L’omeopatia è una medicina alternativa basata sui principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo. Alla base vi è l’indimostrato “principio di similitudine del farmaco” enunciato dallo stesso Hahnemann. Si tratta di un concetto privo di fondamento scientifico, secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata. Tale sostanza, detta anche “principio omeopatico“, una volta individuata viene somministrata al malato in una quantità talmente diluita e dinamizzata che la rende, dal punto di vista scientifico, totalmente inefficace, fatto per cui il nome stesso “farmaco omeopatico” risulta scientificamente scorretto ed è preferibile usare al suo posto la dicitura di “prodotto omeopatico“.
L’omeopatia funziona davvero o no?
Allo stato attuale della ricerca, la risposta è NO, dal momento che nessuno studio scientifico pubblicato su riviste mediche autorevoli e di valore riconosciuto ha potuto dimostrare che l’omeopatia presenti, per una qualsiasi malattia, un’efficacia clinico-terapeutica che sia superiore all’effetto placebo. Inoltre l’omeopatia viene rifiutata dagli scienziati per la sua debolezza teorica (cioè l’incompatibilità dei suoi postulati con le odierne conoscenze chimiche) e per la mancanza di un meccanismo plausibile che ne possa spiegare il funzionamento, meccanismo che poteva essere in qualche modo essere “misterioso” all’inizio del XIX secolo, ma non nel 2018. Per l’insieme di queste ragioni l’omeopatia è considerata una pseudoscienza dalla comunità scientifica internazionale, che considera i prodotti omeopatici potenzialmente pericolosi per la salute dato che il loro uso può ritardare la messa in atto di iter terapeuti con farmaci di provata efficacia.
Omeopatia e fitoterapia
Alcuni prodotti omeopatici comprendono prodotti usati nella fitoterapia, in cui si utilizza il principio attivo di una pianta in dosi adeguate: in tale caso il prodotto omeopatico può effettivamente “funzionare” al suo scopo dal momento che alcune piante contengono molecole con efficacia curativa provata scientificamente.
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Gli studi autorevoli sull’omeopatia
Nel febbraio 2010 sono stati pubblicati i risultati di una ricerca sulle prove di efficacia dell’omeopatia, condotta nel 2009 e 2010 dalla commissione Science and Technology della Camera dei Comuni britannica: lo studio conclude che l’omeopatia non ha effetti superiori a quelli di un placebo. La commissione la considera pertanto un “trattamento placebo” (placebo treatment) e dichiara che sarebbe una “cattiva pratica medica” (bad medicine) prescrivere placebo puri. La Cochrane Collaboration ha condotto una serie di review sugli studi clinici condotti sull’efficacia dell’omeopatia. Tali review vengono effettuate a partire dal 1998 e aggiornate regolarmente ogni pochi anni. Oltre ad evidenziare numerose carenze metodologiche in molti degli studi analizzati, la Cochrane non ha trovato prove di efficacia dell’omeopatia in nessuno degli ambiti presi in esame, fra cui l’induzione del parto ed il trattamento
- dell’influenza,
- dell’asma cronico,
- dell’osteoartrite dell’ADHD,
- della demenza,
- della riduzione effetti avversi della chemioterapia dei tumori.
Una meta analisi pubblicata nell’agosto del 2005 dalla rinomata rivista medico scientifica The Lancet ha avuto molto risalto sulla stampa, in quanto screditava l’omeopatia come metodo curativo scientifico, sostenendo che l’efficacia fosse spiegabile con l’effetto placebo. Gli autori della meta analisi concludono che l’efficacia dei rimedi omeopatici è compatibile con l’ipotesi che derivino dall’effetto placebo.
Potenza: diluizione e dinamizzazione
Un prodotto omeopatico preparato a partire dal Rhododendron tomentosum: L’indicazione “15CH” mostra che esso, per via del numero di Avogadro, non contiene alcuna traccia del prodotto originario. La diluizione, concetto fondamentale e sul quale si appuntano le critiche maggiori, viene detta in omeopatia “potenza”. Le potenze sono in realtà diluizioni 1 a 100 (potenze centesimali o potenze C o anche CH) o diluizioni 1 a 10 (potenze decimali o potenze D o anche DH). In una diluizione C una parte di sostanza viene diluita in 99 parti di diluente e successivamente “dinamizzata”, ovvero agitata con forza secondo un procedimento chiamato dagli omeopati “succussione”; in una diluizione D, invece, una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente e sottoposta poi alla stessa dinamizzazione. Ogni sostanza omeopatica pronta per l’impiego riporta il tipo di diluizione e la potenza. Ad esempio, in un rimedio con potenza 12C la sostanza originaria è stata diluita per dodici volte, ogni volta 1 a 100, per un totale di una parte su 10012 (=1024). Una potenza 12D, utilizzata abbastanza comunemente in omeopatia, equivale invece ad una soluzione nella quale la concentrazione è una parte su un milione di milioni (1012), che equivale ad esempio ad un millimetro cubo su mille metri cubi. Numerosi preparati omeopatici sono diluiti a potenze ancora maggiori, in qualche caso sino a 30C ed oltre. Tutto questo deve far capire al lettore quanto un fantomatico principio attivo sia diluito nel prodotto che acquista: la diluizione è talmente elevata che il prodotto omeopatico è scientificamente accostabile alla semplice acqua che esce dal lavandino.
Danni derivanti dall’uso dell’omeopatia
Molti pazienti assumono prodotti omeopatici con la filosofia di “male non fa” ed in alcuni casi paradossalmente questo discorso ha senso, come nel caso di alcune patologie minori. Ad esempio un semplice raffreddore, che “passa” da solo nell’arco di due o tre giorni, viene spesso curato con prodotti omeopatici. Finiti i tre giorni, il raffreddore “passa” da solo ed il paziente è erroneamente portato a pensare che sia stata l’omeopatia a curarlo. In ogni caso, specie in caso di soggetto “ipocondriaco”, l’assumere il prodotto omeopatico (composto in pratica da sola acqua) gli ha evitato l’assunzione di numerosi farmaci “veri” che, in alcuni casi gli avrebbero effettivamente procurati inutili effetti collaterali: in questo caso l’omeopatia “salva” l’ipocondriaco da un eccessivo uso di farmaci. Prendiamo invece il caso di malattie più importanti, ad esempio infezioni e febbre alta in un bambino: usare in questi casi un prodotto omeopatico al posto di un farmaco realmente efficace, determina un pericoloso abbandono delle terapie convenzionali in favore di prodotti inefficaci, ritardando la terapia e potendo indirettamente determinare gravi danni all’organismo.
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