L’aspettativa di vita attuale, in Italia, è di ben 83 anni: 80,8 anni per gli uomini e 85,2 per le donne. Il trend è in ascesa: anno dopo anni l’aspettativa aumenta. Si vive più a lungo al Nord Italia rispetto alle regioni del sud. In ambito dell’Unione Europea l’Italia è al primo posto per speranza di vita insieme a Svezia e Malta per i maschi ed al quarto posto per le femmine dopo Spagna, Francia e Lussemburgo.
Perché le donne vivono più a lungo?
Le donne non hanno vantaggi sugli uomini in tutte le culture, né li hanno avuti in ogni epoca. Nei luoghi in cui le morti durante la gravidanza o durante il parto raggiungono percentuali molto alte, le probabilità di vita delle donne sono generalmente le stesse se non più basse di quelle degli uomini. Tuttavia, dove il rischio di morire mettendo al mondo un figlio è stato ridotto, le donne iniziano a mostrare vantaggi di longevità abbastanza ampi, per i quali vi sono spiegazioni sia biologiche che sociali.
Le malattie
La tesi biologica più convincente è che le donne probabilmente sono meno vulnerabili ad alcune o a tutte le malattie. Dal punto di vista statistico, in effetti, i maschi sono più esposti a una quantità di problemi sia nel periodo prenatale che durante il primo anno di vita, per cui le differenze relative alla longevità tra gli adulti di mezza età ed anche più anziani possono essere semplicemente un riflesso di questa differenza di base. Gli uomini hanno maggiori probabilità di ereditare malattie dovute a geni recessivi dei cromosomi sessuali, possono essere più vulnerabili alla sindrome della X fragile e la relativa mancanza di estrogeni può renderli più a rischio per le malattie di cuore.
Cuore
La differenza per quanto riguarda il rischio di cardiopatie è particolarmente impressionante. Tra i 45 e i 54 anni, circa 250 uomini su 100 mila muoiono per malattie cardiache, contro soltanto circa 80 donne. Nel periodo menopausale, quando il livello di estrogeni delle donne si abbassa, questa differenza di percentuale relativa alle malattie
cardiache diminuisce, sebbene non scompaia del tutto neppure in vecchiaia. E possibile che lo specifico effetto degli estrogeni sia quello di migliorare la densità del colesterolo «buono», le lipoproteine ad alta densità (HDL), e di ridurre il tasso di colesterolo «cattivo», le lipoproteine a bassa densità (LDL), ma la conclusione è tuttora congetturale.
Lavoro
I fattori sociali sono più numerosi e forse ugualmente importanti. Innanzitutto il lavoro delle donne, pur se nella tipologia è oggi molto più simile che in passato, è statisticamente meno esposto a rischi ambientali. Probabilmente questo diventerà ancor meno vero nelle prossime generazioni, man mano che le pari opportunità occupazionali aumenteranno, ma tra le attuali coorti di mezza età, o tra le precedenti, è chiaro che gli uomini sono maggiormente esposti a rischi professionali quali l’amianto (in passato), il fumo, gli agenti chimici di vario genere. Mestieri pericolosi per l’incolumità fisica o che richiedono maggiore forza muscolare, come l’agente di polizia, il pompiere o il taglialegna, sono ancor oggi maggiormente diffusi tra gli uomini.
Controlli
Le donne statisticamente curano la salute con maggiore regolarità rispetto agli uomini. E’ più probabile che facciano regolari controlli medici anche quando stanno bene, e – in caso di malattia- cercano aiuto prima degli uomini, il che accresce le loro probabilità di miglioramento e di guarigione. Le donne si recano dal proprio medico di famiglia più frequentemente rispetto ai maschi, inoltre hanno generalmente migliori abitudini salutari che cominciano all’inizio dell’età adulta, prendono vitamine più spesso ed è meno probabile che siano grandi bevitrici o fumatrici.
Fumo e alcol
Nello studio dell’Alameda County, Berkman e Breslow negli anni ’80 avevano riscontrato che le donne tendevano maggiormente ad essere sovrappeso, ma difficilmente bevevano o fumavano eccessivamente. Attualmente in Italia sia fumo, alcol e obesità riguardano più gli uomini che le donne. Le differenze sessuali per quanto riguarda il fumo attualmente sono molto minori di quando gli anziani di oggi erano giovani, per cui è possibile che il divario tra i due sessi per quanto riguarda i decessi per malattie collegate al fumo, come il cancro ai polmoni o le cardiopatie – già diminuito negli ultimi anni – diminuirà ancor di più in futuro.
Ulteriori studi
Quando la longevità delle donne e degli uomini viene confrontata dopo che tutti questi fattori sociali sono stati controllati, la dimensione della differenza sessuale si riduce ma non scompare. In particolare, le differenze relative al rischio di morte per malattie cardiache restano grandi anche quando le abitudini salutari e l’occupazione sono state tolte dall’equazione. Questo può significare che le spiegazioni sociali non sono sufficienti o che non conosciamo ancora tutti i fattori sociali che possono essere importanti. È probabile ad esempio che la rete di relazioni sociali più intime, ad esempio, protegga le donne dagli stress maggiormente di quanto si pensi, oppure che il ruolo dei diversi ormoni in gioco abbia un peso maggiore del previsto. Ulteriori studi in futuro saranno necessari per comprendere questo gap temporaneo tra i due sessi.
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