Un film di Giuseppe Tornatore, con Gérard Depardieu, Roman Polanski, Sergio Rubini, Nicola Di Pinto, Paolo Lombardi. Drammatico, thriller, psicologico, Italia, 1994, Durata 110 minuti.
Trama in sintesi (senza spoiler)
In una notte di tempesta, in un bosco, si ode un colpo di pistola ed un uomo (Gérard Depardieu) corre sotto la pioggia, fino a quando incontra alcuni gendarmi che gli chiedono i documenti, ma lui dice di non averli. I gendarmi lo conducono quindi presso il loro avamposto, dove il commissario (Roman Polanski) gli spiega che deve trattenersi solo per una formalità, poiché quella notte, nei dintorni, “è stata uccisa una persona” e la giornata dell’uomo misterioso deve essere ricostruita: inizia un lungo faccia a faccia dove l’imputato appare sempre più confuso ed i particolari che racconta estremamente contraddittori.
Spiegazione e significato (SPOILER)
Fin dall’inizio intuiamo che c’è qualcosa di strano, di illogico, in tutto quello che succede. Alla fine tutto diventa chiaro: l’assassino è effettivamente lo scrittore in crisi Onoff (Depardieu), ma la persona che ha ucciso è sé stesso. Tornatore aveva svelato il mistero fin dalla prima scena, ma noi non ce ne siamo accorti: nelle primissime immagini del film vediamo infatti quello che succede con gli occhi dell’assassino, con la pistola che esplode il colpo proprio nella nostra direzione e subito dopo iniziamo a correre disperati. Pensiamo che il regista ci stia mostrando l’assassino che scappa dal luogo dell’assassinio, ed in effetti è così, solo che la persona assassinata è lui stesso. Dal colpo di pistola in poi, quindi tutto il film, Onoff è già morto e quello che vediamo non è successo nella realtà, bensì in un mondo ultraterreno dove l’anima dei defunti giunge quando ancora non sa che il proprio corpo è morto.
Una porta per l’aldilà
“Non sa ancora niente?” chiede Onoff dopo aver scoperto di essere morto, riferendosi ad un giovane appena arrivato nel commissariato, nella scena mostrata qui sopra. L’anziano inserviente (Tano Cimarosa) annuisce e risponde “Neanche tu lo sapevi“, ad indicare il fatto che tutte le anime che arrivano al commissariato sono inconsapevoli della propria dipartita.
Onoff solo nel finale comprende il perché non funzionava la linea telefonica con la quale voleva avvisare Paola, il perché non aveva più documenti, il perché le penne con cui aveva provato a scrivere non avevano inchiostro, il perché era tutto così strano e senza punti di riferimento: quel luogo non appartiene al mondo terreno, e da quel posto l’anima non può più scappare, come dimostrato dal vano tentativo di fuga del protagonista. Un posto di transizione tra la vita e la morte, come il nome stesso “Onoff” potrebbe indicare, poiché traducibile in italiano come “Acceso spento“, forse metafora di “vita-morte“. Il motivo del suicidio dello scrittore? Probabilmente un insieme di fattori, capeggiati dalla crisi artistica che gli impediva di scrivere nuovi libri, culminata col desiderio di essere dimenticato da tutti, come lui stesso ammette.
Ricordare è un po’ come morire
Alle prime luci dell’alba e senza opporre più resistenza, compreso il proprio destino, Onoff viene portato via dalla caserma a bordo di una camionetta, dopo aver salutato il commissario (Polanski). Intuiamo che il commissariato è una sorta di porta dove le anime transitano prima di essere trasportate in un altro posto (l’aldilà?) e che il commissario è una sorta di spirito guida che “aiuta” le anime “perse” a comprendere quello che è realmente successo loro, facendogli ricordare gli eventi che hanno portato alla morte del loro corpo fisico. La colonna sonora stessa spiega gli eventi narrati, basta ascoltare le parole della canzone “Ricordare“, composta da Ennio Morricone proprio per questo film:
Ricordare,
ricordare è come un po’ morire,
tu adesso lo sai,
perché tutto ritorna anche se non vuoi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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