
Il mal di schiena è un sintomo
Tutti i disturbi, siano essi organici o funzionali, si manifestano attraverso dei sintomi e/o dei segni, che – seppur nell’uso comune sono diventati quasi sinonimi – indicano cose diverse e NON sono sinonimi.
Sintomo
Etimologicamente, il termine sintomo significa avvenimento, evento, fatto nuovo, coincidenza. Nel linguaggio tecnico, rappresenta una sensazione soggettiva di cambiamento nel benessere personale. Trattandosi di un vissuto soggettivo, non ne risulta possibile un’esatta misurazione: i sintomi verranno descritti dal paziente al medico durante la prima parte della visita medica, chiamata anamnesi. Proprio perché soggettivo ed avvertito dal paziente, quest’ultimo in teoria può fingere di averlo (descrivendolo in “cattiva fede” al medico) o immaginare di averlo (in “buona fede”). Il sintomo – in quanto narrazione soggettiva – deve quindi essere “preso con le pinze” dal medico, visto che può essere inventato, o ingigantito o ridotto nelle dimensioni dal paziente, consciamente o inconsciamente. Il sintomo non è quasi mai un’entità fenomenica unica, ma l’effetto finale, non standardizzato, di un convergere di molteplici azioni e reazioni. Non sempre è possibile per il medico raccogliere i sintomi; pensiamo ad esempio ad un paziente appena giunto da solo ad un pronto soccorso in stato di incoscienza: in questo caso il paziente non potrà comunicare quello che prova, cioè i propri sintomi. Esempi di sintomi comuni a molte patologie sono:
- il dolore in generale (mal di testa, dolore all’addome, dolore articolare, dolore durane la minzione o l’evacuazione…),
- l’ansia,
- il nervosismo,
- l’astenia (la sensazione di stanchezza),
- le vertigini,
- l’acufene (il fischio nell’orecchio),
- il malessere generale,
- la nausea,
- le allucinazioni visive ed uditive,
- la confusione mentale,
- la paura,
- la sordità,
- la cecità,
- la pesantezza alle gambe,
- l’ageusia (cioè la perdita del senso del gusto),
- l’anosmia (cioè la perdita dell’olfatto),
- la sonnolenza.
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Una tumefazione è un segno
Segno
E’ chiamato segno invece, qualsiasi elemento psichico anomalo che venga rilevato da un osservatore esterno e che, in quanto oggettivo, può essere misurato. Per comodità e per brevità, nel linguaggio clinico abituale, sintomi e segni sono accomunati nel termine omni-comprensivo di “sintomi”, quindi un paziente tenderà a descrivere come sintomi quelli che in realtà sono segni, ad esempio potrebbe dire: “dottore, tra i sintomi della mia malattia c’è il rossore sulla spalla”, quando invece il “rossore” è uno dei segni dell’infiammazione. Mentre i sintomi venivano elencati dal paziente al medico durante la prima parte della visita (l’anamnesi), i segni vengono individuati dal medico durante la seconda parte della visita, chiamata esame obiettivo, grazie ad alcune manovre:
- ispezione: il medico guarda il corpo del paziente (interamente o una sua parte specifica),
- palpazione: con le proprie mani, il medico palpa il corpo,
- percussione: tramite le dita, il medico percuote il corpo,
- auscultazione: tramite un fonendoscopio, il medico ascolta i suoni che arrivano dal corpo.
Esempi di segni, sono:
- torace ingrandito,
- ingrossamento del collo (ad esempio per patologie alla tiroide o dei linfonodi),
- tagli ed abrasioni,
- epistassi (perdia di sangue dal naso),
- cambi di colore della pelle (ad esempio ittero o arrossamento),
- retrazione palpebrale,
- mancata costrizione pupillare alla luce,
- rinorrea (“naso che cola”),
- scialorrea (salivazione intensa),
- cicatrici,
- aumento della frequenza cardiaca,
- diversa lunghezza degli arti,
- ematomi,
- tumefazioni.
Alcuni segni possono essere rilevati con precisione solamente mediante strumenti particolari e/o provocazione da parte del medico, ad esempio con ausili come il martelletto neurologico di Dejerine (strumento per l’evocazione, la valutazione e lo studio dei riflessi muscolo-tendinei).
In sintesi
Il sintomo si differenzia quindi dal segno, essendo il primo descritto dal paziente e quindi soggettivo e di difficile precisa misurazione, mentre il secondo è un riscontro oggettivo individuato da parte del medico e di più facile misurazione. Il sintomo può essere “inventato” dal paziente (in “buona o cattiva fede”), mentre il segno no, perché è visibile, palpabile e/o ascoltabile. Il sintomo viene raccolto dal medico durante l’anamnesi, mentre il segno viene individuato dal medico durante l’esame obiettivo.
Sono più importanti i sintomi o i segni?
E’ una domanda che ha poco senso, dal momento che sintomi e segni sono entrambi estremamente importanti per la diagnosi in egual misura, tranne alcuni casi in cui un dato sintomo o un dato segno siano talmente specifici e caratteristici da “bastare” per elaborare una diagnosi. Qualora sintomi e segni non fossero sufficienti a raggiungere una diagnosi certa, cosa che si verifica il più delle volte, il medico si può servire di vari esami, come quelli di laboratorio (esame delle feci, esame delle urine, spermiogramma, emocromo, biopsie…), di diagnostica per immagini (radiografie, TC, risonanza magnetica, ecografia, endoscopia, PET…), o altri esami ancora come ad esempio la misurazione della pressione arteriosa, l’elettrocardiogramma, la polisonnografia, l’elettroencefalogramma, l’elettromiografia o la spirometria. Grazie a tali esami, il dubbio diagnostico avanzato dal medico durante l’anamnesi e l’esame obiettivo, può essere confermato o smentito.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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