L’avvelenamento da mercurio (chiamato anche “intossicazione da mercurio“, “mercurialismo“, “idrargirismo“, “idrargiria” o “idrargirosi“; in inglese “mercury poisoning“, “mercury toxicity“, “mercury overdose“, “mercury intoxication“, “hydrargyria” o “mercurialism“) è una condizione clinica caratterizzata dall’esposizione acuta o cronica all’elemento chimico mercurio. L’avvelenamento da mercurio è un tipo di avvelenamento da metalli pesanti, gruppo in cui sono inclusi anche l’avvelenamento da arsenico, da cadmio e da piombo. La concentrazione di mercurio nel sangue viene detta mercuriemia e dovrebbe essere mantenuta al di sotto dei 10 μg/L. La maggior parte dell’esposizione deriva dal consumo di pesce, da otturazioni dentali a base di amalgama o dall’esposizione professionale, cioè che avviene sul posto di lavoro, soprattutto se in questo vengono abitualmente trattati metalli o sostanze chimiche. Nei pesci, quelli più in alto nella catena alimentare generalmente hanno livelli più elevati di mercurio, a causa di un processo noto come biomagnificazione. Meno comunemente, l’avvelenamento può verificarsi come metodo di tentativo di suicidio. Le attività umane che rilasciano mercurio nell’ambiente includono la combustione del carbone e l’estrazione dell’oro.
Origine del nome
I termini “mercurio” e “mercurialismo” derivano da Mercurio, il dio che nella mitologia romana era considerato figlio di Giove e protettore del commercio, dei viaggiatori, dei ladri, dell’eloquenza, dell’atletica, delle trasformazioni di ogni tipo, della velocità, della destrezza, della farmacia.
Cenni storici
La correlazione tra uso del mercurio e malattia era stata già ipotizzata in tempi antichi. Si sospetta che diversi imperatori e nobili cinesi siano morti o si siano ammalati per avvelenamento da mercurio dopo che gli alchimisti avevano somministrato loro “elisir” per promuovere la salute, la longevità o l’immortalità che contenevano cinabro (che è costituito da solfuro di mercurio). Il primo imperatore della Cina unificata, Qin Shi Huang, morì nel 210 a.C. probabilmente per aver ingerito pillole di mercurio che avrebbero dovuto dargli la vita eterna.
All’imperatore Xuānzong di Tang, uno degli imperatori della tarda dinastia Tang della Cina, fu prescritto il cinabro per raggiungere l’immortalità. Le preoccupazioni che la prescrizione avesse effetti dannosi sulla salute e sulla sanità mentale dell’imperatore furono respinte dagli alchimisti imperiali, che citarono testi medici che elencavano una serie di condizioni dell’imperatore (inclusi prurito, formicolio, gonfiore e debolezza muscolare), oggi riconosciuti come segni e sintomi di avvelenamento da mercurio, come prova che l’elisir trattava efficacemente i disturbi latenti dell’imperatore. Xuānzong divenne irritabile e paranoico e alla fine morì nell’859 probabilmente proprio a causa dell’avvelenamento da mercurio. Carl Scheele, un importante chimico del XVIII secolo, morì per avvelenamento da mercurio derivante dal suo lavoro, all’età di 43 anni. In tempi recenti il mercurio è stato usato quotidianamente nei termometri, in alcune batterie e nelle otturazioni per la cura della carie dentaria. Un tempo veniva usato anche per la cura della sifilide o presunta tale (se la dose era alta poteva invece peggiorare i sintomi, o causarne di nuovi), in alchimia e, assieme al piombo e all’arsenico, per la lavorazione del feltro dei cappelli: a tal proposito è interessante ricordare che in Inghilterra vi è un detto “matto come un cappellaio” (espressione che ispirò a Lewis Carroll il personaggio del Cappellaio Matto), a causa dei disturbi mentali e fisici che l’avvelenamento cronico da mercurio provocava negli artigiani che creavano cappelli in quegli anni.
Epidemiologia
In alcune comunità che sopravvivono grazie alla pesca, i tassi di avvelenamento da mercurio tra i bambini hanno raggiunto l’1,7 su 100.
Mercuriemia: livelli a rischio
Il termine “mercuriemia” indica i livelli di mercurio nel sangue. La concentrazione di mercurio nel sangue intero è solitamente inferiore a 10 μg/L, ma un valore pari o inferiore a 20 μg/L è considerato normale. Gli individui che hanno una lieve esposizione durante il lavoro, come i dentisti, possono avere normalmente livelli di mercurio nel sangue intero fino a 15 μg/L. Un’esposizione significativa – ad esempio quelli di alcuni lavoratori in industrie che trattano con metalli e sostanze chimiche – determina spesso una mercuriemia superiore a 50 μg/L se l’esposizione è dovuta ad alchil Hg, o superiore a 200 μg/L se l’esposizione è dovuta a Hg(2+).
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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