In tutto il mondo, il tumore alla mammella rappresenta il tipo principale di neoplasia nelle donne ed oltre il 25% di tutti i casi di tumore. La prognosi per il tumore alla mammella varia a seconda del tipo, dell’estensione della malattia, e dell’età del paziente.
In caso di tumore maligno alla mammella, la prognosi viene formulata sulla probabilità di sopravvivenza senza progressione (PFS) o di sopravvivenza senza malattia (DFS). Queste previsioni si basano su serie storiche statistiche di casi con classificazione simile. Tuttavia la prognosi rimane una stima, in quanto ogni paziente avrà una storia a sé e le classificazioni non sempre sono precise. La sopravvivenza è solitamente espressa come un numero medio di mesi (o anni) in cui il 50% dei pazienti sopravvive o la percentuale di pazienti che sono vivi dopo 1, 5, 15, e 20 anni.
I tassi di sopravvivenza nel mondo sviluppato sono alti, con valori stimati che variano tra l’80% e il 90% di sopravvivenza della paziente a 5 anni dalla diagnosi. Nei paesi in via di sviluppo questi valori sono invece molto più bassi. L’ampia variabilità dipende ovviamente sia dalle condizioni generali di salute della paziente, ma anche e soprattutto dallo stadio del tumore: tumori piccoli, diagnosticati precocemente, ben delimitati e senza metastasi a distanza, hanno prognosi migliore di tumori non circoscritti e metastatizzati. A tal proposito ricordiamo che il tumore del seno viene classificato in cinque stadi:
- Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi:
- Carcinoma lobulare in situ: non è un tumore aggressivo ma può rappresentare un fattore di rischio per la formazione successiva di una lesione maligna.
- Carcinoma duttale in situ (DCIS): colpisce le cellule dei dotti e aumenta il rischio di avere un cancro nello stesso seno. È considerato una forma precancerosa più che un vero e proprio tumore. Nella maggior parte dei casi, infatti, non si evolve verso un cancro vero e proprio ma regredisce spontaneamente per azione dei meccanismi di difesa dell’organismo (in primo luogo l’azione del sistema immunitario).
- Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.
- Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l’ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.
- Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l’ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).
- Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.
Se il tumore viene identificato allo stadio 0, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne trattate è del 98%, anche se le ricadute variano tra il 9 e il 30% dei casi, a seconda della terapia effettuata.
Se i linfonodi sono positivi, cioè contengono cellule tumorali, la sopravvivenza a cinque anni è del 75%.
Nel cancro metastatizzato, cioè quello che ha già colpito altri organi al di fuori del seno (in genere i polmoni, il fegato e le ossa), la sopravvivenza media delle pazienti curate con chemioterapia è di due anni, ma ciò significa che vi sono casi in cui la sopravvivenza è molto più lunga, anche fino a dieci anni.
La prognosi è molto importante non solo per prevedere la sopravvivenza del paziente, ma anche relativamente alle decisioni sul trattamento poiché ai pazienti con una buona prognosi solitamente vengono offerti trattamenti meno invasivi, come la lumpectomia e la radioterapia o la terapia ormonale, mentre a coloro che hanno una prognosi più negativa viene generalmente prescritto un trattamento più aggressivo, come una più ampia mastectomia e/o un ciclo chemioterapico.
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