Soia: proprietà, calorie, valori nutrizionali, controindicazioni

MEDICINA ONLINE SOIA LATTE PROTEINE CARNE VEGANO VEGETARIANO CIBO LEGUMI FIBRE INSOLUBILI SOLUBILI LEGUMI VERDURE DIETA DIMAGRIRE STIPSI PROTEINE CALORIE CONTROINDICAZIONI CANCRO SENO MAMMELLA FITOESTROGENI ISOFLAVONI GRASSI.jpgLa soia è una pianta erbacea annua che può raggiungere 80-100 cm di altezza. Ha un portamento eretto, più o meno cespuglioso, Continua a leggere

Fitoestrogeni, ormoni e tumore alla mammella: legami pericolosi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Studio Roma Ecografia Mammella Tumore Seno Muscoli Spalla Ginocchio Traumatologia Sport Arti Gambe Esperto Referto Articolare Medicina Estetica Cellulite Cavitazione RASSODARE SENO RADIOFREQUENZA CHIRURGIALe donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato è alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L’ormonoterapia di per sé causa però numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico).

Nelle donne in menopausa, è diventata popolare l’assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell’ipotesi che abbiano un’azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell’aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si è infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7). In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale.

A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l’efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne). Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un’attività di stimolo sulla crescita tumorale.

Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l’elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione è di difficile interpretazione epidemiologica e non può essere trasferita alle popolazioni occidentali né ad altri effetti ormonali degli isoflavoni. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l’uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perché molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.

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Fitoestrogeni: rimedi naturali in menopausa

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTE.jpgFitoestrogeni: molte donne ne hanno sentito parlare, poche sanno cosa sono davvero e come agiscono sull’organismo femminile?
Io amo chiamarli “ormoni verdi”! In pratica, sono estratti ricavati da piante a elevato potere estrogenico: la salvia, la soia, il trifoglio rosso, la cimicifuga racemosa. Si tratta di veri e propri estrogeni naturali, in grado cioè di agire al livello organico proprio come gli estrogeni della terapia sostitutiva, ma con un’azione molto più leggera, blanda e, di conseguenza, non dannosa per l’organismo. Questo significa, in parole semplici, che il fitoestrogeno è scarsamente attivo sia sull’utero sia sulla mammella (organi a rischio con la terapia estrogenica artificiale), ma beneficamente attivo sui principali organi che, invece, tendono a invecchiare e ad ammalarsi, come la pelle, il cervello, le ossa, il sistema cardiovascolare e la vagina. Dunque, il saggio principio della minima dose con il massimo effetto è garantito: con i fitoestrogeni le ossa e il cervello si mantengono in ottima salute, la pelle resta giovane e bella, l’utero e il seno non corrono alcun pericolo.

Dove si trovano i fitoestroegeni?
Gli “ormoni verdi” si dividono in tre gruppi principali: gli isoflavoni, i lignani e i cumestani.

  • Gli isoflavoni sono contenuti in dosi generose nei legumi, per esempio nelle lenticchie, nei fagioli, nei piselli, ma soprattutto nella soia.
  • I lignani sono contenuti nella buccia (o meglio, nella cuticola) dei cereali principali – ovvero grano, frumento, orzo, riso, segala, semi di lino – nella frutta, nella verdura e negli oli vegetali, incluso l’olio d’oliva.
  • I cumestani, infine, sono presenti soprattutto nei germogli.

È chiaro, quindi, che la prevenzione della sindrome menopausale dovrebbe partire proprio in cucina, grazie all’ampio utilizzo di soia (ma anche tofu e latte di soia) e di tutti i legumi, oltre che dei semi (lino, girasole, noci, mandorle e così via). Una cucina salva-salute e salva-govinezza ben conosciuta dalle donne orientali che, a parità di anni, non solo evitano i disturbi più fastidiosi della menopausa, ma hanno anche ossa molto più forti delle loro coetanee occidentali e solo raramente si ammalano di tumore al seno. La soia e il trifoglio sono, in particolare, tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni, capaci di proteggere dalla comparsa di tumore al seno quando la donna è ancora in età fertile, figurarsi in menopausa, quando si rivelano il migliore toccasana. Attenzione, però. La sola alimentazione non basta a fare il pieno di fitoestrogeni. Per assumere la giusta quantità di principi attivi, dunque, è necessario ricorrere sempre a integratori specifici, studiati proprio per soddisfare la richiesta di fitoestrogeni da parte dell’organismo.

Quali sono i benefici degli isoflavoni?
Gli isoflavoni di soia sono riusciti a convincere ormai anche il medico più diffidente, tanto è vero che sono universalmente utilizzati per contrastare i fastidi che la menopausa porta con sé e per prevenirne le conseguenze più pericolose per la salute futura della donna, come l’osteoporosi. Questo non stupisce, visto che il loro impiego è semplice e praticamente privo di effetti collaterali. Con i nostri ormoni verdi, le vampate si spengono ed è possibile vivere la fine dell’età fertile in armonia e in salute. I miglioramenti sono apprezzabili rapidamente, dopo il primo mese di trattamento, e restano invariati nel tempo. Mentre i sintomi più fastidiosi vengono neutralizzati, le ossa rimangono salde e forti, così come il colesterolo cattivo e i trigliceridi (i principali nemici di cuore e arterie) si abbassano e se sono già bassi non si alzano, con enormi vantaggi per l’intero sistema cardiovascolare. Un risultato, questo, che è stato ormai dimostrato da moltissimi studi ginecologici, tanto da indurre molti esperti a suggerire un’integrazione con fitoestrogeni anche nelle donne che stanno seguendo la TOS (terapia ormonale sostitutiva) a scopo precauzionale e preventivo.

Nonostante siano sostanze naturali, ci sono possibili effetti collaterali?
Gli effetti collaterali sono praticamente nulli, tuttavia non devono essere assunti in presenza di forti fattori di rischio per il cancro al seno (ad esempio in caso di madri o sorelle con cancro al seno).

Trattandosi di integratori, ci si può affidare al fai-da-te o è sempre meglio seguire il consiglio del medico?
No al fai-da-te. L’integratore deve essere sempre assunto dopo un parere positivo da parte del medico, specie se si è a rischio di cancro al seno.

Quando i rimedi naturali sono da preferire alla TOS (terapia ormonale sostitutiva)?
Quando la donna ha sofferto o soffre di una serie di patologie più o meno gravi (al seno, cardiovascolari ecc.) o quando i disturbi della menopausa sono di moderata entità. Poi ci sono ben poco propense ad assumere qualcosa che “sa” di farmacologico e che, dunque, preferiscono affidarsi ai rimedi naturali. Teniamo conto che è anche possibile sfruttare le due terapie in combinata, cioè seguire una TOS a bassissimi dosaggi affiancata da una terapia sostitutiva naturale di “sostegno”. O ancora, dopo cinque anni di TOS è possibile passare il testimone ai rimedi naturali, in modo da trarre il massimo beneficio da entrambe le terapie. Le soluzioni a disposizione delle donne in menopausa, dunque, sono tanti e uno non è necessariamente migliore o peggiore di un altro: per questo è indispensabile farsi seguire da un medico. In casi particolari – per esempio di menopausa precoce, isterectomia oppure ovariectomia – quale strada è meglio seguire? Ogni caso merita un’attenta valutazione a sé. In caso di menopausa precoce, per esempio, spesso si ricorre alla pillola contraccettiva, mentre in caso di isterectomia, invece, si può valutare di seguire una terapia ormonale sostitutiva con i soli estrogeni.

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I fitoestrogeni aumentano il rischio di cancro al seno?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Senologia Mammografia Tumore Cancro Seno Mammella Diagnosi Mastectomia Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione  Dietologo Roma Cellulite Sessuologia EcografieSi definiscono fitoestrogeni alcuni composti di origine vegetale che hanno una struttura chimica e una funzione simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo umano. Tre sono i principali gruppi di fitoestrogeni: isoflavoni, cumestani e lignani, ciascuno con caratteristiche specifiche. Le fonti principali di questi composti sono legumi, frutta e verdura. Tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni, e più diffusi nell’alimentazione umana sin dai tempi remoti, la soia occupa senza dubbio il primo posto: contiene infatti fino a 100 diversi tipi di fitoestrogeni (soprattutto gli isoflavoni genisteina, daidzeina e gliciteina), oltre a una serie di altri composti che ne fanno un alimento chiave per l’alimentazione salutare. I lignani fanno parte delle fibre alimentari abbondanti nei legumi, nelle noci, nei cereali integrali e in frutta e verdura, mentre i cumestani si trovano nei germogli (per esempio gli alfa-alfa) e nel trifoglio.

Gli effetti dei fitoestrogeni sono sempre e solo benefici?

Si sente spesso parlare dei benefici per la salute legati al consumo di cibi ricchi in fitoestrogeni: la loro fama di alleati dello star bene è in genere meritata. Molti studi hanno infatti dimostrato che queste sostanze offrono vantaggi al sistema cardiovascolare, aiutano le donne in menopausa a ridurre i sintomi più fastidiosi come le vampate di calore e le sudorazioni notturne, riducono il rischio di osteoporosi e hanno un effetto protettivo contro diversi tipi di tumore. Quindi perché c’è chi mette in guardia dall’assumere estrogeni di origine vegetale? La risposta a questa domanda è racchiusa nella somiglianza tra i fitoestrogeni e gli estrogeni umani e in particolare dall’osservazione che in alcuni casi le molecole vegetali si comportano come “distruttori endocrini” per diversi bersagli molecolari nell’organismo, portandosi dietro una serie di effetti negativi per la salute. In altre parole, a seconda del contesto, i fitoestrogeni possono ampliare o ridurre l’effetto degli estrogeni endogeni prodotti dall’organismo.

Amici o nemici del tumore?

Il legame tra fitoestrogeni e cancro è ancora molto dibattuto tra i ricercatori. Gli studi epidemiologici mostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole ha un effetto generalmente protettivo in particolare contro il tumore al seno (il più studiato in rapporto ai fitoestrogeni). Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri paesi asiatici dove il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello delle diete occidentali. Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno indipendentemente dal fatto che la malattia sia positiva o negativa per la presenza del recettore degli estrogeni (ER), uno dei punti critici quando si cerca di capire l’effetto dei fitoestrogeni sulla proliferazione del tumore. Le cellule ER+ sono infatti sensibili all’azione degli estrogeni che ne possono stimolare la crescita. In base a risultati di esperimenti di laboratorio è sorto il dubbio che anche i fitoestrogeni potessero agire come promotori del tumore o potessero interferire in qualche modo con l’azione delle terapie ormonali contro il cancro. Se così fosse, le donne con una precedente diagnosi di tumore ER+ dovrebbero evitare qualsiasi cibo contenente tali sostanze. In realtà la ricerca è giunta a conclusioni differenti, anche se non ancora definitive: il consumo di soia e altri alimenti contenenti fitoestrogeni non è controindicato per nessuno, anche se in caso di anamnesi positiva per il tumore alla mammella (familiari con cancro al seno) o di una precedente diagnosi di tumore è meglio far riferimento al proprio oncologo per capire cosa è meglio portare a tavola.

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Una ricerca piuttosto complessa

Potrebbe sembrare strano che nonostante i numerosi sforzi della comunità scientifica, ancora non si sia giunti a conclusioni definitive sul rapporto tra consumo di fitoestrogeni e rischio di sviluppare un tumore. In realtà, guardando alla complessità dei fitoestrogeni, al numero molto elevato di molecole che appartengono a questa categoria e alle difficoltà di generare dati davvero confrontabili tra i diversi studi clinici, si può comprendere perché sia così complicato trarre conclusioni inequivocabili. Innanzitutto bisogna tener conto del fatto che gli effetti dei fitoestrogeni cambiano a seconda del periodo della vita nel quale li si assume: più protettivi contro il rischio di tumore al seno se assunti in adolescenza, più “neutri” se assunti in là negli anni. Ci sono poi tutte le variabili presenti negli studi clinici, in primo luogo quelle che riguardano la popolazione presa in esame. Uno studio svolto in Asia difficilmente sarà confrontabile con uno svolto in occidente: sono diverse le caratteristiche genetiche delle persone coinvolte, e di conseguenza anche la loro capacità di interagire con i fitoestrogeni; e sono anche molto distanti le abitudini alimentari (un consumo “alto” di soia negli Stati Uniti, risulterebbe probabilmente “basso” in Cina). Non bisogna dimenticare, infine, che quando si vuole valutare l’effetto dei fitoestrogeni assunti con l’alimentazione si deve tener conto del fatto che ogni alimento ne contiene diversi ed è il loro insieme a dare l’effetto finale, positivo o negativo che sia. Dati tutti questi problemi ancora irrisolti, gli esperti sono cauti e sostengono che al momento, la strategia migliore è evitare gli eccessi in un senso o nell’altro: niente paura dei fitoestrogeni, ma tanta consapevolezza e informazione.

In conclusione

Negli ultimi anni il mondo scientifico ha mostrato un crescente interesse nei confronti dei fitoestrogeni e della loro capacità di influenzare la salute umana. Gli studi sull’argomento sono stati numerosi, ma non conclusivi: oggi non è ancora possibile giungere ad affermazioni definitive su alcuni aspetti del rapporto fra fitoestrogeni e salute. Per quanto riguarda in particolare il rischio di sviluppare un cancro, l’attenzione degli esperti si è rivolta soprattutto ai tumori più sensibili agli estrogeni come per esempio quello del seno, dell’endometrio e della prostata. Seppure con qualche saggia cautela, dagli studi sembra emergere che una dieta ricca di fitoestrogeni (e quindi di legumi, frutta e verdura) offra qualche protezione anche a chi ha già avuto una diagnosi di tumore. Diverso è il discorso legato ai supplementi a base di fitoestrogeni: non serve assumerli a scopo preventivo e non ci sono ancora dati sufficienti per escludere effetti negativi sulla salute.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Isoflavoni di soia: proprietà e controindicazioni (tiroide e metabolismo)

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTEGli isoflavoni sono composti chimici, una sottoclasse di composti fenolici, di origine vegetale. Gli isoflavoni di soia quindi non sono altro che dei fitoestrogeni: sostanze di origine vegetale, dotati di azione estrogenica, con una struttura molto simile all’estradiolo prodotto dalle ovaie. La particolarità degli isoflavoni di soia da cui derivano molti dei loro effetti benefici per la salute, è che questi hanno una azione, o meglio una doppia azione, simile a quella degli ormoni femminili. Infatti le molecole dei fitoestrogeni si attaccano ai recettori degli estrogeni e formano un complesso alternativo che può avere proprietà ambivalenti – funzionare quindi come estrogeno o anti-estrogeno – a seconda del contesto in cui agisce.

Se il complesso fitoestrogenico agisce in casi di carenza ormonale, sostituisce l’estrogeno e colma le carenze, anche se possiede una capacità estrogenica mediocre rispetto all’estradiolo; se, invece, questo complesso agisce in contesto di elevata incidenza estrogenica, si comporta come un estrogeno debole con funzione anti – estrogeno, attaccandosi ai recettori ormonali e impedendo, dunque, agli estrogeni forti di agire e di attaccarsi ai recettori. Viste queste loro proprietà gli isoflavoni sono molto utilizzati in omeopatia come cura contro gli squilibri ormonali.

Gli isoflavoni di soia hanno una capacità estrogenica di circa 1000 – 10000 volte inferiore rispetto all’estradiolo: sono composti di genicisteina (70%), daidzeina (25%) e gliciteina (5%). I composti degli isoflavoni, molto spesso, si trovano liberi, ma, ancor più spesso, possono presentarsi in forma glicosilata, cioè uniti a zuccheri: per scindere lo zucchero da questi componenti, il nostro organismo necessita di un’enzima che agisce nel nostro intestino, al momento della digestione, sulla flora batterica. Gli isoflavoni di soia sono incolori ed inodori.

Proprietà benefiche degli isoflavoni di soia.

Gli isoflavoni sembrerebbero avere un azione positiva su molti aspetti legati alla salute ed al benessere sia per le donne che per gli uomini.

  • Proprietà Antitumorali: gli isoflavoni di soia sono ottimi inibitori degli enzimi cancerogeni, antiossidanti e dei fortissimi immunostimolatori. Ricerche recenti hanno dimostrato che, agendo come anti-estrogeni, equilibrano le carenze ormonali e bloccano l’assorbimento di estrogeni chimici che possono essere potenzialmente dannosi, in questo modo gli isoflavoni prevengono l’insorgenza del cancro alla mammella o all’utero nella donna e alla prostata nell’uomo.In particolare la genicisteina, il più importante componente degli isoflavoni di soia, inibisce la crescita dei vasi sanguigni tumorali.
  • Benefici sul sistema cardio-circolatorio: strettamente legate all’azione di abbassamento dei livelli di colesterolo nel sangue è anche l’azione protettiva che la soia svolge quindi per la circolazione sanguigna, infatti ostacolando l’ossidazione delle molecole di LDL gli isoflavoni impediscono che le arterie si ostruiscano. Di quest’ azione di beneficia l’intero apparato, cuore e cervello compresi, sembra infatti che gli isoflavoni contribuiscano anche a ritardare aterosclerosi.
  • Isoflavoni di soia e capelli: Dal momento che esiste un rapporto molto stretto anche tra lo stato di salute dei capelli e la produzione di ormoni sia per le donne che per gli uomini gli isoflavoni vista la loro carica estrogenica sono utili anche contro la caduta dei capelli. Secondo alcuni studi infatti gli isoflavoni sarebbero in grado di stimolare la produzione di sostanze determinanti per lo sviluppo dei peli, capelli compresi, rappresentando un valido supporto nella cura della calvizia maschile. Ancora più importante diventa l’azione di questi fitoestrogeni per i seppur rari episodi di calvizia femminile e soprattutto per quei fenomeni di indebolimento ed assottigliamento dei capelli che si verificano nelle donne in periodi particolari come dopo una gravidanza e prima della menopausa.
  • Isoflavoni di soia e seno: parlando di questi fitoestrogeni non si può fare a meno di menzionare il fatto che spesso questi vengono utilizzati in integratori e prodotti che dovrebbero far aumentare il volume del seno in modo naturale, a tale proposito va detto che sebbene siano più o meno certi gli effetti positivi degli isoflavoni per la salute del seno in particolare per la prevenzione dai tumori alla mammella non si può dire lo stesso sugli effetti di crescita pubblicizzati in molti prodotti. Secondo la maggior parte degli esperti infatti per ottenere dei risultati concreti e visibili si dovrebbero assumere quantità troppo ingenti di isoflavoni, motivo per cui sebbene non siano dannosi questi prodotti sono per lo più inefficaci.

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Benefici per la salute delle donne.

Esiste un legame molto stretto tra le ricerche e gli studi che sono stati condotti in questi ultimi anni su questi fitoestrogeni per dimostrarne le proprietà salutari e l’universo femminile. L’idea di approfondire le caratteristiche ed i potenziali benefici di queste sostanze infatti è nata da uno studio che ha rilevato che le donne giapponesi avevano molti meno disaggi nel periodo della menopausa rispetto alle occidentali. Da qui l’intuizione che le differenze fossero legate ad abitudini alimentari, l’individuazione della soia come principale alimento da indagare, e la scoperta che gli isoflavoni contenuti in questa proteina vegetale sono dotati di forte carica ormonale cosa che, secondo alcuni, li rende importantissimi soprattutto in fasi particolari della vita della donna come la menopausa in cui la caduta degli estrogeni, nell’organismo femminile, raggiunge il picco massimo. Prima di parlare dei potenziali effetti benefici che il consumo di soia e l’utilizzo di integratori possono avere per le donne va detto però che esiste anche una corrente di pensiero che non ritiene sufficienti gli studi condotti fin’ora e quindi non riconosce agli isoflavoni di soia tutte queste proprietà. Altri ancora sostengono che i risultati avuti sui campioni di donne giapponesi siano da collegare ad un consumo di soia costante durante tutto l’arco della vita, per cui le proprietà benefiche degli isoflavoni dipenderebbero da un assunzione regolare di questi nutrienti. Secondo questa teoria quindi non servirebbe a nulla incrementare l’apporto di isoflavoni, sia in modo naturale attraverso gli alimenti che attraverso integratori, esclusivamente nel periodo della menopausa.

Vediamo ora quali sono le proprietà attribuite agli isoflavoni di soia per l’organismo femminile durante le diversi fasi di vita:

  • Regolarizzazione dei livelli ormonali: L’azione benefica degli isoflavoni non si limita al periodo critico della menopausa, vista la loro doppia azione in età fertile, gli isoflavoni agiscono come antiestrogeni, contribuendo a regolare i livelli ormonali, effetto particolarmente utile per donne che hanno cicli mestruali irregolari o soffrono di squilibri ormonali, per prevenirli infatti ogni donna dovrebbe inserire nella propria dieta alimenti che contengano soia. Non sono dimostrate interazioni con l’assunzione della pillola anticoncezionale.
  • In gravidanza: Il consumo di soia andrebbe invece controllato durante la gravidanza e l’allattamento, dal momento che sembra che questi fitoestrogeni attraverso il liquido amniotico possano interferire con lo sviluppo endocrino del bambino.
  • In menopausa : Con il raggiungimento dell’età matura al contrario la soia assumerebbe un ruolo molto importante in quando gli isoflavoni in essa contenuti si sostituiscono agli estrogeni che vengono meno con il sopraggiungere della menopausa e quindi sono in grado di attenuare alcuni sintomi, riducendo al massimo le vampate di calore, gli sbalzi di umore e i tremori, tipici di questa fase.
  • Contro il colesterolo: Sembra che intervenendo sul processo di ossidazione delle LDL, riducendo in modo significativo la stratificazione di queste sostanze nelle arterie gli isoflavoni contribuiscano anche a prevenire malattie cardiovascolari.
  • Per prevenire l’osteoporosi: gli effetti degli isoflavoni sull’indobolimento delle ossa sarebbero da collegarsi da un lato al loro diretto intervento sull’attività delle cellule che durante questo periodo iniziano a danneggiare le ossa limitandone gli effetti e dall’altro stimolando invece le cellule preposte a rigenerare le ossa. Un effetto secondario riguardo l’osteoporosi è legato al fatto che gli isoflavoni contribuirebbero a migliorare l’assorbimento del calcio nutriente molto importante per la salute delle ossa.

Controindicazioni ed effetti collaterali.

Sebbene da tutti gli sudi condotti non sembrano emergere particolari effetti collaterali nell’assunzione degli isoflavoni di soia vi sono però dei casi in cui la somministrazione di queste sostanze va fatta sotto stretto controllo del medico o dell’omeopata, ed altri in cui sarebbe meglio evitare di seguire terapie a base di questi fitoestrogeni.

  • Interazioni con i farmaci: Secondo recenti studi gli isoflavoni potrebbero alterare l’assorbimento di alcuni farmaci in quanto la genesteina e la daidzeina in essi contenute modificherebbero la normale produzione di trasportati come la glicoproteina p. Inoltre genesteina e daidzeina eserciterebbero effetti anche su alcune citoforme e su alcuni citocromi per cui i pazienti che seguono terapie a base di farmaci che vengono assorbiti da queste particolari tipologie di enzimi dovrebbero prestare molta attenzione nel l’assumere isoflavoni di soia. Vista la carica estrogenica degli isoflavoni anche pazienti che seguono terapie a base di estrogeni o proteoestrogeni dovrebbero valutare con attenzione la possibilità di interazioni.
  • Effetti sulla tiroide: Esistono opinioni diverse anche sugli effetti che gli isoflavoni di soia avrebbero sulla tiroide, per anni infatti si è sostenuto che questi fitoestrogeni interferissero con la produzione degli ormoni tiroidei rallentandone il funzionamento, motivo per cui da un lato veniva altamente sconsigliata l’assunzione di grandi quantità o integratori di soia a soggetti ipotiroidei o che seguivano terapie farmacologiche legate agli ormoni tiroidei, e dall’altro si è diffusa la credenza che questi ormoni facciano ingrassare. Secondo recenti scoperte effettuate da un gruppo di studiosi italiani la soia ed i suoi isoflavoni sembrerebbero essere del tutto estranei al funzionamento della tiroide, e quindi non fanno assolutamente ingrassare. Non esistendo un opinione condivisa è consigliabile per i soggetti che soffrono di ipotiroidismo chiedere un parare al proprio medico di fiducia prima di intraprendere una terapia a base di estratti di soia o di incrementare in modo considerevole le quantità di alimenti a basa di soia assunti quotidianamente.
  • Interazioni con i nutrienti: secondo alcuni gli isoflavoni avrebbero degli effetti anche sul corretto assorbimento da parte dell’organismo di alcuni nutrienti in particolare minerali, come ferro calcio e zinco, per questo quando si seguono terapie a base di questi fitoestrogeni sarebbe meglio assumere gli integratori lontano dai pasti in modo da non interferire con il metabolismo dei nutrienti.
  • Gravidanza ed allattamento: come già ricordato l’assunzione soprattutto di integratori di isoflavoni andrebbe del tutto evitata durante il periodo della gravidanza e dell’ allattamento in quanto potrebbero avere effetti tossici sul feto ed interferire sul corretto assorbimento di alcuni nutrienti

Alimenti ed isoflavoni di soia.

Come è facilmente deducibile questi fitoestrogeni si trovano in tutti gli alimenti a base di soia, bisogna però fare una distinzione tra

  • quelli che ne contengono una percentuale maggiore come i semi, le proteine, il tofu (formaggio a base di soia) il latte di soia, la farina di soia il tempeh (alimento ricavato dai semi e noto anche come carne di soia) ed il miso (condimento a base di soia ed altri cereali),
  • quelli che invece ne contengono percentuali minori come l’olio di soia le hamburger ed i gelati a base di soia.

Dosaggio e tempi di somministrazione.

Visto che gli effetti degli isoflavoni sono evidenti soprattutto nel periodo della menopausa i consigli sul dosaggio si riferiscono a terapie adatte a donne che si avvicinano a questa fase critica della vita. L’ideale sarebbe assumere quotidianamente circa 50 – 70 grammi di proteine di soia il che vuol dire bere un bicchiere di latte di soia o mangiare una porzione di tofu o di tempeh nell’arco della giornata.

In alternativa si può ricorrere all’utilizzo di integratori alimentari che contengano isoflavoni molti dei quali sono acquistabili in farmacia senza bisogno di alcuna prescrizione medica.

In linea generale sono sufficienti 3 mesi per avere i primi benefici, ad ogni modo visto anche le critiche mosse da molti detrattori degli effetti benefici degli isoflavoni in menopausa sarebbe meglio per le donne iniziare la terapia preventivamente abituandosi a consumare normalmente la soia nell’arco della vita per incrementarne poi le quantità con l’avvicinarsi della menopausa.

Integratori di isoflavoni.

Il mercato di integratori di isoflavoni di soia è davvero molto vasto. Visto il loro largo utilizzo questi integratori vengono prodotti in diverse tipologie, dalle bustine da sciogliere in acqua alle capsule. Molti di questi integratori contengono oltre agli isoflavoni di soia anche altri minerali o vitamine utili nel periodo della menopausa come calcio, magnesio e vitamina D3. Il prezzo va dai 10€ ai 20€ a seconda della complessità del prodotto e delle dimensioni della confezione.

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Fitoestrogeni e isoflavoni del trifoglio per il trattamento della menopausa

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTENella menopausa le donne soffrono di fastidiose vampate di calore indice dello squilibrio ormonale, per alleviare questi sintomi si rivolgono a terapie ormonali. Gli effetti collaterali e l’aumento del rischio di tumore al seno e malattie cardiovascolari, ha spinto la ricerca verso nuove forme di cura tratte dalla medicina complementare per gestire i sintomi della menopausa, stiamo parlando dei fitoestrogeni ricavati dagli isoflavoni della soia e del trifoglio. Oggi ci concentriamo nello specifico sui rimedi di derivazione naturale utili per ridurre la spiacevole sintomatologia legata al periodo della menopausa. Queste molecole sono gli isoflavoni

I rischi associati alla menopausa : rischi cardiovascolare ed osteoporosi

Dopo la menopausa, si incrementa nella donna il rischio di andare incontro a patologie cardiovascolari (ipertensione) ed ossee (osteoporosi). Le vampate di calore e la sudorazione sono legate al fatto che l’alterarsi del delicato equilibrio ormonale estro – progestinico “disturba” il nostro termostato interno – l’ipotalamo – facendogli leggere come elevata una temperatura corporea in realtà modificata solo di pochi centesimi di gradi. Per questo motivo l’organismo reagisce con sudorazione e vampate per eliminare calore in eccesso. Il rischio cardiovascolare è legato al mancato utilizzo di colesterolo per sintetizzare gli ormoni estrogeni e progestinici: così il colesterolo in eccesso può depositarsi a livello dei vasi, danneggiandoli. L’osteoporosi si manifesta per la ridotta attivazione degli osteoblasti, le cellule dell’osso deputate alla sua ricostruzione, stimolate proprio dagli estrogeni; per contro gli osteoclasti, cellule che eliminano l’osso usurato, sono attivissimi e continuano a togliere i sali di calcio dall’osso diminuendone la resistenza.

L’ attività estrogeno-simile degli isoflavoni e la loro presenza nella dieta.

Nei paesi occidentali le donne che soffrono di vampate di calore nella fase della menopausa sono circa l’80%. Invece nei paesi asiatici l’incidenza delle donne che soffrono di questo disturbo sono solo il 10-20%. Un’attenta analisi sul consumo alimentare delle popolazioni dell’Asia ha permesso di rilevare nella dieta la presenza di isoflavoni. Da qui sono partiti gli studi per isolare queste molecole e fornire tramite integrazione, un adeguato supporto quotidiano di isoflavoni, non solo per ridurre la sintomatologia tipica della menopausa, ma anche per ridurre i rischi associati a questa fase della vita (osteoporosi, rischio cardiovascolare e perdita di elasticità della pelle). Gli isoflavoni sono sostanze vegetali naturali che appartengono alla classe degli estrogeni vegetali chiamati fito-estrogeni fenolici. Queste molecole hanno attività biologica estrogeno-simile.

Gli isoflavoni nella dieta.

Le popolazioni asiatiche hanno un apporto ottimale di isoflavoni in quanto consumano soia e altri legumi in abbondanza. Tuttavia per la nostra popolazione occidentale il cambio di dieta non è facile e spesso neppure gradito, soprattutto in ragione dei quantitativi non indifferenti necessarie a garantire l’ adeguato apporto degli isoflavoni ed il rischio di un aumento del peso corporeo connesso al consumo di grandi quantità di soia e derivati (latte di soia). In questi casi, per chi non ha la possibilità di modificare cosi radicalmente il proprio stile di vita l’ unica via è rappresentata dagli integratori nutrizionali derivano o dalla soia e dal trifoglio rosso. Vediamo ora di capirne la differenza.

I quattro fitoestrogeni degli isoflavoni : soia vs trifoglio

Sia la Soia che il Trifoglio Rosso sono state oggetto di moltissimi studi che hanno decretato alcune importanti differenze:

Sono quattro i principali estrogeni vegetali degli isoflavoni che hanno dimostrato un’azione efficace come fitoestrogeno: genisteina, Biochanina A, Dadzeina, Formononetina

  1.  La Soia apporta solo due isoflavoni (Genisteina e Daidzeina), il Trifoglio rosso li possiede tutti e quattro gli isoflavoni (Genisteina, Daidzeina, Biochanina A e Formononetina).
  2.   I  due isoflavoni in più del trifoglio hanno effetti benefici dimostrati: la Biochanina A ha effetti protettivi sui vasi sanguigni e sul sistema cardiovascolare;
  3. La Formononetina favorisce la proliferazione degli osteoblasti (cellule deputate alla sintesi di tessuto osseo).
  4.  Gli isoflavoni del trifoglio sono maggiormente bio disponibili e non vengono dispersi.

Gli isoflavoni del Trifoglio rosso sono presenti in forma “non zuccherina”, per questo motivo entrano direttamente  in circolo dopo soli 15 minuti dall’assunzione. Gli isoflavoni della Soia, invece, sono presenti sotto forma “zuccherina” devono essere scissi a livello intestinale e sono biodisponibili dopo 3-4 ore. i processi digestivi ed assimilativi comportano una dispersione, nelle feci, di buona parte degli isoflavoni della soia.

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Fitoestrogeni in menopausa: efficacia, effetti indesiderati e raccomandazioni

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTECon l’arrivo della menopausa la donna va incontro ad una serie di cambiamenti legati alla carenza di estrogeni che, oltre a rappresentare un forte elemento di instabilità emotiva, possono diventare fattori di rischio per lo sviluppo di malattie dell’osso (osteoporosi), del sistema circolatorio o di altri organi. In Italia solo il 3-4 % delle donne ricorre alla terapia ormonale sostitutiva sia per motivi psicologici, sia per il timore di effetti indesiderati. Non stupisce, perciò, che abbiano destato particolare interesse i fitoestrogeni, ritenuti un’alternativa naturale per la loro provenienza dal mondo vegetale.

COSA SONO

I fitoestrogeni sono composti, presenti in numerose piante, caratterizzati da un’azione simile a quella degli estrogeni (ormoni femminili). Fra i fitoestrogeni presenti in natura i più importanti sono gli isoflavoni (genisteina, dadzeina, ecc), contenuti principalmente nella soia, i lignani, presenti in alte concentrazioni nei semi di lino e in altri cereali e i cumestani, che si trovano principalmente nel trifoglio rosso e nei germogli. Un’altra sorgente di fitoestrogeni è rappresentata da alcune piante officinali come la cimicifuga (actaea racemosa) e l’erba medica (medicago sativa).

GLI EFFETTI POTENZIALI

L’interesse nei confronti dei fitoestrogeni è nato dall’osservazione che nei paesi orientali le donne in età menopausale presentano un’incidenza più bassa dei sintomi tipici della menopausa, di malattie cardiovascolari, di tumori ormono-dipendenti (es. mammella, endometrio) e di osteoporosi rispetto alle donne occidentali. Fra i vari fattori che, presumibilmente, potrebbero dar conto di queste differenze rientrano fattori genetici, dietetici e culturali. L’osservazione che, nelle persone di origine asiatica trasferitesi negli Stati Uniti, l’incidenza di malattie degenerative ”occidentali” diviene, nell’arco di 1 o 2 generazioni, simile a quella delle popolazioni residenti ha portato a ridimensionare il ruolo dei fattori genetici e a rivolgere l’attenzione ai fattori dietetici. Confrontando l’alimentazione delle popolazioni asiatiche con quella degli occidentali, una delle differenze più significative riscontrate è risultata essere il maggior consumo di soia. Poiché la soia è ricca di fitoestrogeni, sono iniziate le ricerche per valutare i potenziali benefici di queste sostanze nella donna in menopausa.

COME AGISCONO

I fitoestrogeni si trovano in natura sottoforma di precursori inattivi; una volta raggiunto l’intestino vengono metabolizzati ad opera della flora batterica intestinale a composti attivi. La capacità di metabolizzazione dipende da persona a persona e può variare a seconda dell’età del soggetto. Alcuni studi hanno messo in evidenza che queste sostanze, grazie alla loro struttura chimica simile agli ormoni femminili, nella donna sono in grado di legarsi ai recettori per gli estrogeni, pur essendo dotati di una potenza nettamente inferiore rispetto a questi. Il loro impiego viene perciò proposto nei disturbi legati all’arrivo della menopausa, come alternativa ”naturale” alla terapia ormonale sostitutiva.

SONO EFFICACI SUI SINTOMI MENOPAUSALI?

Fra i sintomi tipici della menopausa e del periodo pre-menopausa, le cosiddette ”vampate” rappresentano, soggettivamente, la maggiore motivazione per iniziare la terapia ormonale sostitutiva. Nel controllo di questi sintomi, i pochi studi condotti hanno dimostrato che i fitoestrogeni riducono lievemente la frequenza delle vampate (riduzione media del 15%). E’ tuttavia opportuno evidenziare come i risultati, peraltro modesti, si traducano in un beneficio pratico piuttosto limitato: in una donna che ad esempio sperimenta quotidianamente 10 o 12 vampate al giorno si ottiene una riduzione media di una vampata al giorno. Nessun effetto positivo invece è stato dimostrato sulla secchezza vaginale né su altri sintomi spesso presenti in menopausa come i disturbi dell’umore, ansia, cefalee, né sulla qualità di vita in generale, laddove questa è stata valutata.

SONO EFFICACI NELLA PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI?

Sono stati condotti alcuni studi riguardo i potenziali effetti benefici degli isoflavoni sulla densità ossea; i fitoestrogeni non hanno dimostrato di essere in grado di migliorare questo parametro che, inoltre, rappresenta un dato poco rilevante dal punto di vista clinico , poiché l’obiettivo primario è invece la diminuzione delle fratture.

SONO EFFICACI NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI?

Nonostante gli studi epidemiologici abbiano evidenziato che l’incidenza di malattie cardiovascolari nella popolazione asiatica sia bassa e nonostante numerosi studi abbiano dimostrato che l’assunzione giornaliera di almeno 25 g di soia, unita ad una dieta a basso contenuto di grassi, consente di ottenere importanti riduzioni del colesterolo totale, del colesterolo LDL e dei trigliceridi in soggetti ipercolesterolemici, il ruolo degli isoflavoni è ancora controverso. Non è ancora chiaro infatti se i benefici ottenuti siano da attribuire alla componente isoflavonica o ad altri componenti della soia.

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SONO EFFICACI NELLA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO?

Anche in questo ambito i dati sono piuttosto contrastanti. Non è infatti ancora stato chiarito se gli isoflavoni della soia siano in grado di prevenire o, al contrario, promuovere l’insorgenza di cancro al seno; in particolare, alcuni studi hanno suggerito che i fitoestrogeni possano proteggere dal tumore al seno nel periodo pre-menopausa e al contrario agire da promotori nel periodo post-menopausa, attraverso un meccanismo non ancora chiarito. Questa condizione di incertezza e l’inconsistenza dei dati disponibili rendono l’integrazione della dieta con i fitoestrogeni particolarmente sconsigliabile. Secondo alcuni autori, la minore incidenza di cancro del seno nelle donne giapponesi potrebbe essere dovuta ad altri fattori, come ad esempio, il maggiore numero di figli.

EFFETTI INDESIDERATI

La sicurezza d’uso dei fitoestrogeni non è ancora stata dimostrata; in particolare non sono noti gli effetti in seguito all’assunzione per lunghi periodi o a dosaggi elevati. Alcuni studi hanno evidenziato che i fitoestrogeni possono influenzare le concentrazioni di tiroxina, insulina e glucagone. Particolare attenzione deve essere posta da chi è in trattamento con tamoxifene poichè i fitoestrogeni sembrano interferire con l’attività di questo farmaco. Rimane infine da stabilire la potenziale capacità di induzione del tumore al seno. Recentemente, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, in caso di assunzione di integratori dietetici contenenti fitoestrogeni, l’apporto giornaliero di isoflavoni della soia non deve superare gli 80 mg al giorno.

ALCUNE RACCOMANDAZIONI

Anche se i dati epidemiologici riguardo l’impiego dei fitoestrogeni lasciano ipotizzare possibili benefici, sono necessari ulteriori studi volti a comprendere il profilo di efficacia e di sicurezza di questi composti naturali, quando assunti come integrazione dietetica. Soprattutto, rimane a tutt’oggi da stabilire se gli effetti positivi siano dovuti ai fitoestrogeni in sé o alla loro combinazione con gli altri componenti degli alimenti. Non è affatto dimostrato che estrapolando un solo fattore da una cultura alimentare e uno stile di vita così diversi dai nostri si ottengano gli stessi effetti. La principale raccomandazione per chi si sta avvicinando alla menopausa o è già in menopausa rimane dunque quella di seguire una dieta equilibrata, smettere di fumare e fare del movimento.

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