Con empiema in medicina ci si riferisce ad una raccolta di pus in una qualunque cavità corporea già presente nell’organismo (ad esempio cavità pleurica, pericardio e peritoneo), fatto questo che differenzia l’empiema dall’ascesso, in quanto quest’ultimo è invece una raccolta di pus in una cavità neoformata (ad esempio ascesso cerebrale ed epatico). Con empiema colecistico ci si riferisce ad un tipo particolare di empiema che interessa la cistifellea (o colecisti, in inglese “gallbladder”, vedi immagine in alto).
Cause e fattori di rischio
L’empiema colecistico può svilupparsi in seguito ad una infezione, spesso batterica, che può essere determinata da:
- colecistite;
- traumi;
- intervento chirurgico.
In presenza della contaminazione batterica dell’organo si può attivare un focus flogistico connesso con la stasi, in genere si viene a registrare un riempimento di pus. Leggi anche: Colecistite alitiasica: cause, dieta ed intervento
Sintomi e segni
L’empiema della cistifellea che si evidenzia con:
- forte dolore addominale, specie sul lato destro;
- leucocitosi;
- febbre anche alta;
- malessere;
- difficoltà digestive;
- nausea;
- vomito;
- astenia (mancanza di forza);
- brividi.
Leggi anche: Differenza tra empiema ed ascesso
Diagnosi
La diagnosi di empiema viene effettuata principalmente in base a:
- anamnesi;
- esame obiettivo;
- diagnostica per immagini (RX, ecografia, TC…);
- esami di laboratorio (emocromo, emocolture, CBC con differenziale, biochimica epatica, tempo di protrombina e tempo di tromboplastina parziale attivata…).
Il disturbo è di facile identificazione attraverso l’esecuzione di emocolture, si ricorre all’ecografia per evidenziare l’empiema, talvolta la problematica si riscontra attraverso una tomografia computerizzata (TAC).
Leggi anche: Shock settico e sepsi: sintomi, terapia, conseguenze, si può guarire
Terapia
La terapia dell’empiema colecistico ha due obiettivi principali:
- combattere il patogeno che a monte l’ha determinato (ad esempio con farmaci antibiotici);
- evacuare chirurgicamente il materiale purulento.
Complicanze
Per minimizzare il rischio di complicanze, la terapia antibiotica dovrebbe iniziare fin dai primissimi sintomi. Un ritardo terapico può favorire l’insorgere di complicazioni, tra cui:
- diffusione dell’infezione;
- fistole;
- sepsi;
- shock settico;
- coma e decesso nei casi più gravi e non trattati.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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