E’ morto a 70 anni l’ex pilota austriaco Niki Lauda, tre volte campione del mondo di Formula 1 e considerato una leggenda dagli appassionati di corse. Lo Continua a leggere
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Niki Lauda è stato risvegliato dal coma
Il decorso post operatorio di Niki Lauda, dopo il delicato trapianto di polmone a cui è stato sottoposto giovedì scorso, sta proseguendo nel Continua a leggere
Niki Lauda è gravissimo: sottoposto ad un trapianto di polmone
Niki Lauda, l’ex pilota Ferrari e campione del mondo di Formula 1, si trova in questo momento ricoverato in condizioni estremamente critiche all’ospedale viennese Continua a leggere
Il meccanico Ferrari investito da Kimi Räikkönen, ha tibia e perone fratturati
Si chiama Francesco Cigarini, il meccanico della Ferrari che è rimasto ferito nell’incedente al Gran Premio del Bahrain di ieri durante il pit stop del ferrarista Räikkönen al 36° giro di gara. Dopo il trauma il meccanico è stato Continua a leggere
Formula 1, GP Bahrain 2018: incidente al pit stop di Kimi Räikkönen [VIDEO]
F1 GP USA 2017: Raikkonen sul podio, 5 secondi di penalità a Verstappen
Kimi Raikkonen arriva quarto ma sale sul podio del Gran Premio di Formula 1 degli Stati Uniti 2017. Il pilota finlandese è stato promosso al terzo posto grazie alla penalità inflitta a Max Verstappen per un sorpasso scorretto nelle ultimissime curve ai suoi danni. Max ha infatti infilato la Ferrari con un sorpasso oltre il cordolo mandando tutte e quattro le ruote della sua vettura fuori dal tracciato, così è stato penalizzato di 5 secondi dalla direzione di gara e – dal momento che all’arrivo il suo distacco su Kimi era inferiore a 5 secondi – ciò lo ha fatto retrocedere dal terzo al quarto posto.
Il giovane olandese è stato avvisato della penalizzazione in diretta tv, pochi istanti prima di salire sul podio e, con molto disappunto, ha dovuto lasciare il posto a Kimi. Vince Lewis Hamilton sulla sua Mercedes, festeggiato sul podio dal suo amico Usain Bolt; l’inglese è ormai sempre più al comando della classifica piloti. Sebastian Vettel secondo, nonostante l’ottima gara ed una partenza strepitosa in cui era riuscito a strappare la testa della gara nella prima curva proprio ad Hamilton che partiva in pole. Al pilota Mercedes basterà ora arrivare almeno quinto in una delle tre prossime gare per conquistare il suo quarto alloro mondiale. Hamilton e Vettel per ora sono divisi da 66 punti su 75 ancora a disposizione.
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L’ultimo sorpasso: la morte del grande Gilles Villeneuve
La nostra storia inizia qualche giorno prima dell’incidente. Era il 25 aprile 1982, si correva il Gran Premio di San Marino di Formula Uno, a Imola, ed i due piloti della Ferrari Gilles Villeneuve e Dider Pironi furono protagonisti di una rivalità che generò anche molte polemiche all’interno del team, a causa di alcuni ordini di scuderia poco chiari. A causa di queste incomprensioni, Villeneuve, che era saldamente in testa alla corsa, rallentò e si fece raggiungere da Pironi: i due battagliarono per diversi giri, ma alla fine Pironi superò il compagno di squadra alla quartultima curva della gara. Da quel giorno, dopo la gara di Imola, Villeneuve, infuriato, non rivolse più la parola a Pironi. Il canadese fino a quel momento aveva vinto poco ma era amatissimo dai tifosi della Ferrari per il suo stile di guida molto aggressivo e spettacolare. Sarebbe morto solo 13 giorni dopo in Belgio, a Zolder, durante le prove del successivo Gran Premio.
L’incidente
Era l’8 maggio 1982. La Ferrari 126 C2 di Gilles Villeneuve era scesa in pista per le qualificazioni e stava tornando ai box quando – alle 13.53, a sette minuti dalla fine delle qualifiche del Gran premio del Belgio – si trovò di fronte la March di Jochen Mass, che procedeva lentamente. Villeneuve cercava di passarla sulla destra, proprio dove il pilota tedesco indirizzava la sua vettura per dargli strada. La sfortuna volle che la ruota anteriore sinistra della Ferrari, molto più veloce, centrò la posteriore destra della March. La monoposto rossa è decollata letteralmente e quando la macchina rimbalzò sull’erba, uno dei pannelli honeycomb della scocca, posto tra lo schienale del sedile e la paratìa frontale del serbatoio, cedette, trascinando con sé gli attacchi delle cinture di sicurezza: Villeneuve fu sbalzato fuori dall’abitacolo con il sedile ancora attaccato a lui, e ricadde scompostamente dopo un volo di 50 metri. Nelle immagini televisive lo si intravede volare, e precipitare su un paletto di plastica che sostiene una rete di protezione. L’impatto contro il paletto di plastica provoca un distacco netto fra prima e seconda vertebra cervicale. La situazione appare drammatica fin da subito. Nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Gilles verrà tenuto in vita grazie a stimolazioni elettriche al cuore ma le conseguenze dell’impressionante incidente furono purtroppo fatali per il pilota canadese. I rottami della macchina volarono in tutte le direzioni: nella carambola, Villeneuve perse anche le scarpe, che vennero ritrovate ben a duecento metri dal luogo dell’incidente, e il casco, che ricadde a cento metri, mentre il volante della Ferrari volò a centottanta metri di distanza.
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I soccorsi
Sul posto si trovavano alcuni commissari ed un medico, che immediatamente diedero l’allarme e soccorsero il pilota. La direzione di gara espose la bandiera rossa. Si fermarono nel frattempo alcuni piloti (lo stesso Mass, John Watson, René Arnoux, Derek Warwick, Eddie Cheever), che si precipitarono a verificare la situazione. Le condizioni di Villeneuve erano palesemente gravissime: era privo di sensi, flaccido, cianotico ed edematoso su viso e collo. Altre lesioni non si scorgevano, e il pilota presentava comunque attività cardiaca regolare, dunque gli uomini del soccorso e il dottor Sid Watkins (che giunse sul posto due minuti dopo il fatto) conclusero che doveva esservi una frattura della colonna vertebrale. Posero allora il suo collo in trazione e gli praticarono massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Una crescente folla di curiosi accorse sul luogo dell’incidente per capire cosa fosse accaduto: per evitare che intralciassero le operazioni di soccorso, commissari e piloti formarono un cordone umano per bloccare l’accesso, mentre altri nascondevano il corpo di Gilles con dei teli neri. Passò di lì nel frattempo anche Didier Pironi, che tuttavia si fermò per pochi secondi, tornandosene subito dopo ai box.
Il trasferimento
Dopo qualche minuto il pilota fu caricato a bordo dell’automedica, condotta dal direttore di gara Roland Bruynseraede, e trasferito al centro medico dell’autodromo, dove fu stabilizzato, per poi essere trasportato in elicottero alla clinica universitaria St. Raphael di Lovanio, dove un’équipe di medici rianimatori era pronta per prestargli le prime cure. Il dottor Watkins, che accompagnò Gilles lungo tutto il tragitto, nutriva tuttavia ben poche speranze. Gli stessi piloti che avevano visto le condizioni di Villeneuve tornarono ai box profondamente scossi: John Watson disse a tutti che Gilles era già morto. Intanto, Jody Scheckter, ex compagno di squadra di Villeneuve e suo caro amico, informato dell’accaduto dallo stesso dottor Watkins, telefonò alla moglie di Villeneuve, Joanna, che era rimasta a casa, a Monte Carlo, per la prima comunione della figlia Mélanie. Le disse che Gilles aveva avuto un incidente gravissimo, avvertendola di partire subito per il Belgio. Joanna diede in escandescenza, e la moglie di Scheckter, Pam, che era accorsa a casa Villeneuve, dovette somministrarle dei calmanti. Qualche ora dopo, Pam e Joanna salirono sul primo aereo per Bruxelles.
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La lesione
Giunto alla clinica di Lovanio, il capo rianimatore, professor De Looz, lo sottopose subito ad una TAC, che evidenziò la presenza di una grave lesione del tronco encefalico e la rottura (con conseguente distacco) delle vertebre cervicali, con gravissime lesioni midollari alla base del cranio. Tale lesione fu indotta o dall’impatto con il paletto della rete o dalla tremenda decelerazione (calcolata in 27 G) o, più probabilmente, dalla violentissima trazione esercitata sul collo dalle cinture di sicurezza nel momento in cui il sedile si era staccato dal telaio. De Looz concluse che non c’era nulla da fare e che se anche, per assurdo, Villeneuve fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù e in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere. Gilles fu tenuto in vita artificialmente, fino alle 21,12 di quell’8 maggio 1982, il giorno della sua morte ad appena 32 anni.
Nella sua carriera ha disputato 68 Gran Premi (di cui 6 vinti), raggiunto 2 pole, 13 podi, 107 punti ed 8 giri veloci. Il suo miglior piazzamento fu il secondo posto nel campionato del 1979 con la Ferrari 312 T3 (T4 dal GP del Sudafrica).
Suo figlio Jacques è diventato nel 1997 il primo ed unico canadese campione del mondo dei piloti di Formula 1, sulla sua Williams Renault FW19, ai danni di Michael Schumacher sulla Ferrari F310B.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Niki Lauda, l’incidente, il rogo, le ustioni e la rinascita di un grande campione
Gimondi aveva appena vinto il 59° Giro d’Italia, la guerra in Vietnam era finita da poco ed alle 14.31 del 1° agosto del 1976 il mondo delle corse è cambiato per sempre: il calvario dell’austriaco Niki Lauda avrebbe contribuito a rendere la Formula 1 di oggi ciò che è, più sicura e rispettosa della vita dei piloti.
Inferno Verde
Al Nurburgring, ove decine di piloti avevano già perso la vita, si correva il 10° round stagionale della F1 e Lauda, campione in carica, arrivava al Ring da leader della classifica generale con 6 gran premi ancora da disputare. Poco prima della corsa la pioggia aveva reso i 22,835 km della Nordschleife insidiosi e il viennese nel briefing prima della gara aveva proposto alla direzione di annullare la gara ma la maggior parte dei piloti la pensava diversamente e lo start si tenne regolarmente.
L’incidente
Poi, alle 14.31, il dramma: la Ferrari 312 T2 esce di strada al Bergwerk e dopo pochi secondi la monposto viene colpita dalle vetture di Vertl e Lunger. La macchina di Lauda è avvolta dalle fiamme e dopo pochi interminabili istanti Arturo Merzario accorre per estrarre il corpo dalla Ferrari mentre Ertl lo protegge con un estintore. Lauda è ancora cosciente e scambia alcune parole con il suo salvatore: “Arturo il mio viso com’è?” chiese il ferito mentre veniva adagiato sull’erba. L’ambulanza arrivò ben 10 minuti dopo l’incidente nonostante si trovasse a soli 500 metri dal punto dell’impatto, poi il trasporto in elicottero all’ospedale di Adenau: Lauda viene ricoverato alle 15.10 ma dopo un’ora viene deciso di trasportarlo a Ludwigshafen, meglio attrezzato per la cure delle ustioni.
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La guarigione
Alle 17.30 il primo bollettino: uno zigomo fratturato, ustioni di primo grado alle mani e di terzo grado al volto. Le condizioni di Lauda sono talmente gravi che si decide di trasferirlo in un terzo ospedale, a Mannheim, dove i medici capiscono che il vero problema sono le esalazioni dei gas infuocati respirati dal pilota. Al campione, nel frattempo raggiunto dalla moglie (“Se Niki sopravviverà gli chiederò di non correre più” disse ai giornalisti), viene anche diagnosticata una frattura al torace ma nonostante i medici non sciolgano la prognosi non è in fin di vita e viene posto sotto una tenda a ossigeno. Ma la guarigione sarà “lunga, molto lunga” e al termine di quella drammatica giornata il pool dell’ospedale non nascose al team Ferrari che forse Lauda non sarebbe mai più stato in grado di correre.
La rinascita di Monza
Il 12 settembre 1976, 42 due giorni dopo il rogo del Ring, Niki Lauda torna a correre e taglia al quarto posto il traguardo del GP di Monza anche se alla fine del mondiale il titolo va, per un solo punto, a James Hunt, ma Niki tornò a laurearsi campione del mondo la stagione successiva. Anche se non ha ancora ringraziato Arturo Merzario. La storia di questi eventi è narrata dal bel film “Rush” del 2013 di Ron Howard.
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