L’avvelenamento da mercurio (chiamato anche “intossicazione da mercurio“, “mercurialismo“, “idrargirismo“, “idrargiria” o “idrargirosi“; in inglese “mercury poisoning“, “mercury toxicity“, “mercury overdose“, “mercury intoxication“, “hydrargyria” o “mercurialism“) è una condizione clinica caratterizzata dall’esposizione acuta o cronica all’elemento chimico mercurio. L’avvelenamento da mercurio è un tipo di avvelenamento da metalli pesanti, gruppo in cui sono inclusi anche l’avvelenamento da arsenico, da cadmio e da piombo. La concentrazione di mercurio nel sangue viene detta mercuriemia e dovrebbe essere mantenuta al di sotto dei 10 μg/L.
Sintomi e segni
I sintomi e segni di una intossicazione da mercurio, dipendono dal tipo, dalla dose, dal metodo e dalla durata dell’esposizione. Parlando in generale, una intossicazione da mercurio può determinare:
- debolezza muscolare;
- scarsa coordinazione;
- intorpidimento delle mani e dei piedi;
- formicolia;
- eruzioni cutanee;
- ansia;
- sudorazione profusa;
- insonnia;
- tachicardia (battito cardiaco persistentemente più veloce del normale);
- aumento della salivazione;
- ipertensione arteriosa (pressione sanguigna alta);
- problemi di memoria;
- difficoltà a parlare;
- problemi a sentire o vedere;
- alterazioni del comportamento.
La neuropatia periferica si verifica spesso nell’avvelenamento da mercurio e si presenta come parestesia o prurito, bruciore, dolore e formicolio. Possibile anche lo scolorimento della pelle (guance, polpastrelli e dita dei piedi rosa) e la desquamazione o la perdita della pelle. La desquamazione della pelle può verificarsi in caso di grave avvelenamento da mercurio.
Il mercurio inibisce irreversibilmente gli enzimi selenio-dipendenti e può anche inattivare la S-adenosil-metionina, necessaria per il catabolismo delle catecolamine da parte della catecol-O-metil transferasi. A causa dell’incapacità del corpo di degradare le catecolamine (ad esempio l’adrenalina), una persona con avvelenamento da mercurio può sperimentare sudorazione profusa, tachicardia (battito cardiaco persistentemente più veloce del normale), aumento della salivazione e ipertensione (pressione sanguigna alta). Altri sintomi possono includere disfunzione renale (ad esempio la sindrome di Fanconi) o sintomi neuropsichiatrici come labilità emotiva, disturbi della memoria o insonnia.
L’esposizione ad alti livelli al metilmercurio è nota come malattia di Minamata, i cui sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, generale debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all’udito e difficoltà nell’articolare le parole. Nei casi più gravi, la malattia di Minamata determina severo disordine mentale, paralisi, coma e morte nel giro di alcune settimane dai primi sintomi.
Sintomi e segni nei bambini
I bambini affetti da intossicazione da mercurio possono mostrare – oltre ad i sintomi e segni visti precedentemente, anche:
- arrossamento delle guance, del naso e delle labbra;
- perdita di capelli, denti e unghie;
- eruzioni cutanee transitorie;
- ipotonia (debolezza muscolare);
- bruxismo;
- danni ai denti;
- fotosensibilità (aumento della sensibilità alla luce).
L’esposizione al metilmercurio nei bambini può provocare acrodinia in cui la pelle diventa rosa e si riempie di bolle con possibile desquamazione. Le esposizioni al mercurio superiori all’assunzione alimentare di selenio nei bambini molto piccoli possono avere gravi conseguenze neurologiche, impedendo la corretta formazione delle guaine nervose.
Mercurio in gravidanza
Il mercurio nelle sue varie forme è particolarmente dannoso per i feti durante la gravidanza. Le donne che sono state esposte al mercurio in modo sostanzialmente eccessivo rispetto all’assunzione di selenio nella dieta durante la gravidanza corrono il rischio di dare alla luce bambini con gravi difetti alla nascita, come quelli osservati nella malattia di Minamata. Se la futura madre è stata esposta ad alte dosi di mercurio, il nascituro potrebbe soffrire di ritardo mentale e di alterazioni dello sviluppo psicomotorio. La FDA statunitense e l’EPA consigliano alle donne in età fertile, alle donne incinte, alle madri che allattano ed ai bambini piccoli di evitare completamente il pesce spada, lo squalo, lo sgombro reale e il pesce tegola del Golfo del Messico e di limitare il consumo di tonno bianco per non più di 170 grammi a settimana e di tutti gli altri pesci e crostacei non più di 340 grammi a settimana.
Complicanze
Le complicanze a lungo termine di una esposizione cronica ad alti livelli di mercurio non trattata, possono includere danni irreversibili a numerosi organi e tessuti, determinando ad esempio insufficienza renale, epatopatie e neuropatie gravi che possono portare a condizioni come il cambiamento della personalità, la diminuzione dell’intelligenza ed a deficit neurologici sia motori che sensitivi. Nei casi più gravi il paziente può perdere l’autonomia e vedere altamente compromessa la sua qualità della vita, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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