Il catetere venoso periferico (CVP) è un presidio medico che si inserisce (incannulamento del”ago cannula) in una delle vene periferiche (cefalica, mediana, basilica, radiale, ulnare) o altre vene superficiali del corpo, se il braccio non è accessibile. I CVP comprendono cateteri a impianto periferico (PICC), cateteri non tunnellizzati, cateteri tunnellizzati, cateteri tunnellizzati-cuffiati e sistemi totalmente impiantabili (port). L’utilizzo di ognuno di questi dispositivi può essere potenzialmente complicato da una infezione batteriemica. L’impianto di cateteri venosi periferici e centrali è una delle cause principali di infezioni nosocomiali, che comporta un aumento della morbilità e dei costi ospedalieri.
Catetere venoso periferico: perché si usa?
Il catetere venoso centrale è molto utile per tutte quelle situazioni in cui si vuole immettere una sostanza direttamente all’interno del circolo sanguigno (fleboclisi). Esempi tipici sono l’infusione di liquidi (soluzione fisiologica, farmaci…) e la nutrizione artificiale parenterale periferica, in cui le sostanze nutritive vengono immesse nell’organismo, “scavalcando” l’apparato digerente. La terapia endovenosa viene prescritta per molteplici ragioni, ad esempio:
- mantenere o ripristinare i liquidi del corpo;
- somministrare diversi farmaci;
- infondere elettroliti;
- supplire a carenze nutritive (attraverso nutrizione parenterale).
Il posizionamento può essere effettuato unicamente da un medico od un infermiere.
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Catetere venoso periferico: come si posiziona?
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Se l’operatore è un infermiere, può agire in autonomia anche in alcune scelte:
- individua il tipo e la misura ottimali del CVP, in base al tipo di soluzione da infondere, alla velocità di flusso ed alle caratteristiche delle vene del paziente;
- sceglie la zona del posizionamento e posiziona il CVP nel braccio non dominante del paziente per ridurre il disagio;
- evita le zone con prominenze ossee, gli arti con ridotta sensibilità, le zone cutanee che presentano anomalie come infezioni, escoriazioni o eruzioni.
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Infezioni batteriemiche da catetere (CR-BSI)
Le infezioni batteriemiche correlate al catetere (CR-BSI), associate all’impianto ed alla gestione dei cateteri venosi centrali, sono tra le complicanze iatrogene potenzialmente più pericolose. Il termine CR-BSI implica la presenza di un’infezione batteriemica la cui fonte è il catetere intravascolare (come ad esempio quando si isola dal sangue periferico lo stesso micro-organismo che colonizza il catetere intravascolare). Si parla invece di semplice colonizzazione del catetere quando si dimostra la crescita di microorganismi all’interno del lume del catetere o sulla superficie esterna del tratto intracutaneo/intravascolare del catetere, in assenza di segni di infezione sistemica.
Cause di infezioni da catetere
Le CR-BSI sono generalmente causate o da microrganismi che provengono dalla cute intorno al sito d’emergenza del catetere, i quali contaminano il catetere al momento dell’impianto e migrano lungo il tratto intracutaneo del catetere dopo l’impianto stesso, oppure da microrganismi provenienti dalle mani dell’operatore sanitario, i quali contaminano e colonizzano le porte di accesso delle linee infusionali durante le procedure di gestione. Meno frequentemente le CR-BSI possono essere secondarie ad una contaminazione della soluzione infusa endovena o ad una disseminazione di germi per via ematica, provenienti da un focolaio di infezione annidato in un’altra regione del corpo. Le infezioni da catetere sono prevenibili usando le norme igieniche di base ed eseguendo con attenzione ogni fase del posizionamento del catetere.
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