L’epatite virale E è una forma di epatite virale autolimitante, a volte asintomatica.
Cause
La causa dell’epatite E è l’Hepatits B Virus (HEV). Il virione di HEV è costituito da una particella sferica del diametro di 30-34 nanometri sprovvista di rivestimento esterno. Il genoma, costituito da una molecola di RNA a singola elica a polarità positiva (ssRNA (+), IV gruppo della classificazione di Batimore) di circa 7,6 kilobasi, è stato clonato e sequenziato soltanto nel 1990. Benché l’HEV non sia stato classificato con certezza, le sue caratteristiche morfologiche, fisico-chimiche e genomiche ne suggeriscono l’appartenenza alla famiglia Caliciviridae.
Forma acuta, fulminante e cronica
L’epatite E è una malattia acuta spesso anitterica e autolimitante, molto simile all’epatite A. In casi rari l’epatite E può risultare in una forma fulminante fino al decesso. Le forme fulminanti si presentano più frequentemente nelle donne gravide, specialmente nel terzo trimestre di gravidanza, con letalità che arriva fino al 20%. Seppure rari, casi cronici sono riportati in soggetti immunocompromessi e, in letteratura, sono riportati anche casi di riacutizzazione.
Incubazione
I sintomi non sono sempre presenti. Per chi li sviluppa, il tempo che intercorre tra il momento dell’infezione ed il manifestarsi dei sintomi va da 15 a 64 giorni (mediamente circa 6 settimane). In tale periodo, chiamato incubazione, il soggetto – pur non presentando sintomi della malattia – è tuttavia in grado di trasmettere l’infezione agli altri.
Trasmissione
Come per l’epatite A, la trasmissione dell’epatite E avviene per via oro-fecale. Il virus si diffonde principalmente mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette, più frequente in zone a bassa igiene e dove non sono facilmente disponibili fonti di acqua potabile. Fonte comune di infezione sono i molluschi che non sono stati sufficientemente cotti, come ostriche, vongole o cozze. Il virus può anche essere diffuso, ma in modo meno frequente, attraverso il contatto con una persona infetta, ad esempio condividendo lo stesso bagno senza la necessaria igiene delle mani. Il contagio del virus dell’epatite E può avvenire anche per via sessuale, specialmente nei rapporti sessuali in cui si verifica sia sesso orale che anale: il contagio può avvenire quindi ad esempio leccando l’ano del partner infetto, oppure leccando i genitali di un partner che sono entrati in contatto con l’ano di un infetto. Il rischio di contagio aumenta specie in caso di partner multipli e/o sconosciuti, con scarsa igiene personale.
Sintomi
L’infezione di epatite E può essere asintomatica. Fra i sintomi e i segni clinici si ritrovano spesso:
- anoressia (perdita di appetito);
- febbre;
- dolori addominali;
- vomito;
- nausea;
- rash;
- artralgia;
- diarrea.
Diagnosi
La diagnosi viene raggiunta grazie all’esame del sangue, fatta attraverso la rilevazione di specifici markers virali. Una volta diagnosticata la presenza del virus nel sangue, se presenti segni e sintomi che indicano una grave compromissione nel fegato (più frequente negli anziani), si eseguono una serie di altre procedure, tra cui:
- ecografia dell’addome superiore o completo;
- TAC e risonanza magnetica;
- colangio-pancreatografia con risonanza magnetica (MRCP);
- colangio-pancreatografia retrograda perendoscopica (ERCP);
- biopsia epatica;
- elastografia epatica (FibroScan).
- bilirubina diretta e indiretta (da associare al dosaggio nelle urine);
- proteine plasmatiche (quantità totale, albumina e/o globuline);
- enzimi di origine epatocitaria (transaminasi – AST, ALT – ALP e GGT);
- glicemia;
- test della coagulazione PT, INR PTT, aPTT, TT;
- ammoniemia (concentrazione di ammoniaca nel sangue, correlata alla eventuale presenza di encefalopatia epatica).
Terapia
La terapia è principalmente di supporto in quanto nelle persone immunocompetenti l’infezione è autolimitante; in alcuni casi è stata utilizzata la ribavirina. Il trapianto di fegato potrebbe essere necessario per i casi di compromissione epatica più grave.
Prevenzione e vaccino
Per quanto riguarda la prevenzione, è stata proposta la somministrazione di gammaglobuline, soprattutto nelle donne gravide, ma la loro efficacia deve essere dimostrata. Sono attualmente in corso studi clinici sperimentali per la commercializzazione di due vaccini. Misure preventive importanti comprendono il minimizzare il rischio di contagio, tramite:
- elevata igiene (specie lavaggio delle mani e dell’ano);
- corretta e completa cottura dei cibi, evitando di assumerli crudi;
- bere acqua da fonti sicure;
- evitare oggetti e posti contaminati;
- evitare il contatto oro-genitale durante i rapporti sessuali, specie in caso di partner multipli e sconosciuti.
Mortalità e gravidanza
La mortalità è relativamente elevata (maggiore a quella dell’epatite A): l’epatite E è molto pericolosa nelle donne in gravidanza, dove la percentuale si attesta su un 20% dei casi manifestati, soprattutto durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza.
epatite e si guarisce
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