L’epilessia è una malattia neurologica cronica che colpisce la corteccia cerebrale. È caratterizzata dalla ripetizione nel tempo di crisi epilettiche: un singolo attacco, ad esempio provocato da febbre molto alta, non è sufficiente per diagnosticare la malattia.
Le cause che scatenano questa patologia sono riconducibili a fattori genetici e/o sono conseguenze di danni al cervello, come traumi cranici, tumori, malattie infettive o infiammatorie, ictus. Ci sono due picchi d’insorgenza, il primo in età neonatale – infantile, il secondo nella terza età. Le crisi epilettiche possono essere convulsive o non convulsive. Quelle più appariscenti e più conosciute sono le prime, caratterizzate da scosse e irrigidimento muscolare, bava alla bocca e perdita di coscienza della durata di pochi secondi a uno o due minuti. Dopo l’attacco, si può rimanere incosciente o dormire per alcuni minuti o anche per ore.
Come riconoscere l’imminente arrivo di una crisi?
L’epilessia può manifestarsi con alcuni sintomi non appariscenti, ma ripetitivi nel tempo, che il paziente impara a riconoscere. E’ importante che il paziente impari a riconoscere l’imminente arrivo di una crisi, in modo da posizionarsi in un luogo dove non possa farsi male perdendo coscienza.
La crisi convulsiva è di solito preceduta da sensazione di malessere, letargia, alle volte sono sensazioni fastidiose allo stomaco simili a un pugno, con palpitazione e rossore del volto (la cosiddetta “aura epigastrica”). Altre invece sono legate alla perdita di orientamento o ancora allucinazioni visive, olfattive e sonore. O impressioni di “già visto” o “già vissuto” (crisi dismnesiche), stati d’animo di paura improvvisa simili agli attacchi di panico (crisi affettive), accompagnate o meno da forti nausee.
Come ci si deve comportare quando si capisce che sta per arrivare una crisi?
La crisi convulsiva è vissuta come un evento traumatico sia in chi la prova, sia in chi assiste a un attacco. La prima regola è di usare il buon senso e mettere in pratica alcune semplici misure di sicurezza per proteggersi dalla caduta di oggetti o da altri pericoli che lo potrebbero ferire. Importante posizionarsi in un luogo dove non ci si possa far male, interrompendo qualsiasi attività. Uscire subito dalla doccia, ad esempio, oppure accostare con l’automobile se si sta guidando. Se si è in compagnia di altre persone, avvertirle dell’imminente attacco.
L’epilessia è ancora un ostacolo alla qualità della vita?
Oggi chi soffre di epilessia può svolgere una vita lavorativa e sociale normale. Ci sono alcune restrizioni che riguardano alcuni mestieri come ad esempio il pilota d’aerei e certi sport come il paracadutismo o le attività subacquee. La patente di guida è sottoposta alla normativa europea. Ci sono due “abitudini” sconsigliate a chi soffre di questa malattia: la privazione del sonno, perché aumenta il rischio di crisi e ubriacarsi perché l’alcol in eccesso riduce e abbassa la vigilanza oltre a interagire con i farmaci che si assumono quotidianamente. È bene sottolineare che anche le donne che soffrono di epilessia possono affrontare con serenità la gravidanza, il parto e l’allattamento e concepire figli sani anche se sono sottoposte a terapia farmacologica antiepilettica. Se adeguatamente curati, i pazienti possono svolgere una vita attiva e produttiva normale sotto tutti i profili, da quello lavorativo a quello sociale.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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