I cateteri venosi, sia quelli centrali che periferici, sono molto utili in tutte quelle situazioni in cui si vuole immettere una sostanza all’interno del circolo sanguigno del paziente. Esempi tipici sono l’infusione di liquidi (soluzione fisiologica, farmaci…) e la nutrizione artificiale parenterale totale e periferica, in cui le sostanze nutritive vengono immesse nell’organismo, “scavalcando” l’apparato digerente. L’impianto di cateteri venosi, sia centrali che periferici, è una delle cause principali di infezioni nosocomiali, che comporta un aumento della morbilità e dei costi ospedalieri.
Catetere venoso centrale
Il catetere venoso centrale (CVC) è un presidio medico che si inserisce in una delle vene centrali (vena succlavia, femorale o giugulare interna). Il catetere è un tubicino lungo e sottile, rigido o flessibile, di vari materiali, lungo circa 20 centimetri e di alcuni millimetri di diametro. Nella parte del catetere esterna alla cute sono predisposte vie di accesso per i diversi tipi di infusione (queste vie hanno generalmente un lume differenziato tra loro e sono indipendenti l’una dall’altra). L’utilizzo di questo tipo di catetere può essere potenzialmente complicato da una infezione batteriemica. Per approfondire, leggi anche: Catetere venoso centrale: posizionamento, gestione e linee guida
Catetere venoso periferico
Il catetere venoso periferico (CVP) è un presidio medico che si inserisce (incannulamento del”ago cannula) in una delle vene periferiche (cefalica, mediana, basilica, radiale, ulnare) o altre vene superficiali del corpo, se il braccio non è accessibile. I CVP comprendono cateteri a impianto periferico (PICC), cateteri non tunnellizzati, cateteri tunnellizzati, cateteri tunnellizzati-cuffiati e sistemi totalmente impiantabili (port). L’utilizzo di ognuno di questi dispositivi può essere potenzialmente complicato da una infezione batteriemica. Per approfondire, leggi anche: Catetere venoso periferico: posizionamento e gestione infermieristica
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