Il film parodia Frankenstein Junior (1974) diretto da Mel Brooks, è senza dubbio una delle commedie più belle e famose di tutta la storia del cinema. Interpretato principalmente da Gene Wilder (autore anche della sceneggiatura) nella parte del dott. Frederick Von Frankenstein, Marty Feldman nella parte di Igor e Peter Boyle nella parte della creatura. Oggi vi riportiamo alcune curiosità su questo mitico lungometraggio!
Le malattie di Igor
In tutto il film, molto dell’effetto comico generale è enfatizzato dall’aspetto grottesco del volto di Igor causato da vari sfortunati eventi e patologie di cui realmente soffriva l’attore. Marty Feldman aveva infatti un naso dalla forma particolare dovuto a vari colpi ricevuti durante un incontro di pugilato, inoltre soffriva di esoftalmo (occhi sporgenti) dovuto ad ipertiroidismo, oltre ad essere affetto da strabismo divergente causato da una operazione subita in gioventù a seguito di un incidente stradale.
Aerosmith
Ad un certo punto, quando Igor va a prendere il dottore alla stazione, dice “segua i miei passi”. Dalla frase originale del film “walk this way” hanno preso ispirazione gli Aerosmith per la loro canzone omonima, contenuto nell’album Toys in the Attic, uscito nel 1975, proprio un anno dopo il film.
La gobba dal lato sbagliato
Nella celebre scena della stazione raffigurata in alto, Igor ha la gobba alla sua destra, ma in un’altra scena del film, la gobba è a sinistra con evidente effetto comico: a quanto pare la cosa iniziò come errore di Feldman che, dovendo prepararsi in fretta, per una scena mise la gobba dalla parte sbagliata (a sinistra). Nessuno se ne accorse finché i membri dello staff non riguardarono il girato, a quel punto invece di rifare la scena decisero di far diventare la posizione invertita della gobba, una gag (riuscitissima!). La gobba di Igor è stata ottenuta usando una imbottitura che normalmente veniva usata nei film per simulare una gravidanza.
Tra le migliori commedie della storia
Nel 2003 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti; nel 2000 l’AFI l’ha inserito ben al tredicesimo posto nella classifica delle migliori cento commedie statunitensi di tutti i tempi.
Il cervello di Hans Delbrück
Il cervello che Igor viene incaricato di rubare (e che poi fa cadere per terra spaventandosi guardando sé stesso allo specchio) è quello di “Hans Delbrück, scienziato e santo“. Nella vita reale è esistito davvero un Hans Delbrück, che è stato un politico e storico militare del diciannovesimo secolo, il cui figlio, Max Delbrück, fu effettivamente uno scienziato rinomato, premio Nobel per la medicina nel 1969 con Salvador Luria e Alfred Hershey, per la scoperta della replicazione dei virus e della loro struttura genica.
Gli spunti
Il film è una parodia del romanzo di Mary Shelley ed agli altri celebri film da esso ispirati, soprattutto il lungometraggio Frankenstein di James Whale del 1931, da cui il film di Mel Brocks riprende vari particolari, come il fatto di essere interamente girato in bianco e nero, la fotografia e le transizioni tra una scena e l’altra. La parodia riprende esteticamente il film di Whale anche grazie all’uso degli stessi identici attrezzi di scena del film originale, ricollocati nelle stesse posizioni e negli stessi studi di ripresa. Il film trae ispirazione anche da altri film: La moglie di Frankenstein (1935), Il figlio di Frankenstein (1939) e Il terrore di Frankenstein (1942), tuttavia gli spunti più significativi adottati da Mel Brooks provengono da Il figlio di Frankenstein di Rowland V. Lee del 1939, soprattutto la scena della partita a freccette con l’ispettore Kemp, dove quest’ultimo è identico al personaggio dell’ispettore Krogh nel film del ’39.
Doppiaggio
I doppiatori principali in italiano sono Oreste Lionello nella parte del dottor Federick Frankenstein; Massimo Foschi che interpreta la creatura e Gianni Bonagura voce di Igor. Il doppiaggio italiano è senza dubbio di ottima fattura anche se alcuni errori sono stati fatti e molti giochi di parole originali non sono potuti essere stati resi in italiano. Ad esempio, nella famosa “scena del cervello”, in originale il dialogo è ancora più divertente perché Igor risponde “AB something” (“AB qualcosa”), ed il dottore risponde “Abby who?” (“Abby chi?”), in quanto Abby in inglese è un vero nome: in pratica l’AB di abnormale diventa Abby, visto che la pronuncia è la stessa. In italiano Frankenstein dice successivamente “Vorresti dirmi che io ho messo un cervello abnorme…”, mentre in lingua originale dice “Are you saying that I put an abnormal brain…”.
Alcuni dialoghi erano giochi di parole intraducibili in italiano, ma i doppiatori sono riusciti comunque ad adattarli e, addirittura, uno di questi è considerato da alcuni addirittura migliore in italiano che in inglese, come nel caso del famoso “Lupululà, castelloululì“. In originale il dialogo è incentrato sulle parole werewolf (che significa lupo mannaro) e where wolf (che significa “dov’è il lupo?”), che si pronunciano allo stesso modo, con alla fine Igor che dice: “There wolf, there castle”, cioè “là c’è il lupo, là c’è il castello”, in italiano reso con “Lupo ululà, castello ululì” con il dottore che dice “Ma come diavolo parli?” ed Igor risponde “E’ lei che ha cominciato!”.
I doppiatori italiani hanno senza dubbio fatto un ottimo lavoro, ma il merito più grande va al romano Mario Cidda, conosciuto con il nome di Mario Maldesi. Cidda, nato il 18 dicembre 1922 e morto nel 2012, fu infatti il direttore del doppiaggio e dialoghista che lavorò al film e che decise di rimettere le mani sulla sceneggiatura proprio in fase di doppiaggio, trasformando la traduzione letterale di Roberto De Leonardis, in una traduzione più libera e adatta al film.
Il ballo
Verso la fine del film il dott. Frederick Frankenstein e la creatura, ballano sulle note di Puttin’ on the Ritz, una nota canzone del 1927 interpretata originariamente da Harry Richman nell’omonimo film musicale del 1930. La versione definitiva del brano è però quella scritta nel 1946, resa celebre dall’interpretazione di Fred Astaire nel film Cieli azzurri (Blue Skies). Il ballo di Gene Wilder e di Peter Boyle è proprio una parodia di quello di Fred Astaire.
Per approfondire:
- Ti dispiacerebbe dirmi… di chi era il cervello che gli ho messo dentro?
- Mary Shelley e il dott. Frankenstein: è esistito davvero?
- Martin Feldman: il viso “deformato” dalle malattie fu il segreto del suo successo
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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