Il massaggio cardiaco è una tecnica medica che, assieme ad altre tecniche, permette il BLS, acronimo di “Basic Life Support” (sostegno di base alle funzioni vitali), cioè una insieme di azioni che permettono il primo soccorso a soggetti che hanno subito un trauma, ad esempio incidente stradale, arresto cardiaco o folgorazione. Il ritmo di compressione corretto deve essere di almeno 100 compressioni al minuto ma non superiore a 120 compressioni al minuto, ovvero 3 ogni 2 secondi. In caso di contemporanea mancanza di respirazione, ogni 30 compressioni di massaggio cardiaco, l’operatore – se solo – interromperà il massaggio per praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale (bocca a bocca o con mascherina o boccaglio), che dureranno circa 3 secondi l’una. Al termine della seconda insufflazione, riprendere immediatamente con il massaggio cardiaco.
Il massaggio cardiaco, da personale NON sanitario, si esegue:
- in assenza dell’attività elettrica del cuore (mancanza di polso carotideo);
- in assenza della disponibilità dei soccorsi sanitari;
- in assenza di un defibrillatore automatico/semiautomatico.
Il massaggio cardiaco cessa di essere praticato se:
- il soggetto riprende le funzioni vitali;
- si modificano le condizioni del luogo, che non diventa più sicuro. In caso di grave pericolo il soccorritore ha il diritto/dovere di mettersi in salvo;
- arriva l’ambulanza con medico a bordo o l’auto medica inviata dall’ospedale;
- arriva un soccorso più qualificato o con una più efficace attrezzatura;
- il soggetto che lo pratica è sfinito e non ha più forze (anche se in questo caso in genere si chiedono i cambi, che dovranno avvenire a metà delle 30 compressioni, in maniera tale da non interrompere il ciclo compressioni-insufflazioni).
Quando non si rianima:
- in caso di decapitazione ;
- in caso di lesioni totalmente incompatibili con la vita ;
- in caso di soggetto carbonizzato;
- in caso di soggetto in rigor mortis;
- se il luogo è pericoloso per l’incolumità del soccorritore.
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