Alain Prost, il professore: freddo, analitico ed intelligente

MEDICINA ONLINE ALAIN PROST WIN WINNER RACE MARANELLO PROFESSORE crash Tamburello INCIDENTE IMOLA SAN MARINO GP GRAN PREMIO FORMULA 1 1989 FERRARI FIRE FUOCO USTIONIAdesso che ha superato i 60 anni e fa da team manager al figlio Nicholas, oltre che ambasciatore per Renault in F.1 e nello sport, Alain Prost si è addolcito come mai lo è stato in passato. Pilota freddo, anche se mangiava unghie con una voracità che Jean Todt se la sognava, analitico e intelligentissimo. Un genio che ha vinto “solo” 4 mondiali e avrebbe potuto fare di più. Prima ancora di Schumacher, per intenderci, molto prima di un Vettel. Sulla sua capacità visiva avrebbero potuto scriverci un trattato medico. Alain Prost era uno dei pochi piloti quasi insensibili alla luce del sole. Per vederlo correre con una visiera scura, le condizioni ambientali dovevano essere davvero eccezionali. Non che Alain fosse un alieno, solo che una visiera scura toglie parte della visibilità agli strumenti di bordo e un colpo d’occhio, a oltre 300 all’ora, può fare la differenza. Per questo, potendo farne a meno, Prost preferiva le visiere trasparenti, con solo un filo di nastro adesivo di qualche centimetro applicato sulla parte alta, tanto per impedire al sole di accecarlo in maniera diretta. Ma non finiva qua.

Alain Prost, detto anche il professore, aveva altre piccole manie, come quella di capire quanto perdeva nel leggere gli strumenti di bordo. Il contagiri, per esempio. Analizzando la telemetria, Prost aveva scoperto, infatti, che ad ogni sguardo al contagiri, il piede si alzava in maniera impercettibiledall’acceleratore, perdendo anche 200-300 giri di rotazione. Quando le differenze sono ridotte al minimo, quei 200 giri potevano significare la riuscita di un sorpasso andato a buon fine o una manovra rimandata.

Un’altra mania del “professore” erano i guanti. Dovevano essere consunti, quasi laceri e l’impugnatura sul volante avveniva coi polpastrelli arpionati nella corona. Serviva per la sensibilità di guida, specie sul bagnato. Eppure, a sentire Ayrton Senna, il bagnato non era proprio il pezzo forte di Alain Prost, al punto che in privato, ma anche con la stampa brasiliana, Senna lo chiamava “O cauteloso”, il prudente. In principio non era così. La cautela di Prost sul bagnato ha una origine certa e una data ben precisa. Avviene durante le qualifiche del GP di Germania del 1982, quando la sua Renault fu tamponata violentemente dalla Ferrari di Didier Pironi. Alain sta facendo la sua traiettoria, non ha rallentato, ma all’improvviso sente un forte colpo dietro e vede la sagoma rossa della Ferrari passargli sopra. Vede la vettura disintegrarsi, roteare per aria e riatterrare con la parte anteriore devastata.

E quando vede le condizioni di Didier Pironi, Prost capisce che sul bagnato, quel tipo di incidente, può accadere a chiunque. Da qui, sull’ asfalto troppo scivoloso, Prost cambia stile e filosofia di pilotaggio. Quando arriva alla Ferrari, alla fine del 1989, ha appena vinto il suo terzo titolo mondiale. A Suzuka è andata in scena una delle battaglie epiche della storia della F.1 e l’astuzia di Alain ha beffato la grinta di Senna: il brasiliano lo ha affiancato alla staccata della chicane e Prost ha chiuso la traiettoria, bloccando in un abbraccio le due monoposto. Alain è sceso e se ne è andato. Senna ha ripreso, facendosi spingere dai commissari. Per questo verrà squalificato e il Titolo andrà matematicamente a Prost. Senna non accetterà mai quella manovra e alla prima occasione, renderà a Prost lo sgarbo. Quando Alain arriva alla Ferrari trova Nigel Mansell, un pilota tutto cuore e piede pesante, non un politico sopraffino. Prost si guarda attorno, cerca di capire come funzionano gli equilibri interni ma nella sua mente comincia a farsi largo una idea: quando lascerà le corse, vorrà una squadra tutta sua.

E per questo comincia a studiare da team manager. Sarà il suo errore fatale a Maranello. Oltre che fare il pilota, stava anche cercando di gestire la squadra: troppe cose anche per un campione del suo calibro. Eppure il 1990 era cominciato nel migliore dei modi. Dopo il ritiro nella gara iniziale a Phoenix, inBrasile Prost vince beffando Ayrton Senna. Il brasiliano sta conducendo la gara senza problemi. Sulla pista di casa vuole umiliare Prost che lo ha derubato, secondo l’opinione del brasiliano, del titolo mondiale. La voglia di strafare è tanta e nel doppiaggio di Nakajima, Senna tocca la Tyrrell del giapponese, rovinando l’ala anteriore. Con la sosta ai box Ayrton perde anche il comando della gara, che finisce proprio a Prost che va a vincere con Senna che sale sul terzo gradino del podio. Gli sguardi fra i due la dicono lunga su cosa provi l’uno nei confronti dell’altro. Intanto le gare successive sono interlocutorie. Per tornare al successo, infatti, Prost dovrà aspettare ancora tre gare. A Imola finisce quarto, a Montecarlo si ritira, ma in Messico infila la prima di tre vittorie consecutive che lo porteranno in testa alla classifica iridata.

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In Messico Senna capisce che il rivale ha un vantaggio tecnico e in qualifica ci dà dentro, finendo però per ribaltarsi in malo modo alla curva Peraltada. Non avrà problemi fisici, ma si capisce che il week end comincia in salita. Alla Ferrari, invece, Prost non ha nessun problema a controllare il compagno di squadra Nigel Mansell, che non va oltre il secondo posto messicano e infila poi una serie di ritiri. In Francia Prost vince un GP nelle ultime battute. In testa alla corsa c’è la sorprendente Leyton House di Ivan Capelli ma, a pochi giri dalla fine, il milanese è costretto a rallentare il ritmo perché il mancato pescaggio della benzina fa perdere colpi al motore. Prost vince la seconda gara consecutiva, Capelli al secondo posto toglie punti preziosi a Senna che si accontenta della terza piazza. La tripletta di Prost si compie a Silverstone. Mansell fa la pole, ma spreca l’occasione rompendo un semiasse dopo la sosta ai box. Alain Prost invece non perde il colpo e centra la terza vittoria di fila che lancia la Ferrari e il francese verso la vetta iridata. Dopo 8 gare, Prost vanta quattro successi, Senna tre ma il brasiliano ha anche tre terzi posti mentre Alain neanche uno.

Comincia la seconda parte del campionato e all’improvviso la Ferrari è in affanno. Senna continua a vincere o al massimo a concludere al secondo posto. Prost, per tornare a vincere, dovrà aspettare il GP di Spagna a Jerez a fine stagione, ma in Portogallo si consuma la rivalità interna con Nigel Mansell, che al via chiude la porta in faccia al compagno di squadra e di fatto lo mette fuori gioco contro Senna. Alain se la prende con la gestione della squadra, che non ha saputo controllare Mansell, dimenticandosi però del fatto che l’inglese si era già accordato con la Williams per la stagione seguente e che a Maranello sarebbe arrivato il giovane Jean Alesi, il cui contratto è stato perfezionato proprio nella settimana fra la gara portoghese e quella spagnola di Jerez. La Ferrari, però, non può lamentarsi perché il bottino stagionale parla già di 6 vittorie, le stesse che vanta la McLaren. Quell’anno il regolamento prevede che i piloti possano scartare dei punti: infatti valgono i migliori 11 risultati sulle 16 gare iridate. In Giappone, per il gioco degli scarti, Senna potrebbe mettere al sicuro il titolo mondiale. È una vigilia fatta di tensioni, ma nessuno immagina quello che sarebbe accaduto otto secondi dopo il via.

Appena scattati al semaforo verde, Prost prende il comando alla prima curva, ma Ayrton Senna lo centra violentemente e le due monoposto finiranno fuori pista. Senna diventa campione del mondo, Prost capisce che il brasiliano gli ha fatto pagare quel sorpasso negato alla chicane dodici mesi prima. Ma all’epoca nessuno dice niente. Infatti, oltre a Prost, Senna ha come rivale anche il presidente della Federazione, il francese Jean Marie Balestre, col quale non è stato tenero nell’89 quando fu squalificato in Giappone. La lotta di Ayrton è duplice: contro Prost e contro la Federazione. E ha sistemato le cose a modo proprio.

La confessione di Senna ci sarà soltanto anni dopo, quando Prost deciderà di smettere dopo aver vinto il quarto Titolo mondiale con la Williams. Per la Ferrari è una beffa atroce: il titolo mondiale continua a sfuggire dal 1979, eppure nel corso degli anni ha schierato monoposto competitive, ha vinto corse e Titolo costruttori, ma l’alloro piloti continua a sfuggire. Sembra quasi ci sia una maledizione in corso, ma le vittorie di Prost, la competitività della monoposto, fanno presagire un 1991 all’insegna del successo. Con Jean Alesi in squadra si respira aria nuova: non ci sono più due galli in un pollaio, ma il professor Prost e l’allievo Alesi. Una coppia tutto sommato ben assortita, con il più esperto che dà consigli al più giovane.

Purtroppo la Ferrari 641 non è competitiva come quella dell’anno prima e la McLaren di Senna vola rispetto a 12 mesi prima. Le prime tre gare, infatti, vengono vinte dal brasiliano e mentre Prost finisce al secondo posto a Phoenix e quarto in Brasile, a Imola succede il patatrac. Comincia a piovere e i piloti affrontano il giro di ricognizione con le gomme da asciutto. Alla curva della Rivazza Prost finisce in una pozzanghera, va in testacoda e a marcia indietro si arresta contro le barriere all’interno della curva.

Dal muretto dei box il DS Cesare Fiorio, al pari di milioni di telespettatori, è incredulo e via radio chiede spiegazioni al pilota: « Che caz combini, ma che caz fai? » urla Fiorio. Poi si accorge della presenza di chi sta scrivendo ora per voi, lo butta fuori dai box, fa calare la saracinesca e urla ancora «Parti, metti in moto, fa qualcosa!». Volano le parolacce e quando ci si accorge che ci sono molti giornalisti attorno, tutti vengono allontanati. A Montecarlo, due settimane dopo, i rapporti sono molto tesi e un pit stop disastroso mette chiaramente uno di fronte all’altro Alain Prost e Cesare Fiorio. Il pilota rimane in bilico su un bullone di una ruota e non riesce a ripartire che dopo un tempo lunghissimo, con le telecamere però che hanno ripreso tutto.La Ferrari decide di divorziare da Fiorio, ritenuto responsabile del rendimento della squadra in pista. Prost crede di avere campo libero, ma le prestazioni in pista non sono adeguate. In Francia, Alain parte in prima fila e conclude al secondo posto dietro al vincitore Mansell.

Sembra che stia per cominciare la rinascita, invece arriva ancora un terzo posto a Silverstone e un altro a Monza. Ma qui, nei test privati della settimana precedente, accade qualcosa di nuovo. Ayrton Senna racconta ai giornalisti di essere stato contattato da Cesare Fiorio per andare a correre alla Ferrari nel 92. E dice che il contatto è avvenuto a cavallo del GP di Montecarlo. Il messaggio del brasiliano è duplice: spiega il motivo dei cattivi rapporti fra Prost e Fiorio, ma soprattutto manda un messaggio a Maranello, alla nuova dirigenza, facendo capire che, anche se cambiano gli interlocutori, non cambia la sua voglia di venire alla Ferrari. Alain Prost intuisce che di fronte al suo carisma e al peso di Senna, i dirigenti dell’epoca della Ferrari avrebbero scelto Ayrton.

Nel frattempo le forze in campo dicono che McLaren e Williams hanno preso il sopravvento sulla Ferrari e quando si arriva a Suzuka questo è lampante. Le due McLaren di Senna e Berger fanno quello che vogliono, Patrese e Mansell con le Williams stanno davanti a Prost, che più in là del quarto posto non riesce ad andare. Dopo la gara, appoggiato sul muretto della palazzina che ospita la squadra, parlando coi giornalisti, Prost racconta le sue difficoltà in gara, dicendo che lo sterzo si era indurito, sembrava pesante come quello di un camion. In Italia i giornali titolano: “Questa Ferrari è come un camion” e tanto basta per sancire il divorzio fra la squadra italiana e il pilota francese dopo 30 GP che hanno fruttato 5 vittorie, 5 secondi posti, 4 terzi posti e 3 giri veloci in gara.

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Per l’ultima corsa della stagione la Ferrari ingaggia Gianni Morbidelli e Alain Prost, vincolato da un contratto anche per il 1992, rimane fermo un anno. Tornerà in gara solo nel 1993, al volante della Williams con la quale vince il suo quarto titolo iridato, ma soprattutto riesce a ricostruire il suo rapporto umano con Ayrton Senna. Sul podio dell’ultima gara della stagione, ad Adelaide,Ayrton Senna compie un gesto clamoroso: si avvicina a Prost, gli alza il braccio destro e chiede un applauso a cotanto campione. Le rivalità, gli screzi, gli sgarbi e le lotte senza esclusione di colpi vengono d’un tratto archiviate di fronte al riconoscimento del valore sportivo di Alain Prost, il professore, il più grande della sua epoca. Prima che arrivasse Michael Schumacher.

La colpa più grande? Leggere tutti i giornali, segnarsi le critiche ritenute ingiuste e dirlo in conferenza stampa uno a uno, prendendo a brutto muso chi aveva scritto l’articolo: «Tu sei un furbo – disse in Germania alla vigilia del GP – hai scritto una falsità, ti conosco, so che sei amico di quello là e sei un falso». Il giornalista era l’inviato del più importante quotidiano sportivo italiano e ora fa il direttore. Lui forse lo ha dimenticato ma Prost penso di no!

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