo cardiaco: fasi durata e spiegazione
- Che differenza c’è tra sistole e diastole?
- Ipertensione: quali farmaci usare per abbassare la pressione arteriosa?
- Sarò iperteso per tutta la vita? Dovrò continuare ad assumere il farmaco per sempre?
- Non riesco a controllare la pressione arteriosa alta
- Cosa fare in caso di picco di pressione arteriosa elevato?
- Cardioaspirin 100mg: effetti indesiderati, a cosa serve, dosaggi (foglio illustrativo)
- Pressione arteriosa: i momenti della giornata in cui è più alta
- A che ora del giorno misurare la pressione arteriosa?
- Come si misura la pressione arteriosa? Guida facile
- Insufficienza della valvola mitralica lieve, moderata, severa: sintomi, diagnosi e terapia
- Elettrocardiogramma (ECG) a riposo e sotto sforzo: cos’è ed a che serve?
- Differenze tra carotide e giugulare
- Giugulare interna ed esterna: dove si trova ed a che serve
- Emorragia cerebrale: cause, sintomi premonitori, diagnosi e cura
- Emorragia subaracnoidea: cause, sintomi, diagnosi e cura
- Malformazioni artero-venose cerebrali: sintomi e cura
- Aneurisma cerebrale rotto e non rotto: cause, sintomi, diagnosi e cura
- Differenza tra emorragia cerebrale e subaracnoidea
- Differenza tra emorragia cerebrale ed aneurisma
- Differenza tra emorragia cerebrale ed ictus
- Differenza tra ictus cerebrale ed attacco ischemico transitorio (TIA)
- Anasarca, edema generalizzato, idropisìa: cause, sintomi e cure
- Differenza tra edema infiammatorio, non infiammatorio, essudato, trasudato, idropisìa e idrope
- Cos’è l’Idropisìa?
- Idrope: cause, tipi e terapia
- Cos’è l’edema, come e perché si forma?
- Differenza tra edema localizzato, generalizzato e sistemico
- Differenza tra insufficienza e stenosi valvolare
- Differenza tra insufficienza cardiaca e scompenso
- Differenza tra uretra e uretere
- Differenza tra insufficienza renale acuta, cronica e dialisi
- Differenza tra aorta ed arteria
- Differenza tra coronarie e arterie: miocardio e circolazione coronarica
- Vena porta e sistema portale: anatomia e funzioni della circolazione epatica
- Differenza tra cirrosi e fibrosi
Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra cardiomiopatia e cardiopatia con esempi
Cardiopatia e cardiomiopatia sono termini simili, usati spesso come sinonimi, anche se in verità non lo sono affatto.
Con il termine “cardiopatia” (in inglese “cardiopathy”) si intende un generico gruppo di patologie a carico del cuore. Ad esempio sono cardiopatie: le patologie delle valvole (stenosi, insufficienza, prolasso…), gli scompensi, le aritmie (extrasistole, tachicardie…), gli infarti, le sindromi malformative congenite e tutte quelle patologie che possono portare ad una alterazione del fisiologico funzionamento della pompa cardiaca.
Con il termine “cardiomiopatia” (in inglese “cardiomiopathy”) si intende invece uno specifico gruppo di patologie del cuore (cardiopatie) che colpiscono selettivamente il miocardio (cioè la componente muscolare del cuore). Esempi di cardiomiopatie sono: cardiomiopatia dilatativa, restrittiva, ipertrofica e ventricolare destra aritmogena .
Quindi mentre “cardiopatia” indica genericamente una malattia che riguarda il cuore, “cardiomiopatia” si riferisce specificamente alle patologie che riguardano il miocardio, cioè il muscolo cardiaco. Tutte le cardiomiopatie sono cardiopatie, mentre non tutte le cardiopatie sono cardiomiopatie.
Leggi anche:
- Cardiomiopatia: cos’è, differenti tipologie, sintomi e diagnosi
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Cause patologiche e non patologiche dell’ematospermia
Prima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere questo articolo: Presenza di sangue nello sperma: cause e terapie dell’ematospermia
- sangue nello sperma da cause non patologiche;
- sangue nello sperma secondario a patologie.
Cause non patologiche dell’ematospermia
Il sangue nello sperma spesso non è collegato a condizioni patologiche, in particolare quando colpisce i giovani con una vita sessuale particolarmente attiva o, viceversa, in caso di astinenza sessuale prolungata. In simili frangenti, l’ematospermia potrebbe rappresentare la semplice spia di un lieve malfunzionamento dell’apparato genitale maschile. Si tratta di una condizione facilmente risolvibile autonomamente: nel caso il paziente, clinicamente in salute, osservi più fenomeni di ematospermia, il medico solitamente prescrive una mirata cura farmacologica.
Pur essendo un fenomeno non patologico, il parere del medico è sempre vincolante, anche quando si tratta di un evento occasionale.
Cause patologiche dell’ematospermia
La presenza di sangue nello sperma come condizione patologica va ricondotta, soprattutto, ad uretriti (flogosi aspecifiche dell’uretra), prostatiti (infiammazioni della prostata) o, ancora, a vescicolo-deferentiti (infiammazioni a carico delle vescicole seminali). Meno frequentemente, l’ematospermia si verifica in concomitanza di infezioni specifiche (in particolare provocate da citomegalovirus, da platelminti del genere Schistosoma e da Clamidia o Trichomonas, trasmissibili sessualmente), cistiti emorragiche e malattie del sangue (coagulopatie). Sono stati osservati alcuni casi di sangue nello sperma in pazienti recentemente sottoposti a biopsia prostatica o a manovre invasive a carico dell’apparato urogenitale in genere.
In altri soggetti, l’ematospermia è causata da calcolosi nel rene, nella vescica e nell’uretere: in simili frangenti, oltre a presentare sangue nello sperma, il paziente lamenta spesso fortissimi dolori e coliche.
In rari casi, il sangue nello sperma è una spia di tumore alla prostata.
Sono stati osservati alcuni casi di ematospermia in pazienti affetti da ipertensione, amiloidosi ed epatopatie.
Per finire, alcune fonti riportano casi di sangue nello sperma come effetto collaterale della somministrazione di farmaci, come anticoagulanti/antiaggreganti piastrinici.
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Che significa malattia autoimmune? Spiegazione, esempi, sintomi, cure
Le patologie autoimmuni sistemiche (o “patologie autoimmunitarie”) sono un gruppo di patologie capaci di interessare individui di qualsiasi età – con predilezione tuttavia per il sesso femminile – caratterizzate da sviluppo di infiammazione persistente a livello di più organi, con diversa associazione e diverso livello di danni ai tessuti di questi organi, causata da alterazione del sistema immunitario che “attacca” in modo anomala i tessuti propri dell’organismo. Nel caso la risposta alterata immunitaria riguardi un singolo organo si parla di “autoimmunità organo-specifica” (tra queste ricordiamo ad esempio il diabete giovanile insulino-privo, le tiroiditi autoimmuni, la miastenia gravis, epatiti autoimmuni, enteriti autoimmuni quali la malattia di Crohn e la colite ulcerativa).
Cause delle patologie autoimmunitarie
Alla base di una patologia autoimmune vi è lo sviluppo di una anomala attività del sistema immunitario che diventa “erroneamente” capace di attivare risposte infiammatorie di diverso grado a livello dei tessuti di uno o più organi del proprio corpo (autoimmunità). I motivi dello sviluppo di alterazione del sistema immunitario, non sono attualmente del tutto ben definiti. Il sistema immunitario di questi soggetti perde la cosiddetta “tolleranza”, ovvero la capacità di discriminare il “proprio” dal “non proprio”; viene a crearsi una anomala reattività che in questi casi non è solo rivolta (come nel soggetto sano) verso agenti estranei (virus, batteri…), ma purtroppo anche rivolta verso componenti dei tessuti di quello stesso organismo. A tale proposito leggi anche: Differenza tra anticorpo ed autoanticorpo
Sintomi e segni di malattia autoimmune
Ogni malattia autoimmune può avere sintomi e segni più o meno specifici del distretto interessato. Nel corso di una malattia autoimmune si inseriscono, imprevedibilmente, fasi di maggior acuzie che si associano a sintomi “generali” (malessere generalizzato, febbre, stanchezza, inappetenza) responsabili, talora, di condizioni anche gravi, tali da richiedere urgenti ricoveri ospedalieri. L’interessamento articolare e muscolare (tumefazioni e dolori articolari, rigidità, dolori muscolari) rappresenta uno dei sintomi più frequenti e spesso di esordio di tali malattie. Nel caso gli organi interessati siano diversi si va incontro a problematiche aventi i sintomi ed i segni di un danno a livello generale, associato a disturbi in sede di uno o più organi, in maniera diversamente associata e con diversi gradi di severità clinica (ad esempio lesioni articolari artritiche, ulcere o alterazioni circolatorie cutanee, ulcere ed arrossamenti delle mucose, polmoniti, pleuriti, difficoltà respiratorie croniche, trombosi venose od arteriose, alterazioni della funzione renale, disturbi nervosi periferici, cefalee o danni neurologici centrali e persino, aspetti di alterazione psichiatrica con turbe dell’ideazione o dell’umore). In alcune di queste dominano degli aspetti molto particolari, legati ad una maggior selettività di danno d’organo (ad esempio lo stato di particolare ridotta secrezione lacrimale e salivare nella sindrome di Sjögren o lo spiccato danno cutaneo e muscolare nella Dermato-Polimiosite).
Leggi anche: Lupus eritematoso sistemico (LES): cause, sintomi e terapie
Diagnosi
La presenza di un anomalo funzionamento del sistema immunitario viene svelata da indagini di laboratorio specifiche eseguibili a livello del sangue o a livello dei tessuti (da biopsie, ad esempio, di cute o di rene) ed è una corretta valutazione dei sintomi del paziente e del suo stato clinico che deve usualmente portare al corretto impiego di tali analisi; a tal proposito leggi anche:
- Fattore reumatoide alto o basso? Valori normali e Reuma test
- Reuma test positivo o negativo? Cos’è e come si interpreta il valore?
Le patologie autoimmunitarie più diffuse
Tra le patologie reumatiche infiammatorie autoimmuni, la più frequente condizione è rappresentata dall’Artrite Reumatoide, con una presenza media (prevalenza) nell’ambito della popolazione di circa 1%. Di minore incidenza invece sono altre “connettiviti”, tra le quali sono ricordare il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sindrome di Sjogren, la Sclerosi Sistemica Progressiva (Sclerodermia), la (Dermato)Polimiosite, la Connettivite Mista, la Sindrome da Anticorpi anti-Fosfolipidi e diverse altre forme di malattie infiammatorie dei vasi arteriosi e venosi che vanno sotto il nome di “Vasculiti”. In diversi casi, soprattutto all’esordio dei disturbi, i sintomi e i dati di laboratorio non sono così dirimenti da poter far inquadrare la malattia in una delle predette patologie, per cui si parla in questi casi di Connettivite Indifferenziata.
Leggi anche: Artrite reumatoide: sintomi iniziali, cause, cure e mortalità
Team di diversi medici
Gran parte di queste patologie non hanno, fortunatamente, andamento grave, ma è compito del medico valutare il paziente nel tempo, istruirlo nella sorveglianza dei sintomi, guidarlo nel corretto e tempestivo uso dei farmaci che hanno il compito di deprimere, in modo talora anche rischioso, se necessario, il livello di risposta immunitaria. Va ricordato, poi, che la collaborazione di diversi specialisti è comunque d’obbligo nella gestione del paziente con malattia autoimmune sistemica. Talune di tali situazioni possono esordire con alterazioni anche a livello delle cellule ematiche, con aspetti di anemia o riduzione evidente dei valori di globuli bianchi o piastrine circolanti.
Leggi anche: Fenomeno di Raynaud: cause, sintomi e trattamento
Trattamento
Il trattamento di una malattia autoimmunitaria prevede la somministrazione di farmaci che sopprimono il sistema immunitario (inclusi i corticosteroidi) e – in alcuni casi – plasmaferesi e somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa
Farmaci
Per molte malattie autoimmuni possono essere usati farmaci immunosoppressori (cioè che sopprimono il sistema immunitario) per via orale come azatioprina, clorambucile, ciclofosfamide, ciclosporina, micofenolato e metotressato. Questi farmaci sopprimono non solo la reazione autoimmune, ma anche la capacità dell’organismo di difendersi dalle sostanze estranee, come virus e batteri, quindi aumentano il rischio di determinate infezioni ed anche di alcuni tipi di tumore. Si somministrano corticosteroidi, come il prednisone, che però induce cronicamente alcuni importanti effetti collaterali, quindi si tende a somministrarli solo per un periodo limitato, all’inizio della malattia o se i sintomi e segni peggiorano. Altri farmaci possono essere usati, come etanercept, infliximab e adalimumab bloccano l’azione del fattore di necrosi tumorale (TNF): questi farmaci sono efficaci nel trattare l’artrite reumatoide e alcune altre malattie autoimmuni, ma possono anche aumentare il rischio di infezione e di alcuni tipi di tumori della pelle. Alcuni farmaci sono specificamente diretti contro i globuli bianchi, tra cui abatacept e rituximab.
Plasmaferesi e immunoglobuline per via endovenosa
Per alcune malattie autoimmuni, si utilizza la plasmaferesi: il sangue viene prelevato e filtrato per eliminare gli autoanticorpi, successivamente il sangue filtrato viene reimmesso nel paziente. In alcuni casi si usano immunoglobuline ottenute da persone sane, per via endovenosa.
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Prognosi
La prognosi varia in base alla patologia specifica, tuttavia nella maggioranza dei casi le malattie autoimmuni sono croniche e non si risolvono mai, permanendo per tutta la vita e necessitando di trattamento farmacologico senza interruzioni. Alcune malattie autoimmuni si risolvono in modo incomprensibile, così come iniziano.
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Il narcisismo patologico al femminile: quando la donna manipola l’uomo
Quando si pensa al narcisismo patologico spesso, quasi tutti noi associamo la manipolazione affettiva al partner maschile e ci riferiamo alla donna come vittima del rapporto malsano, ma ciò non è sempre detto: in alcuni casi l’abusante è lei ed innesca meccaniche di manipolazione altrettanto perverse e tossiche, similarmente a quando la manipolazione sia effettuata da un uomo. Relazionarsi con una donna narcisista in modo patologico è spesso molto complicato, almeno quanto lo è vivere con a un uomo narciso.
Leggi anche: Le 5 cose che indicano che stai con qualcuno che ti farà sicuramente soffrire
Caratteristiche del narcisismo patologico femminile
Il narcisista patologico, sia uomo che donna, è un soggetto apparentemente brillante ed affascinante. In particolare la donna narcisista appare capace nel proprio ambito lavorativo, molto focalizzata sulla propria carriera, attenta alla cura di sé, perfezionista in ogni cosa faccia, ma è contemporaneamente ossessionata dalla relazione che ha con il proprio partner. Una narcisista patologica ha alcuni tratti distintivi precisi, ad esempio:
- è particolarmente attenta ai difetti del partner, anche quelli più insignificanti;
- pensa di meritare tutti i complimenti ed i premi possibili;
- rinfaccia al proprio partner ogni singola mancanza o presunta tale;
- non tollera di mostrare i propri lati più fragili ed entra nella difensiva se il compagno prova ad affrontare l’argomento;
- è egocentrica, desiderando essere sempre al centro dell’attenzione del partner e di amici/colleghi;
- ha un romanticismo estremo tanto che sviluppa delle aspettative irrealizzabili nei confronti del rapporto;
- ha aspettative nei confronti del partner spesso irrealistiche (ad esempio desidera che lui diventi il capoufficio);
- paragona il compagno agli altri uomini, spesso enfatizzando i difetti del partner ed i pregi degli altri;
- tende a vedere qualsiasi altra donna come una minaccia, che sparla alle sue spalle e che trama qualcosa di losco nei suoi confronti;
- tende ad invidiare qualsiasi altro soggetto, specie femminile, che abbia più successo di lei;
- ha avuto genitori molto autoritari e/o fratelli o sorelle lodati più di lei dai genitori, o più capaci di lei in qualche ambito dove lei si considerava la migliore;
- idealizza rapidamente il partner per poi svalutarlo altrettanto rapidamente dopo poco tempo;
- è in costante competizione con il partner: ciò crea una situazione paradossale in cui lei sente di meritarsi un partner di “alto livello” e lo incita a diventarlo lamentandosi degli scarsi risultati di lui, ma se il partner diventa effettivamente quello che lei vuole, diventa una minaccia perché tra i due è lei quella che deve essere “migliore”. Tale situazione si nota ancor di più se entrambi fanno lo stesso tipo di lavoro;
- è apparentemente sensibile ed empatica verso il partner e gli altri, ma in realtà è molto egoista e bada solo al proprio vantaggio;
- detesta perdere in qualsiasi campo (sportivo, professionale…);
- non ricerca realmente una reale intimità né un rapporto autentico con il partner.
Generalmente la donna narcisista in modo patologico si pone nella relazione come partner forte, mortificante, capricciosa ed intransigente: ogni piccola presunta mancanza viene amplificata e diventa motivo di mortificazione, anche pubblica, verso il partner.
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Come si comporta la narcisista patologica?
Esattamente come avviene quando il narcisista patologico è un uomo, la narcisista patologica appare, nel primo periodo della relazione, come la compagna perfetta: è affascinante, eclettica, letteralmente perfetta in ogni piccolo particolare, tanto che spesso la “vittima” maschile tende ad essere un soggetto bello ed acculturato, il “migliore” tra gli uomini del gruppo (seppur in fondo possieda un carattere “dipendente”, che si presta a farsi sottomettere); tuttavia – col passare del tempo – la maschera di perfezione indossata dalla donna narcisista diventa sempre meno nascosta ed emerge la sua componente negativa. In breve tempo l’uomo vede la sua compagna “perfetta” trasformarsi: di colpo la vede infuriarsi per cose assolutamente di poco conto, lo accusa di non far abbastanza per far funzionare il rapporto, lo manipola per ottenere quello che vuole, lo svaluta facendo paragoni con altri partner maschili e richiede attenzioni costanti che sono difficili da raggiungere. L’uomo diventa suddito e la donna diventa tiranno, in una relazione malsana che può durare anche a lungo. Questo tipo di coppia tende a lasciarsi e tornare insieme più volte, ma il risultato è comunque sempre distruttivo per l’uomo, che arriva al punto di voler “scappare” dalla relazione, senza però essere capace di interromperla.
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Come risolvere la situazione?
Se la partner è consapevole di soffrire di narcisismo patologico ed è disponibile a collaborare, il rivolgervi insieme ad uno psicoterapeuta potrebbe risolvere il problema. Qualora invece il partner non sia disponibile ad ammettere i propri errori, il nostro consiglio è quello di abbandonare, se possibile il rapporto oppure – se non riesci a staccarti dalla partner – rivolgerti da solo ad uno professionista per imparare a distaccarti da lei e prendere consapevolezza delle motivazioni che ti hanno portato a scegliere di permanere, magari per anni, all’interno di una relazione malsana.
Se credi di essere intrappolato in una relazione tossica o che la tua partner sia una narcisista manipolatrice, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a gestire ed a superare questa situazione.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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