L’epatite A è una malattia infettiva acuta del fegato causata dal virus dell’epatite A (Hepatits A Virus, HAV) che si trasmette per via oro-fecale, ossia mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette, specie quando i cibi non siano stati ben cotti, ma anche per via sessuale e per contatto con oggetti contaminati. Sebbene sia generalmente asintomatica, specie nei giovani, l’epatite A è comunque in grado di compromettere anche in modo grave le funzioni del fegato e portare ad insufficienza epatica, specie negli anziani. Dopo una singola infezione l’individuo acquisisce una immunità per il resto della sua vita.
Cause
La causa dell’epatite A è l’Hepatits A Virus (HAV), un virus a RNA appartenente agli Hepatovirus, un genere della famiglia dei Picornaviridae. L’HAV, dopo essere stato ingerito penetra attraverso l’epitelio orofaringeo o intestinale nella circolazione sanguigna. Il sangue lo trasporta nel fegato, qui HAV si lega agli epatociti o alle cellule di Kupffer, penetra nel loro citoplasma e si replica; i virioni così prodotti sono espulsi dall’epatocita per esocitosi nella bile per essere poi eliminati con le feci.
Trasmissione
Il virus responsabile dell’epatite A si diffonde principalmente per via oro-fecale, ossia mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette. Fonte comune di infezione sono i molluschi che non sono stati sufficientemente cotti, come ostriche, vongole o cozze. Il virus può anche essere diffuso, ma in modo meno frequente, attraverso il contatto con una persona infetta, ad esempio condividendo lo stesso bagno senza la necessaria igiene delle mani.
Trasmissione per via sessuale
Il contagio del virus dell’epatite A può avvenire anche per via sessuale, specialmente nei rapporti sessuali in cui si verifica sia sesso orale che anale: il contagio può avvenire quindi ad esempio leccando l’ano del partner infetto, oppure leccando i genitali di un partner che sono entrati in contatto con l’ano di un infetto. Il rischio di contagio aumenta specie in caso di partner multipli e/o sconosciuti, con scarsa igiene personale.
Diffusione
La malattia è più comune nelle regioni del mondo con scarsità di igiene e con difficoltà ad accedere a fonti d’acqua corrente non contaminata, quindi soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove si stima che circa il 90% dei bambini rimanga infettato prima dei 10 anni di vita. Nonostante la prevenzione, l’epatite A provoca ancora oggi circa 100 mila morti all’anno nel mondo, specie nelle zone più povere.
Incubazione
I sintomi, come abbiamo prima accennato, non sono sempre presenti. Per chi li sviluppa, il tempo che intercorre tra il momento dell’infezione ed il manifestarsi dei sintomi oscilla solitamente tra le 2 e le 7 settimane (mediamente 30 giorni), periodo in cui il paziente appare totalmente asintomatico. In tale periodo, chiamato incubazione, il soggetto – pur non presentando sintomi della malattia – è tuttavia in grado di trasmettere l’infezione agli altri.
Sintomi
In alcuni casi, specie nei soggetti giovani, l’infezione è asintomatica (cioè il paziente non avverte alcun segno o sintomo della sua presenza) oppure fornisce sintomi aspecifici, come:
- malessere generale;
- nausea;
- vomito;
- diarrea.
In altri casi i sintomi possono essere più caratteristici, tra cui:
- ittero;
- febbre;
- dolore addominale in corrispondenza del fegato (quadrante superiore destro);
- segni e sintomi di insufficienza epatica (specie negli anziani).
In caso di insufficienza epatica, potrebbero verificarsi tali sintomi:
- ipertensione portale;
- ascite;
- sanguinamenti cronici;
- varici esofagee e gastriche;
- ematemesi: perdita di elevate quantità di sangue rosso vivo tramite il vomito, da rottura di varici esofagee;
- urine scure;
- feci chiare (ipocoliche);
- foetor hepaticus;
- melena: feci di colore tendente al nero da rottura di varici esofagee;
- anemia.
- ittero;
- encefalopatia epatica (sintomi neurologici come deficit cognitivi ed alterazione della conoscenza).
Il 15% dei pazienti sperimenta una ricorrenza dei sintomi durante i sei mesi successivi all’infezione iniziale.
Diagnosi
La diagnosi viene grazie all’esame del sangue, fatta attraverso la rilevazione di specifici anticorpi IgM. L’anticorpo IgM è presente solo a seguito di una infezione acuta da epatite A. È rilevabile da una a due settimane dopo l’infezione iniziale e persiste per un massimo di 14 settimane. La presenza di anticorpi IgG nel sangue significa che la fase acuta della malattia è passata e la persona è immune da ulteriori infezioni. Gli anticorpi IgG dell’epatite A si trovano nel sangue anche dopo la vaccinazione e i test per l’immunità al virus sono basati sul loro rilevamento. Una volta diagnosticata la presenza del virus nel sangue, se presenti segni e sintomi che indicano una grave compromissione nel fegato (più frequente negli anziani), si eseguono una serie di altre procedure, tra cui:
- ecografia dell’addome superiore o completo;
- TAC e risonanza magnetica;
- colangio-pancreatografia con risonanza magnetica (MRCP);
- colangio-pancreatografia retrograda perendoscopica (ERCP);
- biopsia epatica;
- elastografia epatica (FibroScan).
- bilirubina diretta e indiretta (da associare al dosaggio nelle urine);
- proteine plasmatiche (quantità totale, albumina e/o globuline);
- enzimi di origine epatocitaria (transaminasi – AST, ALT – ALP e GGT);
- glicemia;
- test della coagulazione PT, INR PTT, aPTT, TT;
- ammoniemia (concentrazione di ammoniaca nel sangue, correlata alla eventuale presenza di encefalopatia epatica).
Vaccino
Il vaccino antiepatite A è efficace per la prevenzione: alcuni paesi lo raccomandano di routine per i bambini e per gli individui a più alto rischio che non sono stati precedentemente vaccinati. La somministrazione di una dose di vaccino sembra essere efficace per tutta la vita.
Prevenzione
Oltre al vaccino, altre misure preventive comprendono il minimizzare il rischio di contagio, tramite:
- elevata igiene (specie lavaggio delle mani e dell’ano);
- corretta e completa cottura dei cibi, evitando di assumerli crudi;
- bere acqua da fonti sicure;
- evitare oggetti e posti contaminati;
- evitare il contatto oro-genitale durante i rapporti sessuali, specie in caso di partner multipli e sconosciuti.
Terapia
Attualmente non esiste un trattamento specifico; generalmente vengono consigliati il riposo e, a seconda delle necessità, l’assunzione di farmaci contro la nausea e la diarrea. Le infezioni di solito si risolvono completamente e senza che vi sia un danno al fegato. Se si dovesse incorrere in un caso di insufficienza epatica acuta, l’unico trattamento possibile è il trapianto di fegato.
Consigli
Estremamente utile, per il paziente, può essere il condurre uno stile di vita sano, seguendo questi consigli:
- diminuire il peso corporeo se obesi o sovrappeso;
- abbassare il livello di trigliceridi;
- alimentarsi in modo adeguato;
- svolgere adeguata attività fisica;
- smettere di fumare;
- smettere di bere alcolici;
- assumere minori quantità di grassi o carboidrati, ad esempio con dieta ipolipidica o ipoglucidica;
- controllare il diabete e/o l’ipertensione, se presenti.
Per approfondire: Dieta per le malattie del fegato: cibi consigliati e consigli
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