Si definiscono fitoestrogeni alcuni composti di origine vegetale che hanno una struttura chimica e una funzione simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo umano. Tre sono i principali gruppi di fitoestrogeni: isoflavoni, cumestani e lignani, ciascuno con caratteristiche specifiche. Le fonti principali di questi composti sono legumi, frutta e verdura. Tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni, e più diffusi nell’alimentazione umana sin dai tempi remoti, la soia occupa senza dubbio il primo posto: contiene infatti fino a 100 diversi tipi di fitoestrogeni (soprattutto gli isoflavoni genisteina, daidzeina e gliciteina), oltre a una serie di altri composti che ne fanno un alimento chiave per l’alimentazione salutare. I lignani fanno parte delle fibre alimentari abbondanti nei legumi, nelle noci, nei cereali integrali e in frutta e verdura, mentre i cumestani si trovano nei germogli (per esempio gli alfa-alfa) e nel trifoglio.
Gli effetti dei fitoestrogeni sono sempre e solo benefici?
Si sente spesso parlare dei benefici per la salute legati al consumo di cibi ricchi in fitoestrogeni: la loro fama di alleati dello star bene è in genere meritata. Molti studi hanno infatti dimostrato che queste sostanze offrono vantaggi al sistema cardiovascolare, aiutano le donne in menopausa a ridurre i sintomi più fastidiosi come le vampate di calore e le sudorazioni notturne, riducono il rischio di osteoporosi e hanno un effetto protettivo contro diversi tipi di tumore. Quindi perché c’è chi mette in guardia dall’assumere estrogeni di origine vegetale? La risposta a questa domanda è racchiusa nella somiglianza tra i fitoestrogeni e gli estrogeni umani e in particolare dall’osservazione che in alcuni casi le molecole vegetali si comportano come “distruttori endocrini” per diversi bersagli molecolari nell’organismo, portandosi dietro una serie di effetti negativi per la salute. In altre parole, a seconda del contesto, i fitoestrogeni possono ampliare o ridurre l’effetto degli estrogeni endogeni prodotti dall’organismo.
Amici o nemici del tumore?
Il legame tra fitoestrogeni e cancro è ancora molto dibattuto tra i ricercatori. Gli studi epidemiologici mostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole ha un effetto generalmente protettivo in particolare contro il tumore al seno (il più studiato in rapporto ai fitoestrogeni). Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri paesi asiatici dove il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello delle diete occidentali. Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno indipendentemente dal fatto che la malattia sia positiva o negativa per la presenza del recettore degli estrogeni (ER), uno dei punti critici quando si cerca di capire l’effetto dei fitoestrogeni sulla proliferazione del tumore. Le cellule ER+ sono infatti sensibili all’azione degli estrogeni che ne possono stimolare la crescita. In base a risultati di esperimenti di laboratorio è sorto il dubbio che anche i fitoestrogeni potessero agire come promotori del tumore o potessero interferire in qualche modo con l’azione delle terapie ormonali contro il cancro. Se così fosse, le donne con una precedente diagnosi di tumore ER+ dovrebbero evitare qualsiasi cibo contenente tali sostanze. In realtà la ricerca è giunta a conclusioni differenti, anche se non ancora definitive: il consumo di soia e altri alimenti contenenti fitoestrogeni non è controindicato per nessuno, anche se in caso di anamnesi positiva per il tumore alla mammella (familiari con cancro al seno) o di una precedente diagnosi di tumore è meglio far riferimento al proprio oncologo per capire cosa è meglio portare a tavola.
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Una ricerca piuttosto complessa
Potrebbe sembrare strano che nonostante i numerosi sforzi della comunità scientifica, ancora non si sia giunti a conclusioni definitive sul rapporto tra consumo di fitoestrogeni e rischio di sviluppare un tumore. In realtà, guardando alla complessità dei fitoestrogeni, al numero molto elevato di molecole che appartengono a questa categoria e alle difficoltà di generare dati davvero confrontabili tra i diversi studi clinici, si può comprendere perché sia così complicato trarre conclusioni inequivocabili. Innanzitutto bisogna tener conto del fatto che gli effetti dei fitoestrogeni cambiano a seconda del periodo della vita nel quale li si assume: più protettivi contro il rischio di tumore al seno se assunti in adolescenza, più “neutri” se assunti in là negli anni. Ci sono poi tutte le variabili presenti negli studi clinici, in primo luogo quelle che riguardano la popolazione presa in esame. Uno studio svolto in Asia difficilmente sarà confrontabile con uno svolto in occidente: sono diverse le caratteristiche genetiche delle persone coinvolte, e di conseguenza anche la loro capacità di interagire con i fitoestrogeni; e sono anche molto distanti le abitudini alimentari (un consumo “alto” di soia negli Stati Uniti, risulterebbe probabilmente “basso” in Cina). Non bisogna dimenticare, infine, che quando si vuole valutare l’effetto dei fitoestrogeni assunti con l’alimentazione si deve tener conto del fatto che ogni alimento ne contiene diversi ed è il loro insieme a dare l’effetto finale, positivo o negativo che sia. Dati tutti questi problemi ancora irrisolti, gli esperti sono cauti e sostengono che al momento, la strategia migliore è evitare gli eccessi in un senso o nell’altro: niente paura dei fitoestrogeni, ma tanta consapevolezza e informazione.
In conclusione
Negli ultimi anni il mondo scientifico ha mostrato un crescente interesse nei confronti dei fitoestrogeni e della loro capacità di influenzare la salute umana. Gli studi sull’argomento sono stati numerosi, ma non conclusivi: oggi non è ancora possibile giungere ad affermazioni definitive su alcuni aspetti del rapporto fra fitoestrogeni e salute. Per quanto riguarda in particolare il rischio di sviluppare un cancro, l’attenzione degli esperti si è rivolta soprattutto ai tumori più sensibili agli estrogeni come per esempio quello del seno, dell’endometrio e della prostata. Seppure con qualche saggia cautela, dagli studi sembra emergere che una dieta ricca di fitoestrogeni (e quindi di legumi, frutta e verdura) offra qualche protezione anche a chi ha già avuto una diagnosi di tumore. Diverso è il discorso legato ai supplementi a base di fitoestrogeni: non serve assumerli a scopo preventivo e non ci sono ancora dati sufficienti per escludere effetti negativi sulla salute.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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