Ginecomastia, quando è l’uomo ad avere il seno: cause e trattamento

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Pseudoginecomastia

Prima di iniziare a parlare della ginecomastia è necessario fare prima una introduzione sulla fisiologia del nostro corpo, in modo da poter capire maggiormente i meccanismi alla base di tale patologia.

Ghiandola mammaria maschile e femminile

Prima della pubertà non esistono differenze fra la ghiandola mammaria maschile e quella femminile. Durante la pubertà, tuttavia, nella donna, vengono prodotte elevate quantità di estrogeni e progesterone che determinano una serie di modifiche strutturali a carico della ghiandola mammaria fino al raggiungimento della struttura ghiandolare definitiva matura. Nel maschio, invece, lo sviluppo della ghiandola progredisce solo parzialmente per la secrezione di androgeni da parte dei testicoli, tale secrezione determina un arresto maturativo dello sviluppo ghiandolare.
Tuttavia, si può affermare che, anche nell’uomo, la crescita della mammella è sempre mediata dagli estrogeni e lo sviluppo delle mammelle si verifica, in genere, per una diminuzione del rapporto testosterone/estradiolo.
Pertanto è importante capire fin da subito che la crescita mammaria nell’uomo avviene per diminuita produzione di testosterone, aumentata produzione di estradiolo (estrogeni) o per la compresenza di entrambi i fenomeni.

Definizione di ginecomastia vera e falsa

Per “ginecomastia vera” si intende l’aumento volumetrico di una o di entrambe le mammelle maschili per proliferazione (non tumorale) dei dotti mammari o dello stroma periduttale Una ginecomastia vera si verifica ad esempio in caso di patologie ormonali e tipicamente a causa dell’uso di doping nel bodybuilding.
La “ginecomastia falsa” o “pseudoginecomastia“, invece, è data dall’incremento del volume mammario per aumento del tessuto adiposo sottocutaneo (lipomastia), per un infiltrato infiammatorio o per la presenza di un tumore.
Solo raramente, in presenza di elevate concentrazioni plasmatiche di estrogeni (nel caso di tumori testicolari secernenti estradiolo o transessualismo), si può osservere anche un’attività secretoria dei dotti; tuttavia l’emisssione di liquido dal capezzolo rimane un evento eccezionale.

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Culturista con ginecomastia vera

Classificazione

Le ginecomastie possono essere di vari tipi: possono essere transitorie e in alcuni casi possono regredire (ginecomastia transitoria puberale). Pertanto si può affermare che la ginecomastia può rappresentare un fenomeno fisiologico in alcuni stadi della vita oppure essere il risultato di diverse condizioni patologiche. Vista la complessità eziologica diventa molto più pratico osservare la tabella che potete trovare qui a destra.

Ginecomastia fisiologica

Una ginecomastia fisiologica e transitoria si può osservare nel neonato (ginecomastia neonatale) in seguito all’esposizione del tessuto mammario all’azione degli estrogeni materni e/o placentari. Solitamente scompare dopo poche settimane ma può persistere anche per lungo tempo.
La ginecomastia puberale si può manifestare in una discreta percentuale di adolescenti tra i 14 ed i 16 anni; è spesso asimmetrica, talvolta monolaterale, sovente di modesta entità e tende a regredire nel giro di qualche mese. Talvolta, per il sopravvenire di processi fibrotici può non regredire. Essa è causata dal transitorio aumento degli estrogeni che solitamente precede il completamento della pubertà.
La ginecomastia senile, infine, compare durante l’invecchiamento ed è secondaria alla riduzione dei livelli di testosterone libero ed all’aumento della conversione periferica degli estrogeni che più frequentemente si osserva negli anziani obesi.

Ginecomastia patologica

Le ginecomastie associate ad una patologia riconoscono diverse cause (endocrine e non endocrine). Fra le cause endocrine va ricordato che in tutte le patologie testicolari congenite o acquisite, in cui vi sia un deficit di testosterone, l’assenza del blocco a livello mammario rende possibile che anche concentrazioni modeste di estrogeni siano in grado di indurre ginecomastia. Altre patologie determinanti ginecomastia sono: la sindrome di Morris, lo pseudoermafroditismo maschile, la sindrome di Reifenstein, la sindrome di Klinefelter, i tumori testicolari o surrenalici femminilizzanti e l’ipertiroidismo.
Fra le cause non endocrine vanno ricordate alcune neoplasie (epatomi, carcinomi bronchiogeni), la cirrosi epatica, l’emodialisi, la rialimentazione.
Va ricordato, infine, che numerosi farmaci possono causare ginecomastia; l’assunzione di dosi elevate di estrogeni (come avviene nella terapia del carcinoma prostatico o nel transessualismo) può indurre ginecomastia ed in alcuni casi può determinare anche galattorrea. Anche la somministrazione di gonadotropina corionica, di farmaci antiandrogeni (flutamide, spironolattone, ciproterone acetato, cimetidina) o interferenti con la sintesi degli androgeni (chetoconazolo, agenti alchilanti) può causare ginecomastia. Infine, alcuni farmaci (digitale, isoniazide, vitamina D, anoressizanti adrenergici) possono amplificare l’effetto estrogenico. La ginecomastia è anche un effetto collaterale di alcuni farmaci dopanti, a tal proposito leggi anche:

Diagnosi

Da un punto di vista clinico non è sempre semplice distingure una ginecomastia da una pseudoginecomastia; infatti, non è sempre facile distinguere palpatoriamente il tessuto ghiandolare da quello adiposo, soprattutto se questo è associato a processi fibrosici o infiammatori. Il riscontro di iperpigmentazione mammaria e di una protusione del capezzolo orientano verso la presenza di un iperestrogenismo.
La presenza di una tumefazione dura ed aderente orienta verso una neoplasia.
La mammografia e l’ecografia permettono di distinguere chiaramente la ghiandola mammaria dai tessuti circostanti.

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Terapia

La terapia di una ginecomastia varia in base alla causa specifica che l’ha determinata a monte. Il testosterone si somministra solo in caso di reale deficit dell’ormone maschile (ipogonadismo), in quanto esso può paradossalmente incremetare la ginecomastia qualora sia presente una aumentata aromatizzazionie periferica degli androgeni.
L’impiego di antiestrogeni (tamoxifene 20 mg/die) o di inibitori dell’aromatasi (non steroidei: anastrazolo 1 mg/die, letrozolo 2,5 mg/die o steroidei: ezemestane 25 mg/die), per qualche mese può indurre la regressione parziale o totale della ginecomastia. Nei pazienti resistenti alla terapia medica, nei quali la ginecomastia sia persistente e causi disagio psicologico, può essere opportuna l’asportazione chirurgica del tessuto mammario patologico, soprattutto nella sindrome di Klinefelter, nella quale il rischio di degenerazione tumorale è elevato.

Trattamento chirurgico

In caso di “ginecomastia vera” la regressione della malattia può avvenire solamente in età puberale, superato questo periodo le possibilità di regressione spontanea sono molto ridotte. Questo tipo di patologia necessita l’intervento chirurgico.
Al contrario se la ginecomastia è dovuta al solo grasso localizzato ed al rilassamento muscolare le probabilità di guarigione sono più elevate. Non è sempre necessario l’intervento chirurgico, poiché la patologia può essere semplicemente curata con un programma alimentare finalizzato alla riduzione del grasso corporeo e alla tonificazione muscolare. Le strategie di intervento chirurgico si diversificano in base alla natura del problema. Se per l’eccesso di tessuto adiposo è in genere sufficiente eseguire uno dei più classici interventi di chirurgia estetica (una liposuzione in anestesia locale), per l’eccesso di tessuto ghiandolare occorre eseguire l’asportazione chirurgica della ghiandola mammaria. In quest’ultimo caso l’intervento dura circa un’ora e si effettua in day-hospital. Viene eseguita una piccola incisura nella metà inferiore dell’areola per consentire l’asportazione del tessuto ghiandolare. Dopo pochi giorni il paziente può riprendere le normali attività quotidiane.

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