Con “sifilide” (anche chiamata “lue” o “morbo gallico“, in inglese “syphilis“) in medicina si indica una patologia che appartiene al gruppo delle malattie a trasmissione sessuale (MTS) causata dal batterio Treponema pallidum, capace di interessare uomini e donne indistintamente in diversi distretti corporei tra cui genitali, ano, perineo, bocca e labbra.
Il contagio avviene tramite rapporti sessuali non protetti con persone infette: la sifilide infatti si trasmette direttamente attraverso le ferite e le ulcere che si formano nelle zone genitali, rettali e sulla bocca a seguito di contatto sessuale. Il contagio può avvenire anche dalla madre al feto durante la gravidanza. Con un’incidenza annua di 12 milioni di nuovi malati nel mondo, la sifilide è dopo l’AIDS la malattia sessualmente trasmissibile con il più alto tasso di mortalità. Fu descritta per la prima volta nel XVI secolo e si ritiene che sia stata importata dalle Americhe dopo i primi viaggi degli spagnoli.
Cause
La sifilide è una infezione causata dal batterio Treponema pallidum sottospecie pallidum, un batterio Gram-negativo di cui l’uomo è unico serbatoio naturale.
Fattori di rischio
I fattori che più contribuiscono alla diffusione della sifilide e, in genere, di tutte le infezioni sessualmente trasmissibili (MTS), sono:
- tendenza al non uso del profilattico;
- tendenza ad avere numerosi partner sessuali;
- tendenza ad avere rapporti sessuali con partner sconosciuti;
- scarsa percezione del pericolo relativo alle MTS;
- mancanza di sintomi di alcune MTS (il soggetto non sa di essere infetto);
- la scarsa igiene delle zone intime;
- frequenti rapporti omosessuali tra uomini;
- il ricorso frequente a pratiche di sesso orale non protetto;
- il ricorso frequente a pratiche di sesso anale non protetto (il sesso anale, a causa del grande attrito del canale rettale, contribuisce a creare ferite sanguinanti che facilitano la diffusione delle MTS);
- la carenza di informazione soprattutto tra i giovani, sia in famiglia che a scuola;
- la difficoltà a ricorrere alle strutture specialistiche di prevenzione e diagnosi.
Alcune malattie a trasmissione sessuale che sembravano in passato in diminuzione, sono probabilmente di nuovo aumentate anche a causa dei flussi migratori.
Incubazione
Dopo il contagio da Treponema pallidum, il periodo di incubazione oscilla tra 2 e 12 settimane, anche se mediamente dura circa 3 settimane. In tale periodo il paziente non ha sintomi, ma nel suo corpo è presente il batterio e può quindi contagiare altri partner.
Sintomi
La sifilide spesso negli stadi iniziali è asintomatica, cioè il paziente non avverte alcun sintomo della sua presenza. Se l’infezione non viene curata può però progredire infettando tutto il corpo. Tipicamente evolve in 3 stadi, ognuno caratterizzato da sintomi diversi.
- stadio primario: contagioso, si manifesta con una piccola ulcera (sifiloma) in genere non dolorosa, linfoadenopatia regionale;
- stadio secondario: contagioso, si manifesta dopo settimane o mesi dallo stadio primario con manifestazioni cutanee spesso non specifiche, ulcere su mucose, perdita di capelli, febbre, altri sintomi generici
- stadio di latenza: asintomatico, non contagioso, può durare indefinitamente o evolvere in malattia terziaria. La latenza può essere precoce (< 1 anno), talvolta con ricorrenza di lesioni infettive, oppure tardiva (> 1 anno), raramente con ricorrenze; sierologia positiva;
- stadio terziario: sintomatico, non contagioso Classificato clinicamente in sifilide terziaria benigna, sifilide cardiovascolare o neurosifilide (neurosifilide asintomatica, meningovascolare, parenchimatosa; tabe dorsale).
La sifilide primaria
I sintomi del primo stadio dell’infezione compaiono di solito dopo un periodo di incubazione che dura 2 e 12 settimane a partire dal rapporto sessuale con la persona infetta (durante l’incubazione il paziente è asintomatico ma può infettare altri partner); una piaga rossa indolore chiamata sifiloma iniziale potrebbe comparire sui genitali sull’area dove si trova l’infezione. Raramente possono comparire varie ulcerazioni, ma in genere il sifiloma è unico, di forma tondeggiante e compare nel punto di ingresso del virus nell’organismo, quindi a livello a genitale. Talvolta la lesione è piccola e nascosta e può passare inosservata. La durata di tale lesione è di circa 4/6 settimane, per poi guarire spontaneamente anche in assenza di trattamento, tuttavia in quest’ultimo caso l’infezione può progredire verso la forma secondaria.
La sifilide secondaria
Il secondo stadio in genere inizia alcune settimane (o mesi) dopo la comparsa del sifiloma visto nella sifilide primaria. I batteri della sifilide tramite il sangue giungono in tutto il corpo determinando sintomi non più solo localizzati ai genitali, ma sistemici, tra cui:
- malessere generale;
- astenia (mancanza di forze e facile affaticabilità);
- febbre anche alta;
- mal di testa;
- mancanza di appetito;
- perdita di peso;
- esantema di natura congestizia;
- mal di gola;
- dolore muscolare;
- dolore articolare;
- linfonodi ingrossati e doloranti;
- alopecia (perdita di capelli).
In alcuni casi tale stadio è asintomatico. Generalmente è assente il prurito. L’esantema può manifestarsi su palmi delle mani e piante dei piedi oltre che su braccia e gambe, apparendo come macchie rosse rotondeggianti, di grandezza variabile. I “sifilodermi” (macchie della pelle grige o bianche simili a verruche) possono apparire nelle aree umide intorno alla bocca, all’ano ed alla vagina e sono contagiose. Nel secondo stadio la sifilide potrebbe colpire virtualmente tutti gli organi del corpo, tra cui il fegato, i reni e gli occhi, o causare meningite (infiammazione delle meningi). I sintomi della sifilide secondaria scompaiono in modo spontaneo dopo poche settimane anche senza cure, ma, in quest’ultimo caso, l’infezione potrebbe avanzare al terzo stadio.
Stadio di latenza (stadio latente)
La fase latente della sifilide è contraddistinta da assenza di segni o sintomi visibili, tuttavia – senza trattamento – il soggetto rimane infetto è può contagiare i partner sessuali. Lo stadio latente può durare un periodo variabile, anche anni, per poi progredire verso la forma terziaria.
La sifilide terziaria
Senza trattamento, un terzo delle persone infette sviluppano la malattia terziaria. I sintomi del terzo stadio compaiono dopo anni (mediamente una quindicina d’anni) e possono essere fatali, interessando tutti gli organi del corpo, tra cui cervello, occhi, cuore, fegato, ossa ed articolazioni. La sifilide terziaria può essere divisa in tre forme diverse:
- la sifilide gommosa (15% dei pazienti);
- la neurosifilide tardiva (6,5%);
- la sifilide cardiovascolare (10%).
Le persone affette da sifilide terziaria non sono contagiose.
Sifilide gommosa
La sifilide gommosa si verifica di solito da 1 a 45 anni dopo l’infezione iniziale, con una media di 15 anni. Questo stadio è caratterizzato dalla formazione di granulomi gommosi cronici di variabili dimensioni. Essi, in genere, colpiscono la cute, le ossa e il fegato, ma possono presentarsi ovunque.
Neurosifilide
La neurosifilide è un’infezione che coinvolge il sistema nervoso centrale. La neurosifilide precoce può presentasi velocemente e asintomatica in forma di meningite sifilitica, oppure in ritardo, come la sifilide meningovascolare, la quale comporta paresi, perdita di equilibrio e dolori agli arti inferiori. La neurosifilide tardiva si verifica in genere da 4 a 25 anni dopo l’infezione iniziale, nelle forme di gomma luetica, tabe dorsale, paralisi progressiva, sclerosi combinata luetica, oppure nella forma congenita. Segno tipico è inoltre la pupilla di Argyll-Robertson (si osserva miosi solo in accomodazione e non per risposte alla luce). Possono essere inoltre presenti sintomi psichiatrici, soprattutto di tipo psicotico, in particolare nei pazienti già affetti da paresi generalizzata.
Sifilide cardiovascolare
La sifilide cardiovascolare si verifica di solito 10-30 anni dopo l’infezione iniziale. La complicanza più comune è l’aortite (infiammazione dell’aorta, l’arteria più grande del corpo) sifilitica, che può portare a formazione di aneurismi dell’aorta.
Immagini
Trasmissione e contagio
La sifilide è causata dal batterio Treponema pallidum, che visivamente si presenta al microscopio come un piccolo filamento a forma di spirale. L’infezione si trasmette in genere tramite rapporto sessuale genitale, orale o anale, oppure tramite oggetti infetti. La sifilide è contagiosa durante gli stadi primario e secondario e, talvolta, all’inizio del periodo latente e i batteri penetrano nel corpo attraverso micro-tagli o abrasioni della pelle o delle mucose. Meno frequentemente si diffonde attraverso uno stretto contatto diretto con una lesione attiva (per esempio, durante il bacio) o da una madre infetta al feto durante la gravidanza o al momento della nascita (sifilide congenita). La sifilide non può invece essere contratta con la semplice condivisione dei sanitari, di indumenti o di posate, né da maniglie, piscine o saune. Una volta curata la malattia non recidiva di suo, è però possibile ricontagiarsi avendo contatti con un soggetto con ulcera sifilitica; in altre parole non si acquisisce immunità. Il rischio di trasmissione è di circa 30% nel caso di singolo rapporto con un soggetto con sifilide primaria, mentre il rischio di trasmissione materno-fetale è di 60–80%.
Rischi
L’infezione aumenta il rischio di contagio da HIV, ovviamente solo nel caso di rapporti con partner che ne sono affetti, e aumenta il rischio di contagiare il partner nel caso in cui paziente con sifilide sia sieropositivo. La sifilide, se non adeguatamente curata, può comportare gravi problemi di salute e danni, anche permanenti, a occhi, grandi vasi sanguigni, cuore, ossa e sistema nervoso centrale.
Gravidanza e conseguenze sul feto
Una donna incinta che ha la sifilide, o altra malattia sessualmente trasmissibile, sintomatica o asintomatica, potrebbe trasmetterla al suo bambino. A tal proposito leggi: Sifilide in gravidanza: conseguenze, sintomi nei neonati, diagnosi, cure
Diagnosi
La sifilide è una malattia difficile da diagnosticare clinicamente, anche perché spesso i sintomi sono assenti o lievi. La certezza di diagnosi si ottiene attraverso analisi del sangue e grazie al controllo visivo diretto usando la microscopia. Gli esami del sangue sono divisi in test non treponemici e treponemici. I test diagnostici sono in grado di distinguere tra le fasi della malattia.
Cure
Le cure sono diverse in base allo stadio della malattia.
Trattamento delle infezioni precoci
La prima scelta di trattamento per la sifilide semplice rimane una singola dose di penicillina G per via intramuscolare o una singola dose di azitromicina per via orale. Scelte alternative sono la doxiciclina e la tetraciclina, che però non possono essere usate nelle donne in gravidanza. La resistenza agli antibiotici ha portato allo sviluppo di un certo numero di agenti, compresi i macrolidi, i clindamicina e i rifampicina. Il ceftriaxone, appartenente alla terza generazione di antibiotici cefalosporine, risulta più efficace come trattamento in sostituzione alla penicillina, specialmente nelle forme che hanno superato la barriera emato-encefalica e sono localizzate nel sistema nervoso centrale. La terapia della sifilide è comunque altamente specialistica (dermatologia, infettivologia, neurologia, medicina interna), visto il rischio di gravi reazioni infiammatorie come la reazione di Jarisch-Herxheimer.
Trattamento delle infezioni tardive
Alle persone affette da neurosifilide, a causa della scarsa penetrazione della penicillina G nel sistema nervoso centrale, vengono somministrati forti dosi di penicillina per via endovenosa per un minimo di 10 giorni. Se la persona è allergica, si possono usare ceftriaxone, doxiciclina o tetracicline, oppure si può provvedere a desensibilizzare il paziente. Altre presentazioni tardive possono essere trattate con la somministrazione per via intramuscolare di penicillina G per tre settimane. Il 3-carbamino-4-ossifenilarsinato di trietanolammina è un chemioterapico arsenicale pentavalente utilizzato, in passato, nella neurolue.
Prevenzione
Poiché la sifilide è una malattia a trasmissione sessuale, il miglior modo per evitare di contrarla è di astenersi dai rapporti sessuali. L’attività sessuale con più di un partner o con con qualcuno che ha rapporti sessuali con più partner può aumentare il rischio di venire a contatto con l’infezione. I preservativi, quando usati correttamente e costantemente, diminuiscono il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmesse, ma purtroppo nel caso della sifilide una piccola percentuale di rischio rimane perché non si può impedire il contatto con un eventuale sifiloma o altra ulcerazione in posizione diversa dalla porzione di mucosa coperta da preservativo. Poiché spesso la sifilide non presenta sintomi evidenti, spesso non ci si rende conto di essere infetti, quindi chi è sessualmente attivo dovrebbe proteggersi regolarmente in modo da non evitare problemi di salute più seri. Un paziente che ha curato la sifilide viene spesso invitato a fare ulteriori analisi per altre malattie sessualmente trasmesse, primo fra tutti l’HIV.
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