Agli eterni “Peter Pan” sembra che sia offerta oggi una ragione in più per giustificare la loro scelta di rimanere adolescenti spensierati anche quando anagraficamente non lo sono più, almeno in base a quanto affermato dagli esperti riuniti nel convegno internazionale di neuroscienze presso la Academy of Medical Science a Oxford.
Gli esperti hanno affermato in una conferenza stampa a Londra che adulti si diventa alla soglia dei trent’anni, anche se con differenze da persona a persona. L’età legale della maggiore età in gran parte del mondo (come anche in Italia) è di 18 anni, ma nuove ricerche suggeriscono che le persone di 18 anni stanno ancora attraversando cambiamenti nel cervello che possono influenzare e modificare il comportamento.
Peter Jones, dell’Università di Cambridge, ha affermato: “Avere una definizione di quando si passa dall’infanzia all’età adulta appare sempre più assurdo perché avviene una transizione molto più sfumata, che si svolge nell’arco di tre decenni”. Jones sottolinea inoltre che “Anche i giudici riconoscano la differenza tra un imputato di 19 anni e un criminale incallito alla fine dei trent’anni. Non c’è un’infanzia e quindi un’età adulta: le persone sono su un percorso, su una traiettoria”.
Questa ricerca non è la prima riguardo all’argomento in questione: già lo scorso anno un articolo sulla rivista Lancet Child & Adolescent Health, a cura di Susan Sawyer, direttore del centro per la salute degli adolescenti del Royal Children’s Hospital di Melbourne, aveva “spostato” più in là la fine dell’adolescenza, collocandola non a 18 anni, bensì a 24.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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