In medicina e psicologia, il termine “centrofobia” (pronuncia “centrofobìa”, con l’accento sulla “i”) indica la fobia di trovarsi in un luogo molto frequentato, spesso coincidente con il centro di una città. Per capire a fondo il problema, è prima necessario comprendere il significato della parola “fobia” ed in cosa una fobia si differenzi da una normale “paura”.
Cos’è una fobia?
La fobia è un disturbo caratterizzato da una irrazionale e fortissima risposta di paura in coincidenza con l’esposizione a specifici oggetti o situazioni, nonché una tendenza ad evitare ostinatamente e sistematicamente gli oggetti o le situazioni temute. Quindi, la fobia comprende sia la reazione di paura in presenza (o nell’attesa) di particolari oggetti e situazioni, sia un comportamento di evitamento del contatto diretto con gli oggetti o le situazioni stesse.
Qual è la differenza tra fobia e paura “normale”?
La differenza con la paura “normale” è che quest’ultima è razionale, mentre la fobia è irrazionale. Ad esempio una persona può avere la fobia per le pecore, animali pacifici ed innocui che nella persona sana non determinano paura, mentre la determinano in chi ha la fobia per esse. Avere la paura ad esempio di una tigre è invece normale perché una tigre è realmente pericolosa.
Etimologia
Il termine “centrofobia” deriva dal greco κέντρον (leggi “chèntron”) che significa “punto in senso topologico” e da ϕόβος (leggi “fòbos”) che significa “paura“.
Caratteristiche del centrofobico
Chi soffre di centrofobia ha una paura irrazionale verso gli spazi aperti, in genere ampie piazze che coincidono con il centro delle grosse città, soprattutto quando tali spazi sono affollati. Tipiche piazze italiane ampie e spesso affollate, sono piazza del Popolo o piazza di Spagna a Roma, piazza del Duomo a Milano, piazza del Plebiscito a Napoli, piazza del Duomo a Firenze e piazza Ruggero Settimo a Palermo. Il centrofobico, stando al centro o anche solo vedendo da lontano o in foto una di queste piazze, specie se affollate, o immaginando di trovarcisi, potrebbe avere una reazione di terrore, di evitamento e/o di fuga. Anche solo il ricordo di essere stato in una ampia piazza affollata può scatenare veri e propri attacchi di panico. Altri sintomi, oltre la paura incontenibile, includono spesso:
- sensazione di morte imminente;
- tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- iperidrosi (aumentata sudorazione);
- diminuita salivazione;
- anoressia (diminuzione o assenza totale dell’appetito);
- dispnea (sensazione di mancanza d’aria);
- nausea;
- vomito;
- svenimento;
- reazione di fuga (il soggetto letteralmente scappa via nella direzione opposta a quella dove si trova la piazza affollata).
Rischi
Il risultato di questa condizione è che, chi soffre di centrofobia, tende ad evitare ostinatamente e sistematicamente tutte le situazioni che possano condurlo o fargli solo immaginare ampie piazze con gruppi di persone più o meno ampi. Nei casi più gravi il soggetto evita completamente le uscite con gruppi di amici, evita situazioni e lavori che lo costringono a permanere in spazi ampi affollati.
Altre patologie
Chi soffre di centrofobia può contemporaneamente soffrire di altre patologie di interesse psichiatrico. Spesso, ma non necessariamente, il centrofobico ha anche altre fobie specifiche, tra cui:
- agorafobia (paura degli spazi aperti);
- claustrofobia (paura degli spazi chiusi);
- antropofobia (paura delle persone);
- demofobia (paura dei luoghi affollati).
Non di rado il centrofobico soffre anche di disturbo ossessivo compulsivo o di disturbo di personalità ossessivo compulsiva. Frequentemente si può osservare anche un quadro di disturbo d’ansia generalizzato. Il centrofobico può soffrire anche di depressione ed avere ideazioni suicidarie e di fughe dissociative (psicogene) in risposta allo stress di essere stato esposto ad una piazza affollata.
Cause
Le cause della centrofobia non sono attualmente note. Una delle possibili cause è il disturbo post-traumatico da stress.
Terapie
Il trattamento della centrofobia prevede diversi approcci, tra cui:
- terapia espositiva;
- terapia dell’esposizione narrativa;
- psicoterapia;
- psicofarmaci.
Più tecniche possono essere usate in sinergia per aumentare l’effetto terapeutico.
Terapia espositiva
La terapia espositiva “costringe” il paziente ad affrontare la situazione che gli genera l’attacco di fobia: il soggetto è invitato a parlare e/o scrivere ripetutamente del peggior evento traumatico che ha affrontato (o dei peggiori eventi), rivivendo nel dettaglio tutte le emozioni associate alla situazione. Attraverso questo processo molti pazienti subiscono un “abituarsi” alla risposta emotiva scatenata dalla memoria traumatica, che di conseguenza, col tempo, porta a una remissione dei sintomi della fobia quando la situazione si ripresenta nella realtà. La terapia espositiva – praticata per un periodo di tempo adeguato – secondo la nostra esperienza aiuta circa 9 pazienti su 10. Per approfondire, leggi questo articolo: Terapia espositiva: essere esposti alla propria fobia per superarla
Terapia dell’esposizione narrativa
La terapia dell’esposizione narrativa (in inglese “Narrative Exposure Therapy” da cui l’acronimo “NET“) è una terapia a breve termine per individui che soffrono del disturbo post-traumatico da stress ed in alcuni casi delle fobie. Il trattamento prevede l’esposizione emotiva ai ricordi degli eventi traumatici e la riorganizzazione di questi ricordi in una coerente narrazione cronologica di vita. La terapia dell’esposizione narrativa può essere usata sia da sola che in associazione con la terapia espositiva, la psicoterapia, la medicina narrativa e/o la terapia farmacologica. Per approfondire: Terapia dell’esposizione narrativa: rievocare la propria esperienza traumatica per superarla
Psicoterapia
La psicoterapia che ha mostrato fornire buoni risultati con la centrofobia e con le fobie in generale, è quella cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale standard per il trattamento delle fobie, oltre agli interventi comportamentali basati sull’esposizione situazionale, prevede una psicoeducazione iniziale e interventi cognitivi. All’interno della psicoterapia cognitivo-comportamentale, le tecniche espositive si sono dimostrate utili nel ridurre i comportamenti che alimentano l’ansia. Recentemente sono state implementate strategie volte a incrementare la capacità dei soggetti di stare in contatto con l’attivazione ansiosa senza temerne le conseguenze catastrofiche, favorendo l’accettazione e diminuendo il bisogno di controllo dei sintomi d’ansia.
Farmaci
Nella centrofobia, come in tutte le fobie, possono essere usati usati farmaci ansiolitici e antidepressivi. Tra gli ansiolitici, le benzodiazepine (come il Valium) possono essere utili poiché generano un sollievo sintomatologico ansiolitico istantaneo, tuttavia tra gli effetti collaterali (se usate per lunghi periodi) ritroviamo il rischio di dipendenza da farmaco. Tra gli antidepressivi, particolarmente utili sono gli SSRI (Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina). I farmaci generalmente funzionano bene per controllare la fobia, tuttavia, i sintomi tendono a ripresentarsi alla loro sospensione. I farmaci devono essere assunti sotto stretto controllo medico. Per approfondire, leggi: Farmaci antidepressivi: cosa sono, a cosa servono e quali tipi esistono
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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