L’embolia gassosa arteriosa (EGA) è una grave patologia che appartiene al gruppo delle “patologie da decompressione“, che comprende anche la malattia da decompressione (MDD). Sia EGA che MMD sono accomunate dal fatto che il danno all’organismo è causato da una rapida variazione pressoria ambientale e sono tipiche tra i pazienti che, per lavoro o per hobby, sottopongono il proprio organismo ad ambienti caratterizzati da differenti pressioni ambientali (ad esempio sub o aviatori). La EGA è caratterizzata dalla presenza di bolle di gas all’interno della circolazione sanguigna, condizione potenzialmente mortale per il paziente.
Soggetti più a rischio
I soggetti più a rischio di EGA sono quelli che soffrono, od hanno sofferto, di disfunzioni polmonari, sia barotraumi sia altre patologie respiratorie frequenti, come enfisemi od asma bronchiale.
Cause di embolia gassosa arteriosa
La principale causa dell’EGA è una estrema distensione polmonare che causa lacerazioni nel tessuto polmonare, le quali fanno penetrare nella circolazione arteriosa alcuni emboli gassosi. Nella maggioranza dei casi l’EGA è determinata dal mancato rispetto delle norme di sicurezza durante l’attività subacquea, come una risalita troppo veloce rispetto alla velocità di sicurezza di 9/10 metri al minuto oppure l’interruzione dell’attività respiratoria sempre durante la risalita, frequente durante gli ultimi metri prima della superficie, e la conseguente dilatazione dell’aria contenuta nei polmoni col diminuire della pressione. La risalita troppo veloce verso la superficie viene definita, nei casi più gravi, “risalita a pallone” poiché – quando tali incidenti si verificano nell’immersione con attrezzatura da palombaro – il soggetto emerge in superficie con il vestito gommato completamente rigonfio, simile ad un pallone.
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Altre cause
Una ulteriore causa di EGA può essere la presenza di un Forame ovale pervio (FOP) associato all’uso della Manovra di Valsalva durante un’immersione ripetuta. In casi più rari, l’EGA è causata dall’intrappolamento dell’aria all’interno del polmone, generalmente causato dalla presenza di altre patologie polmonari o da particolari conformazioni anatomiche.
Sintomi e segni di embolia gassosa arteriosa
Segni e sintomi di EGA sono:
- vertigini;
- disorientamento;
- difficoltà respiratorie;
- disturbi cardiaci;
- pallore;
- cianosi;
- visione offuscata;
- dolore al petto da rottura del tessuto polmonare;
- perdita di coscienza;
- sanguinamento dalla bocca;
- sanguinamento dal naso;
- debolezza;
- paralisi;
- convulsioni;
- arresto respiratorio;
- arresto cardiaco;
- coma;
- decesso.
Come capire se un nostro conoscente ha un EGA?
L’EGA si manifesta solitamente in forma traumatica, generalmente appena raggiunta la superficie o anche pochi attimi prima di aver terminato la risalita. Il soggetto con EGA caratteristicamente affronta la risalita con la testa verso l’alto, quindi le bolle di sangue tenderanno verso i tessuti nella parte alta del corpo: da ciò si comprende come come perdita di coscienza o la comparsa di altri sintomi neurologici all’uscita dall’acqua o nei minuti immediatamente successivi, dovrebbero sempre indurre gli astanti a sospettare una possibile EGA e quindi richiedere un IMMEDIATO intervento.
IMPORTANTE: un intervento tempestivo può letteralmente salvare la vita al sub.
Terapia dell’embolia gassosa arteriosa
In caso di diagnosi dei sintomi dell’EGA, il trattamento in camera iperbarica seguendo le tabelle da decompressione della marina francese dette Comex C50 deve essere il più rapido possibile per limitare i danni. Da tener presente sempre i principi base del pronto soccorso in caso di incidente in acqua nel soccorrere l’infortunato. Il trattamento con ossigeno può essere utile durante il trasporto per cercare di ridurre i possibili danni.
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Prevenzione dell’embolia gassosa arteriosa
Come già detto, la causa principale e più frequente dell’EGA è la risalita dalla profondità di un subacqueo con ARA in apnea (cioè senza effettuare inspirazioni, ma soprattutto espirazioni). Infatti anche solo interrompere la respirazione per pochi metri durante la risalita espone al rischio di sovradistensione e questo soprattutto in vicinanza della superficie. Sappiamo infatti che per effetto della Legge di Boyle-Mariotte la pressione da 0 a 10 metri di profondità passa da 1 a 2 bar (cioè raddoppia). Risalendo quindi da 10 metri alla superficie, l’aria contenuta nei nostri delicati polmoni espandendosi, aumenterebbe il volume del doppio con le ovvie pericolose conseguenze. Può aversi altresì sovradistensione polmonare, e nei casi più gravi EGA, anche nelle immersioni in apnea, nel caso in cui l’apneista inspiri aria compressa in profondità ed effettui la risalita senza espellerla. Questo è un incidente molto comune nel caso in cui a un apneista, irresponsabilmente, in profondità, venga offerta aria da un subacqueo munito di autorespiratore. L’apneista, infatti, per sua forma mentis potrebbe effettuare la risalita senza espirare parte dell’aria inalata, che si espande poi nei polmoni per effetto della diminuzione di pressione.
Per tali motivi è sempre importante seguire corsi gestiti da professionisti e da questi farsi seguire in tutte le fasi dell’immersione, seguendo attentamente tutte le regole di sicurezza. Per prevenire l’EGA è inoltre importante le immersioni in caso di patologie polmonari, specie enfisema polmonare ed asma bronchiale.
IMPORTANTE: l’EGA può colpire anche sub professionisti. Ricordo questo per dire che non conta se avete accumulato una grande esperienza nel campo: una semplice leggerezza compiuta sopravvalutando le proprie capacità, può essere infatti letale.
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