Il carcinoma follicolare della tiroide è il secondo tumore maligno (cancro) più frequente della tiroide dopo il carcinoma papillare, rappresentando circa il 15% dei carcinomi differenziati della tiroide. Può dare luogo a metastasi a distanza.
Cause e fattori di rischio
Le cause specifiche della patologia non sono ancora del tutto chiarite, tuttavia sono noti alcuni fattori di rischio, tra cui varie condizioni e patologie:
- sesso femminile;
- età > 50 anni;
- esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti (quelli di radiografia e TAC);
- radioterapia;
- somministrazione di iodio radioattivo;
- incremento di TSH;
- mutazioni oncongene RET e RTK;
- mutazioni oncogene RAS e BRAF;
- patologie che interessano la tiroide.
Prevenzione e screening
Poiché nelle aree dove il gozzo è endemico, per mancanza di iodio, vi è una maggior incidenza di neoplasie tiroidee, l’unica forma di prevenzione attuabile è quella di utilizzare sale iodato. Non è indicata alcuna forma di screening, perché si tratta di tumori rari e che spesso non danno problemi per lunghi anni. Potrebbe essere utile un controllo con palpazione ed ecografia della tiroide nelle donne con più di 50 anni ed anche prima in caso di familiarità con patologie tiroidee.
Sintomi
Nelle prime fasi il tumore può risultare asintomatico o dare sintomi aspecifici. In genere un carcinoma follicolare della tiroide si presenta con un unico focolaio che determina la comparsa di un nodulo tiroideo che può essere riscontrato durante l’esame obiettivo, alla palpazione. Ricordiamo che però solo il 3-5% di tutti i noduli della tiroide sono forme tumorali maligne, quindi il riscontro di un nodulo in sede tiroidea non deve necessariamente il paziente di avere un cancro tiroideo.
In alcuni casi, in presenza di un carcinoma tiroideo, il medico può riscontrare in sede laterocervicale masse linfonodali anche di dimensioni e consistenza importanti. Il paziente, nei casi più gravi, potrebbe sviluppare difficoltà respiratorie, a deglutire e nell’emissione di suoni.
Diagnosi
Dopo anamnesi ed esame obiettivo, in cui viene accertata la presenza di noduli tiroidei, vengono effettuati varie analisi, tra cui:
- esami di laboratorio con particolare attenzione agli ormoni tiroidei, TSH, TRH, anticorpi anti tireoglobulina e anti tireoperossidasi;
- ecografia tiroidea;
- agoaspirato con ago sottile: è indicato in presenza di un nodulo singolo o di un nodulo sospetto in un gozzo multinodulare. Il campione viene analizzato dal patologo e ciò permette di distinguere un nodulo benigno da uno maligno;
- scintigrafia tiroidea;
- misurazione dei livelli di calcitonina (marker specifico del carcinoma midollare della tiroide);
- test genetici: il tumore può far parte di sindromi genetiche quali la sindrome neoplastica endocrina tipo 2 (MEN2);
- TAC, RMN e PET/CT: consentono la stadiazione del tumore identificando le possibili sedi di diffusione della malattia e consentendo di progettare un eventuale intervento chirurgico.
La diagnosi di certezza è generalmente possibile solo con l’esame citologico ed istologico intraoperatorio, che consentono di individuare una “proliferazione follicolare”. L’osservazione dell’invasione della capsula è la caratteristica che permette di fare la diagnosi differenziale fra adenoma follicolare (tumore benigno) e carcinoma follicolare.
Trattamento
La necessità di avere un esame istologico definitivo obbliga in molti casi i pazienti con “proliferazione follicolare” a subire un intervento di emitiroidectomia con finalità diagnostica. Quell’unico caso su 5 in cui la diagnosi definitiva è di “carcinoma follicolare” dovrà essere rioperato per asportare la restante tiroide (realizzando in definitiva una tiroidectomia totale). Il trattamento del carcinoma follicolare (tranne la varietà a cellule di Hurtle) viene completato con terapia radiometabolica, per “sterilizzare” eventuali focolai distanti di malattia microscopici (non evidenti alle indagini diagnostiche). La linfadenectomia (asportazione di linfonodi) è sempre eseguita in presenza di una carcinoma midollare della tiroide, mentre in presenza di un carcinoma differenziato (follicolare o papillare) è eseguita solo se intraoperatoriamente si evidenziano linfonodi sospetti per metastasi o di dimensioni aumentate. Dopo l’intervento di tiroidectomia è generalmente indicata l’ablazione del residuo tiroideo mediante iodio-131. Lo scopo della terapia radiometabolica con iodio 131 è distruggere il tessuto tiroideo normale che quasi sempre residua anche dopo una tiroidectomia totale ed eliminare eventuali microfocolai neoplastici presenti all’interno dei residui tiroidei o in altre sedi. Un secondo obiettivo di questa terapia è rendere più efficace il follow-up mediante il dosaggio della tireoglobulina sierica e l’eventuale esecuzione della scintigrafia total-body con iodio 131.
Follow up
I pazienti vengono periodicamente sottoposti ad ecografia del collo e alla determinazione dei livelli circolanti di TSH, FT4, FT3, anticorpi anti tireoglobulina e tireoglobulina. In casi selezionati anche può essere indicato valutare la risposta della tireoglobulina dopo stimolo con TSH ricombinante umano o procedere ad una Scintigrafia totale corporea con iodio 131.
Terapia dei tumori inoperabili
Nel caso di tumori altamente aggressivi e inoperabili o in quelli caratterizzati da de-differenziazione, sono indicate la radioterapia e la chemioterapia.
Diffusione
Questo tipo di carcinoma tiroideo diffonde principalmente per via ematica (ossa e polmoni) e solo tardivamente per via linfatica. Il carcinoma follicolare spesso invade la capsula che lo circonda in maniera limitata (cancro minimamente invasivo), ma quando tale invasione è importante (cancro invasivo) ha un atteggiamento più aggressivo. Esiste una variante più aggressiva di tale tumore, il carcinoma a cellule di Hurtle, che ha spesso focolai multipli e metastasi linfonodali.
Sopravvivenza
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per un carcinoma follicolare della tiroide è mediamente superiore al 90%.
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