Ginecomastia, l’aumento della mammella nel bodybuilding: cause e rimedi

MEDICINA ONLINE GINECOMASTIA DOPING BODY BUILDING IMMAGINE (1)Quella che sembrerebbe una semplice malformazione che hanno alcuni bodybuilder, che fa apparire una sorta di “seno” nel Continua a leggere

Il seno tuberoso e la ghiandola mammaria stenotica

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Il seno tuberoso (in inglese “tubular breast”) è un’anomalia di sviluppo delle mammelle che si osserva principalmente nelle giovani donne, ma è Continua a leggere

Ginecomastia, quando è l’uomo ad avere il seno: cause e trattamento

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Pseudoginecomastia

Prima di iniziare a parlare della ginecomastia è necessario fare prima una introduzione sulla fisiologia del nostro corpo, in modo Continua a leggere

Fino a che età cresce il seno nelle donne?

MEDICINA ONLINE seno mammelle donna gravidanza cambia capezzoli areolaSalvo casi particolari, solitamente il seno comincia a crescere all’inizio della pubertà, quindi tra i 10 e i 13 anni; successivamente la crescita della mammella prosegue Continua a leggere

Mammella: anatomia e funzioni del seno e delle ghiandole mammarie

MEDICINA ONLINE PETTO MAMMELLA FORMICOLIO CIRCOLAZIONE CANCRO TUMORE DONNA MORTALITA MORTE PROGNOSI CANCRO TUMORE SENO LINFATICI METASTASI SENTINELLA CARCINOMA DOTTI DUTTALE ANATOMIALa mammella è una organo ghiandolare, nella maggioranza degli animali (tra cui l’essere umano) è pari, e nelle femmine di mammifero secerne il latte. Nel genere umano l’organo femminile ha grandezza e forma variabile in base a molti fattori, come genetica, età, elasticità della pelle e percentuale di massa grassa. La mammella destra e sinistra sono difficilmente uguali in dimensioni e perfettamente simmetriche. Oltre che strumento di nutrizione della prole, la mammella è – dopo la pubertà – una caratteristica sessuale secondaria della donna e rappresenta una parte del corpo erogena, molto sensibile e generalmente considerata fonte di attrazione sessuale.

Mammella, seno e petto

Con il termine “seno” ci si riferisce allo spazio compreso tra le mammelle, tuttavia, nella lingua italiana la parola “seno” viene comunemente usata come sinonimo di “mammella”. Va però precisato che tale termine, in riferimento alla mammella femminile, risulta essere errato, poiché il termine indica una concavità (come si può intuire da espressioni come “in seno a”, oppure “insenatura”, le quali indicano entrambe “qualcosa che sta all’interno”). Anche il termine “petto“, viene in italiano spesso utilizzato come sinonimo di mammella nel linguaggio comune, ma va ricordato che in realtà in medicina con “petto” si indica il torace nel suo insieme, e non solo le mammelle.

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Anatomia della mammella umana

La mammella umana è un organo pari (cioè è presente in due copie, la mammella destra e quella sinistra), posto nella regione anteriore del torace, ai lati della linea mediana, localizzata tra il terzo e il sesto spazio intercostale. La mammella poggia in particolare su due strutture muscolari: una più esterna, muscolo grande pettorale, ed una profonda, muscolo piccolo pettorale.

L’organo è costituito da due parti fondamentali:

  • tessuto adiposo;
  • strutture ghiandolari;

nel complesso queste componenti costituiscono la ghiandola mammaria. Fino al periodo della pubertà, le mammelle sono poco sviluppate e sono uguali in maschi e femmine. Nella pubertà lo sviluppo della mammella maschile si interrompe, mentre invece la struttura femminile, subisce uno sviluppo che varia da donna e donna, in base al corredo genetico ed alla presenza o non di eventuali patologie, specie quelle ormonali. La dimensione e la forma dell’organo femminile è molto variabile. Tale variabilità è principalmente dovuta alla quantità di tessuto adiposo presente ed alla sua localizzazione.

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La mammella femminile

La mammella femminile può essere idealmente suddivisa in quattro quadranti, costituiti da due linee perpendicolari che si intersecano presso il capezzolo.

E’ composta da varie componenti:

  • componente ghiandolare, (15-20 lobi), ognuno dei quali ha uno sbocco verso il capezzolo attraverso un dotto galattoforo;
  • componente adiposa, in cui sono inserite ed immerse le strutture ghiandolari;
  • componente fibrosa di sostegno, che genera suddivisioni tra le diverse appendici ghiandolari.

Capezzolo ed areola

Presso l’apice della mammella si trova il capezzolo, sporgenza esterna di forma conica, nella cui regione apicale presenta 15-20 forellini (pori lattiferi) che costituiscono lo sbocco dei dotti galattofori. Il capezzolo è circondato dall’areola, una regione circolare pigmentata avente diametro medio che varia dai 3 agli 8 cm. L’areola è caratterizzata da piccole sporgenze (tubercoli di Montgomery), dovute alla presenza sottostante di ghiandole sebacee, dette anche ghiandole areolari, esse sono considerate ghiandole mammarie rudimentali. Sia il capezzolo che l’areola sono dotati di fibre muscolari lisce, disposte sia circolarmente che radialmente, che ne permettono la contrazione, formano strutture che prendono il nome di muscoli areolari. La contrazione genera l’erezione del capezzolo ed il corrugamento dell’areola, nonché la contrazione dei dotti galattofori. Ciò permette, nel periodo dell’allattamento, un agevole deflusso del latte materno, cioè il nutrimento che, in seguito al parto, la madre fornisce al neonato. Il secreto della ghiandola mammaria è, nei primi giorni, una sostanza amarognola povera di grassi ma particolarmente ricca di proteine e immunoglobuline, detta colostro. Il colostro quindi trasferisce al lattante una sorta di immunità passiva, ha anche proprietà lassative. Successivamente ha inizio la secrezione di latte vero e proprio.

Lobi e lobuli della mammella

I fasci fibrosi della mammella, talvolta detti retinacoli, si portano in profondità e dividono il parenchima ghiandolare in lobi e lobuli. Ogni lobulo comprende gli alveoli che fungono da unità secernenti. Gli alveoli sono rivestiti da epitelio semplice poggiante su una membrana basale in cui sono intercalate cellule mioepiteliali che favoriscono la progressione del secreto attraverso dotti di calibro progressivamente crescente. Si comincia con i dotti alveolari per continuare in quelli lobulari ed arrivare ai dotti galattofori. Ogni lobulo ha il suo dotto galattoforo che sbocca lateralmente al capezzolo in un’ampolla, che prende il nome di seno galattoforo, questa ha la capacità di accumulare il secreto prodotto. L’epitelio da cubico semplice dei dotti alveolari diventa pluristratificato non cheratinizzato nei dotti galattofori.

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Vasi sanguigni e linfatici della mammella

  • L’arteria mammaria esterna (o toracica laterale), ramo dell’arteria ascellare, è responsabile della vascolarizzazione della regione superficiale della mammella e dei quadranti laterali (supero-laterale ed infero-laterale) della ghiandola mammaria. Le regioni profonde ed i quadranti mediali (supero-mediale ed infero-mediale) della ghiandola mammaria sono vascolarizzati da rami perforanti dell’arteria mammaria interna (o toracica interna), ramo dell’arteria succlavia. La mammella è inoltre raggiunta da rami mammari laterali delle arterie intercostali posteriori da II a VI.
  • Le vene fanno capo alle vene cefalica, giugulare esterna, mammaria interna e intercostali.
  • I linfatici posteriori e laterali fanno capo ai linfonodi ascellari, quelli mediali drenano nei linfonodi mammari interni. Si hanno inoltre anastomosi fra i linfatici delle due mammelle e con i linfatici addominali. Il drenaggio della linfa si deve inoltre ai linfonodi interpettorali di Rotter.

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Modificazioni fisiologiche della mammella in gravidanza

La mammella subisce notevoli modificazioni durante la gravidanza. Durante la prima metà della gravidanza la secrezione di estrogeni e progestinici induce ipertrofia alveolare e sviluppo di tutti i componenti della mammella, fatta eccezione del tessuto adiposo interstiziale, la cui massa diminuisce. L’areola, infatti, assume una colorazione più scura ed aumenta di diametro. Ciò è legato essenzialmente all’azione degli ormoni gonadotropi e, successivamente, dalla prolattina. La consistenza, poi, aumenta notevolmente in seguito al parto, dove l’ossitocina prodotta dall’ipotalamo induce la contrazione delle cellule mioepiteliali e quindi la secrezione di latte durante il periodo dell’allattamento. Le mammelle divengono più turgide durante il periodo mestruale e, in maniera più o meno evidente, in seguito all’eccitazione femminile. L’invecchiamento porta invece ad un progressivo calo di volume della mammella con riduzione della ghiandola e aumento del tessuto adiposo.

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La mammella maschile

L’organo maschile è decisamente meno sviluppato di quello femminile. Nel maschio la mammella è costituita da un piccolo rilievo, con una piccola areola ed un piccolo capezzolo (silloide). La struttura ghiandolare sottostante è composta da un numero ridotto di strutture alveolari prive di lume. Esistono dotti lattiferi, ma sono brevi e privi di vere e proprie ramificazioni. Durante l’adolescenza, in ogni caso, può esserci un aumento anche delle dimensioni della mammella maschile (ginecomastia puberale). Tale aumento, in realtà, è seguito solitamente da una regressione in un tempo breve (uno-due anni).

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Anomalie e patologie della mammella

Tra le patologie che colpiscono la mammella figurano patologie genetiche e patologie legate allo sviluppo. Tra le patologie genetiche figurano la politelia (la presenza di un soprannumero di capezzoli) o la polimastia (soprannumero di ghiandole mammarie). Sono in genere formazioni poco evidenti, non secernenti, che possono essere confuse con un lipoma se si tratta di ghiandola o con macchie cutanee o nei in caso di capezzoli rudimentali. Hanno la caratteristica di presentarsi costantemente lungo una linea ideale che va dalla cavità ascellare alla radice interna della coscia, la cosiddetta linea del latte, milk line degli autori anglosassoni e che coincide con quella presente in alcuni mammiferi. Tra le patologie legate allo sviluppo, si può verificare nei maschi uno sviluppo volumetrico mono o bilaterale, detto ginecomastia. La mammella femminile, invece, nel corso dello sviluppo può andare incontro ad un numero maggiore di anomalie, tra cui:

  • il mancato sviluppo nel periodo della pubertà, solitamente legato a casi di agenesia delle ovaie o di deficienza ovarica;
  • l’ingrossamento prematuro dell’organo, spesso correlato ad una sindrome di pubertà precoce;
  • l’ipertrofia dell’organo (detta anche macromastia).

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Possono anche verificarsi casi in cui una o entrambe le mammelle siano mancanti (amastia), sebbene anomalie di questo tipo siano spesso correlate a malformazioni sistemiche ben più gravi, generalmente incompatibili con la vita. In ogni caso, le patologie vere e proprie sono legate a problemi nel delicato equilibrio degli ormoni provenienti essenzialmente da surrene e, soprattutto, ipofisi. Altri fattori determinanti lo sviluppo di patologie sono eventuali lesioni traumatiche a cui la mammella viene sottoposta o processi infiammatori cronici, che possono sfociare o complicare le forme tumorali (vedi mastopatia). Una patologia infiammatoria dovuta a traumi o iatrogena è la malattia di Mondor.

Visita senologica e palpazione

Per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie che interessano la mammella, è particolarmente importante la visita senologica e la palpazione (fatta dal medico e da sole). L’esame clinico mira principlamente ad identificare eventuali lesioni o noduli sospetti ed indirizza nella scelta delle indagini strumentali (ecografia e mammografia) per l’approfondimento diagnostico. Inoltre il senologo potrà richiedere esami del sangue ed una radiografia del torace, per valutare ed indagare in maniera più efficace una situazione clinica sospetta. Per approfondire, leggi:

Chirurgia plastica del seno 

La chirurgia plastica è in grado di rimodellare il seno, a scopo di miglioramento estetico oppure per riparare i danni indotti da interventi quali l’asportazione di un tumore. Di frequente, vengono utilizzate protesi in silicone o altro. Tali protesi però presentano aspetti controversi, in parte discussi ed esaminati nelle relative voci. Un’ altra tecnica usata in medicina e chirurgia estetica per il seno è la radiofrequenza, a tal proposito leggi: Rassodare il seno senza chirurgia con la Radiofrequenza Monopolare

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra ginecomastia vera, falsa, acquisita, congenita e puberale

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A destra la pseudoginecomastia

Con il termine “ginecomastia” si intende l’aumento del volume di una o entrambe le mammelle dell’uomo, che può essere di vari tipi:

  • ginecomastia vera;
  • ginecomastia falsa;
  • ginecomastia acquisita;
  • ginecomastia congenita.

Si definisce “ginecomastia vera” quando la causa dell’aumento di volume della mammella è legata ad un cambiamento, ad una proliferazione dei tessuti mammari, non tumorale. La “pseudoginecomastia” (o ginecomastia falsa) si ha invece quando l’aumento del volume del seno dell’uomo è dovuto ad altre cause, come accumulo di adipe (grasso sottocutaneo), ad una infiammazione o ad un tumore.

Ginecomastia vera

Una ginecomastia si dice “vera” in quanto ci si trova davanti ad un vero e proprio aumento della ghiandola mammaria, di solito provocato da un problema ormonale, ad uso di sostanze dopanti nel culturismo o a patologie, ad esempio cirrosi epatica, mentre invece la componente adiposa è normale.

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Ginecomastia vera

In caso di problematica di ginecomastia vera la pratica chirurgica più comune è data dalla rimozione della ghiandola attraverso una piccola incisione vicino al capezzolo.
A volte , ma non sempre si usa la tecnica della liposuzione anche per eliminare parte ghiandolare, sopratutto in quei casi dove ci si trova davanti a problematiche di ginecomastia vera e falsa assieme (quindi sia un aumento della ghiandola sia un eccesso di adipe). L’intervento è eseguito di solito in anestesia locale, dopodiché si verrà fasciati e verrà messo un indumento speciale che dovrete indossare per un periodo dopo l’intervento. La radiofrequenza monopolare può essere usata per rimettere in tensione la pelle dopo l’intervento.

Leggi anche: Ginecomastia, l’aumento della mammella nel bodybuilding: cause e rimedi

Ginecomastia falsa (pseudoginecomastia)

Si intende col termine “falsa” quella ginecomastia data dall’eccessiva presenza di adipe, mentre invece la componente della ghiandola mammaria è normale.

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Pseudoginecomastia

Questo tipo di ginecomastia viene trattato attraverso una vera e propria liposuzione. Il fine è quindi quello di aspirare l’adipe in eccesso (non tutto) per poter ridare le giuste dimensioni e forma alla mammella maschile.
Da detto che sarebbe importante in caso il paziente sia deciso ad intervenire chirurgicamente a non aspettare anni prima di farlo, questo perché i tessuti, in generale più si è giovani più possono “rientrare” al loro posto non rischiando quindi di lasciare pelle in eccesso dopo l’intervento. Anche questo intervento e di solito fatto in locale, dopo poche ore si può tornare alla vita di sempre; la radiofrequenza monopolare può essere usata per rimettere in tensione la pelle dopo l’intervento.

Ginecomastia acquisita

Questo tipo di ginecomastia non è presente alla nascita ma si verifica durante la vite del soggetto per una qualche causa, come ad esempio l’uso di farmaci ( estrogeni e purtroppo anabolizzanti.

Ginecomastia puberale

La maggioranza dei soggetti maschi attraversa una fase (generalmente compresa tra i 12 e i 17 anni di età) in cui si ha un notevole sviluppo mammario; si parla in questi casi di ginecomastia puberale. In circa un terzo degli adolescenti, la condizione di ginecomastia regredisce nel giro di 10-12 mesi, in altri la fase è più duratura, ma trascorsi tre anni la condizione di ginecomastia è completamente regredita nella stragrande maggioranza dei casi (90% circa). In un numero minore di casi, la condizione di ginecomastia persiste oltre il diciassettesimo anno di età e iniziano a ridursi le possibilità che il processo regredisca in modo spontaneo e si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di intervenire chirurgicamente.

Ginecomastia congenita

Nella ginecomastia congenita i fattori determinanti sono da ricercarsi o in uno squilibrio degli ormoni in circolo oppure in una superiore sensibilità del tessuto mammario alle stimolazioni di tipo ormonale. Nella ginecomastia congenita si ha una connotazione di tipo familiare (ereditarietà).

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Perché ho il seno piccolo? Quali sono i fattori che influenzano la grandezza del mio seno? Come aumentarne il volume senza chirurgia?

MEDICINA ONLINE seno mammelle donna gravidanza cambia capezzoli areolaUna mia paziente mi ha inviato questa mail:

“Sin dalla seconda media a tutte le mie amiche e compagne cresceva il seno, mentre io ero piatta. Per sentirmi meno “inferiore” ho iniziato a imbottire il mio reggiseno. Oggi ho 26 anni è mi trovo ancora piatta. Sono stata io stessa a non farlo crescere stringendolo in fastidiosi reggiseni e non dandogli libera crescita? Perché non capisco come mai a me non sia mai cresciuto! A casa sono comunque tutte con un seno florido! Potrei provare la pillola anticoncezionale per vedere cosa succede?”

Perché un seno è grande o piccolo? Quali sono i fattori che intervengono nel determinarne le dimensioni finali? Lo sviluppo del seno dipende da moltissimi fattori biologici che si intersecano e sovrappongono nella adolescenza ed anche successivamente. Entrano in gioco fattori costituzionali, nutritivi e ormonali, in particolare estrogeni, progesterone, prolattina, ormoni della tiroide, e relativi recettori. Tra le condizioni che possono influire negativamente vi sono la magrezza e i periodi di amenorrea (mancanza delle mestruazioni). Va anche detto che il seno ha una grande variabilità individuale e non sempre la famigliarità ne condiziona sviluppo e dimensioni.

Leggi anche: Perché agli uomini piace così tanto il seno delle donne?

E’ importante ricordare che anche un seno piccolo può adeguatamente esercitare le sue funzioni, come quella dell’allattamento, mentre a volte non lo fa un seno grande. La pillola anticoncezionale, contenendo un estrogeno e un progestinico, può talvolta aiutare il seno ad essere più teso o pieno, ma deve trovare all’interno del seno i recettori, cioè i “sensori” capaci di ascoltare il relativo stimolo ormonale. Anche l’aumento del peso può talvolta essere di aiuto, perché non solo lo riempie: il grasso sottocutaneo è anche produttore di estrogeni che possono stimolare il seno alla crescita.

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Con il latte materno i neonati diventano più irritabili, ma non rischiano di ingrassare

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO ALLATTAMENTO NEONATO BAMBINO BIMBO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADREAnche i neonati rischiano di aumentare di peso, soprattutto se vengono alimentati con il latte artificiale, anche se ciò non mette del tutto d’accordo i medici! Il latte materno non rischia di sovra-alimentare il piccolo, tuttavia sembra renderlo più… irascibile!

Numerose ricerche hanno fin qui evidenziato la superiorità del latte di mamma su quello artificiale, ora si scopre però che se il piccolo viene nutrito al seno sarà più irritabile e verserà più lacrime. A rivelarlo è uno studio della Medical Research Council Epidemiology Unit di Cambridge, Regno Unito, riportato sulla stampa inglese. La ricerca precisa come “queste reazioni sono naturali: spesso è solo un modo di comunicare del neonato con la mamma. Inoltre – prosegue la ricerca – anche se i bambini alimentati con biberon possono apparire più calmi, questa reazione potrebbe essere dovuta ad un eccesso di alimentazione”. Per gli esperti il latte delle mamme rimane dunque sicuramente il migliore nutrimento per il nascituro. “I piccoli allattati artificialmente – avverte Ken Ong, pediatra e coordinatore dello studio – possono apparire più tranquilli. Ma il nostro lavoro suggerisce che questi bambini possono essere vittime di un regime alimentare troppo abbondante e aumentare di peso troppo in fretta”.

Alla ricerca hanno collaborato più di 300 mamme alle quali era richiesto di segnalare il temperamento del loro bambino in base al tipo di allattamento scelto. Nel complesso 137 piccoli sono stati allattati esclusivamente al seno, 88 artificialmente e 91 con un’alternanza di latte artificiale e materno. “Il risultato – afferma lo studio – ha evidenziato come i bambini allattati al seno avevano temperamenti più impegnativi per le neomamme e tendevano a piangere di più rispetto ai coetanei nutriti con biberon”.

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