Trovato un pene nel cartone dell’Ape Maia: episodio ritirato

MEDICINA ONLINE PENE IN CARTONE ANIMATO APE MAIA ANIME PENIS MAYA THE BEE PICTURE PHOTO DRAW.jpgE’ stata una mamma a notarlo. L’episodio è della serie del 2012, quindi sono cinque anni che è in giro per il mondo e che è stato visto da centinaia di migliaia di bambini e dai loro genitori. Dai loro annoiati genitori: perché la visione dei cartoni animati con i figli non è certo qualcosa di elettrizzante. In ogni caso nessuno fino ad ora aveva avuto niente da ridire e, a quanto ci risulti, nessuno ha riportato traumi infantili. Invece ad una zelante mamma statunitense non è sfuggito nulla: il suo occhio allenato ha visto un pene nell’episodio 35 della prima stagione dell’Ape Maia. Una breve sequenza nella quale, sul tronco di un albero, compare appunto l’incisione di un pene.

La donna, che si chiama Chey Robinson ha vergato un commento su Facebook denunciando il fatto e chiedendo ad altre mamme di partecipare alla richiesta di rimozione dell’episodio. Come spiegano i media internazionali, il post ha fatto il giro del mondo totalizzando un milione di visualizzazioni. A quel punto, Netflix, il colosso della distribuzione di film e serie tv via internet, ha ritirato l’episodio.

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Daria: 5 motivi per vedere un cartone ancora attuale

MEDICINA ONLINE DARIA MTV CARTOON CARTONE ANIMATO STREAMING 20 ANNI DISTANZA FEMMINISTA STORIA BEAVIS BUTT HEAD MARINA MASSIRONI JANE AMICA.jpgNon ho poca stima di me. Ho poca stima per tutto il resto del mondo“: era il 3 marzo 1997 quando su Mtv Us debuttava Daria, la serie animata incentrata su Daria Morgendorffer, ragazza dotata di arguzia urticante, voce monotona e scarsa propensione alla socializzazione. In un’epoca in cui dominavano boyband, Britney Spears e tamagochi, questo personaggio rappresentava il giusto contraltare dark-adolescenziale in cui identificarsi. Nata originariamente come personaggio ricorrente in Beavis and Butt-head (era la studentessa che, con la propria intelligenza, esaltava l’idiozia dei due ragazzi, che in cambio la chiamavano “Diarrea“), è stata la protagonista di cinque stagioni e due lungometraggi, riscuotendo notevole successo anche in Italia, dov’era all’inizio doppiata da una bravissima Marina Massironi. A distanza di vent’anni Daria è ancora un personaggio modernissimo, il cui sarcasmo e il cui sguardo disincantato sulle cose dimostrano che essere controcorrente è possibile, e può essere anche decisamente cool.

Ma cos’è che più rimpiangiamo di lei?

1. Girl-power ma senza questioni di genere

A dimostrazione di quanto fosse avanti coi tempi, Daria è a tutt’oggi considerata un esempio di ragazza forte, indipendente e slegata dai modelli secondo cui la società vorrebbe costruire le donne. Ma nella serie la sua connotazione femminile non era affatto marcata: “Avevamo una specie di regola,” ha raccontato la supervisor director Karen a Variety. “Il personaggio di Daria doveva sempre essere scritto in modo neutro. In nessun episodio si parla del suo ciclo o di pigiama party“. Nel corso dei vari episodi si trova invece ad affrontare però avance indesiderate, standard estetici impossibili da sostenere, genitori dalle aspettative esagerate, compagni di scuola dai giudizi fin troppo facili. Ovvero tutto ciò che una ragazza (e non solo) di oggi affronta anche oggi ogni giorno.

2. Il mix di leggerezza e profondità

A livello superficiale può sembrare che una serie come Daria fosse troppo pesante per un intrattenimento da Mtv generation. Eppure la scrittura della serie, l’arguzia e il cinismo di cui erano permeati i dialoghi, ne fanno ancora oggi un esempio impareggiabile di dark humour. In mezzo a tanta negatività, ad esempio, c’è lo splendido rapporto che Daria sviluppa con la sua amica Jane Lane, con cui condivide l’amarezza della vita ma anche i momentanei entusiasmi. Per non parlare del rapporto-scontro con la sorella Quinn, la tipica liceale americana tutta bellezza e vanità. Perfino la famiglia insopportabilmente borghese di Daria alla fine si rivela un porto sicuro in cui approdare.

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3. Creatività al potere

Il creatore di Daria, Glenn Eichler ricorda quegli anni come un periodo di grande libertà: “C’era questa cosa fantastica – ma anche terribile – all’epoca a Mtv per cui qualsiasi cosa andava bene. Avevano un sacco di teorie sul branding ma nessuna sulla programmazione“. Ecco perché in Daria abbiamo assistito a episodi davvero folli. Dall’episodio musical, canonico in ogni serie degli anni Novanta che si rispetti, a quello che si rivela essere tutto un sogno e addirittura quello in cui Daria incontra le incarnazioni di alcune festività (San Valentino, il giorno di San Patrizio ecc.) e si chiede: “Dovrebbe interessarmi che nulla di tutto ciò abbia senso?“. Ma in mezzo a molte assurdità, soprattutto verso le stagioni finali, c’è anche spazio per temi più profondi come i disordini alimentari e la prevenzione sessuale.

4. Questo discorso

Il film del 2002 Is College Yet? servì come finale per l’intera serie e contiene uno dei momenti che più di qualsiasi altra cosa riassumono al meglio la filosofia della protagonista: “Nonostante il fatto inalterabile che le superiori facciano schifo, vorrei dire che se si è abbastanza fortunati da avere un buon amico e una famiglia a cui importa qualcosa, non fanno poi così schifo“, dice Daria nel suo discorso di accettazione del diploma. “E poi il mio consiglio è: rimanete fedeli a ciò in cui credete, finché logica ed esperienza non vi contraddicono; ricordate che quando il re sembra nudo vuol dire che lo è, e che verità e menzogna non sono quasi la stessa cosa“. Impressionante l’attualità di queste parole. Ma anche l’assoluta verità della conclusione: “Infine non c’è aspetto, risvolto o momento della vita che non possa essere migliorato con della pizza“.

5. Il messaggio politico

Pur non essendo uno show apertamente politico, nell’opinione dei suoi stessi creatori, Daria ci sembra anche oggi un modo estremamente efficace per far passare un certo tipo di messaggio. Andando fiera del suo essere un outsider, Daria impose la normalità dove comunemente si vedeva l’anormalità (essere riflessivi, lunari, introspettivi), e lo faceva su un canale che sarebbe diventato sinonimo del concetto stesso di mainstream. Lawndale, la città in cui sono ambientate le storie, è la quintessenza della whiteness americana, eppure la serie vent’anni fa ha anticipato tematiche come l’attenzione alle tematiche lgbt o alle minoranze. E poi c’era il femminismo: “Potrei dire che era una femminista“, ha dichiarato Eichler a Dazed, “perché riteneva di dover essere trattata come chiunque altro. Eppure io ho scritto il suo personaggio non avendo in mente una donna, ma una personalità“.

Nell’America di Trump, una ragazza come Daria che vuole migliorarsi pur rimanendo fedelissima a sé stessa e alle proprie convinzioni, in una società in cui sembra invece dominare l’assopimento e l’indifferenza, è una boccata d’aria fresca. Probabilmente non avrebbe mai voluto essere considerata come un modello, eppure la sua pervicace resistenza al mondo là fuori potrebbe essere quella di chiunque di noi.

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Il mistero della pietra azzurra (anime): trama e recensione

MEDICINA ONLINE IL MISTERO DELLA PIETRA AZZURRA TRAMA CURIOSITA RECENSIONE ANIME CARTONE ANIMATO MANGIA GIAPPONESE NADIA JEAN NEMO ELETTRA NAUTILUS ARGO.jpgNel 1990, in Giappone, la prima generazione cresciuta con manga e anime è ormai adulta, e in certi casi diventa lei stessa creatrice e produttrici di fumetti e cartoni animati: succede così a Hideaki Anno, che con alcuni colleghi e amici fonda la casa di produzione Gainax, che inventerà alcuni anime di successo e innovativi.
Il primo grande successo sarà Fushigi no umi no Nadia, da noi Il mistero della pietra azzurra, 39 episodi e un film poco legato alla serie tv, che proveranno a reinventare la fantascienza, in una prospettiva più vicina a quella di Jules Verne e a certe interpretazioni che aveva detto del maestro dello steam punk ottocentesco francese Hayao Miyazaki.

Il mistero della pietra azzurra non è tratto da Ventimila leghe sotto i mari, da cui però prende il personaggio del capitano Nemo, là principe indiano spodestato dagli inglesi, qui erede dell’antica stirpe di Atlantide, in lotta contro una fazione ribelle che vuole sottomettere il mondo per ristabilire un primato ormai perduto e superato di superiorità. Sempre da Verne deriva il nome del Nautilus, il sommergibile di Nemo, macchina da guerra di una tecnologia misteriosa: la vicenda dell’anime, ambientata comunque in un mondo fine Ottocento molto vicino alle opere di Verne, si distacca nettamente fin dall’inizio dalle opere dell’autore francese, con altri personaggi, tematiche, eventi.
L’incontro fortuito tra Jean, ragazzino francese con il pallino delle invenzioni, e Nadia, fanciulla di origini africane con una pietra azzurra misteriosa al collo, porta a una serie di avventure che coinvolgono i due e altri personaggi, tra continenti, misteri del passato, crudeltà presenti, ipotesi extraterrestri, momenti buffi e momenti tragici, con colpi di scena verso un finale appassionante.
Ci sono richiami all’animazione precedente: i tre finti cattivi, Grandis, Hanson e Sanson, sono ricalcati sui tre pasticcioni della serie delle Time Bokan, ci sono reminescenze dei film di Miyazaki, Il castello di Cagliostro e soprattutto Laputa, echi di Yamato, Capitan Harlock e dei robottoni di Go Nagai, ma tutto reinterpretato non come citazioni ma come una nuova storia, tra fantascienza e Ottocento, con tematiche anche molto interessanti.
Ne Il mistero della pietra azzurra si parla di rapporti tra le generazioni, di crescere, di scoprire le proprie radici, di sopraffazione e dominio, di speranza nel futuro, di creazione e distruzione: tematiche che torneranno poi nell’altro grande successo anni Novanta della Gainax, Neon Genesis Evangelion, e che qui sono trattate se vogliamo in un’ottica più soft ma non meno efficace.

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Un passato avveniristico in cui gli eredi di Atlantide, creatori extraterrestri del genere umano sulla Terra tramite esperimenti scientifici, lanciano un attacco a una Terra in preda ai nazionalismi e alle divisioni per riportarla su una presunta retta via e vengono contrastati dal vero erede di Atlantide e da sua figlia, offre vari spunti di riflessione, vari interrogativi e un’ambiguità di fondo. Se i cattivi si riveleranno terrestri in preda a smanie di conquista e di sentirsi Dio, la professione di fede di Nemo nei confronti dell’umanità risulta anche un po’ azzardata. Ma Il mistero della pietra azzurra può essere letto sotto vari aspetti, oltre che come bella, divertente e appassionante avventura di fantascienza, con un finale che ti lascia un groppo in gola.
Sul modello delle eroine di Miyazaki ma anche delle majokko anni Ottanta, la protagonista della vicenda è comunque una ragazzina, Nadia: ma si tratta di un personaggio molto diverso, di rottura nel mondo degli anime, e la sua carica innovativa non verrà più ripresa in altre storie. Nadia è, in un mondo come quello giapponese dove la presenza di stranieri dalla pelle scura è meno che irrisoria, una ragazza mulatta: il suo unico precedente era forse la Jun de Il Grande Mazinga di Go Nagai. Effetto di esotismo, certo, ma molto raro nell’animazione di un paese in cui gli eroi e gli antieroi sono di tutti i colori ma stranamente non di colore.

Nadia è decisamente poco simpatica e accomodante, non è l’eroina tutta d’un pezzo alla Candy Candy: ha molte caratteristiche di tante protagoniste degli anime, dall’animaletto da compagnia, il leoncino King, al fatto di essere un’orfana, ma non ne ha certo l’abnegazione, la voglia di sacrificarsi, l’essere accomodante. Altro elemento di rottura: per essere una ragazzina, è decisamente sexy e poco vestita. Non siamo certo di fronte a un anime erotico, ma gli ammiccamenti di Nadia sono molto più di quelli che sarebbero consentiti a una protagonista di un anime per un target non di adulti come il suo. Infine, cosa che ha creato non poche polemiche: Nadia è vegetariana e in un Paese come il Giappone, la cui dieta è basata sul pesce e in parte sulla carne, non mangiare prodotti di origine animale è visto molto peggio che non in Europa o negli Stati Uniti, dove i vegetariani hanno ben altri spazi alimentari e possibilità di prodotti autoctoni.
A vent’anni di distanza, Il mistero della pietra azzurra serie tv e il film non eccelso ma interessante che ha fatto da seguito, resta un bell’esempio di fantascienza steam punk, genere in definitiva poco frequentato sia dagli anime sia dal cinema tout court. Un’avventura morale tra gli orrori di un passato remoto, gli eventi di un presente ormai lontano, in vista di un futuro fosco ma con una luce di speranza.

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Donna spende 100 mila euro per assomigliare a Jessica Rabbit

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DONNA SPENDE 100 MILA EURO JESSICA RABBIT Legge 104 Avvocato Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Pene.jpgCon la chirurgia estetica possono essere migliorati numerosi difetti fisici, ma in molti la utilizzano addirittura per stravolgere e cambiare completamente il proprio corpo. Sono tante le persone che decidono di rivolgersi ad un chirurgo per apparire più belle e stare finalmente in pace con loro stesse. Spesso però, non è un naso pronunciato o un seno troppo piccolo a dover essere migliorato.

Proprio come Bee Cameron, una donna di 52 anni da Liverpool, che ha voluto chiedere aiuto alla chirurgia estetica per assomigliare il più possibile al suo personaggio preferito: Jessica Rabbit, la moglie del coniglio Roger nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit. Cameron era una bella donna anche prima dei numerosi interventi, però ha fatto comunque la sua scelta, per molti bizzarra, perché non riusciva più a trovare un senso alla sua esistenza.

La donna ha iniziato così a trasformare completamente il suo corpo, spendendo quasi 10 mila euro in interventi di liposuzione, in aumento del torace di 3 misure, sistemazione delle gambe con attività di lifting, senza escludere il botulino per alzare l’arcata delle sopracciglia. Successivamente Cameron si è sottoposta ad interventi alla vita, alle gambe e al torace, fino ad arrivare a spendere 85 mila sterline (circa 10 mila euro).

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