In medicina e psicologia, il termine “demofobia” (pronuncia “demofobìa”, con l’accento sulla “i”) indica la fobia della folla. Per capire a fondo il problema, è prima necessario comprendere il significato della parola “fobia” ed in cosa una fobia si differenzi da una normale “paura”.
Cos’è una fobia?
La fobia è un disturbo caratterizzato da una irrazionale e fortissima risposta di paura in coincidenza con l’esposizione a specifici oggetti o situazioni, nonché una tendenza ad evitare ostinatamente e sistematicamente gli oggetti o le situazioni temute. Quindi, la fobia comprende sia la reazione di paura in presenza (o nell’attesa) di particolari oggetti e situazioni, sia un comportamento di evitamento del contatto diretto con gli oggetti o le situazioni stesse.
Qual è la differenza tra fobia e paura “normale”?
La differenza con la paura “normale” è che quest’ultima è razionale, mentre la fobia è irrazionale. Ad esempio una persona può avere la fobia per le pecore, animali pacifici ed innocui che nella persona sana non determinano paura, mentre la determinano in chi ha la fobia per esse. Avere la paura ad esempio di una tigre è invece normale perché una tigre è realmente pericolosa.
Etimologia
Il termine “demofobia” deriva dal greco δῆμος (leggi “dèmos”) che significa “popolo” e da ϕόβος (leggi “fòbos”) che significa “paura“.
Caratteristiche del demofobico
Chi soffre di demofobia ha una paura irrazionale verso le folle in generale o, nei casi più gravi, verso i piccoli assembramenti o gruppi di persone, magari composti da appena cinque o sei soggetti. Il demofobico ha una risposta di terrore quando viene immerso in una folla, o anche soltanto vedendo una folla da lontano o immaginando di trovarsi in una folla. Anche solo il ricordo di essere stato tra una folla, può scatenare veri e propri attacchi di panico. Ad esempio il demofobico può avere ansia recandosi ad un concerto o ad una manifestazione, sapendo di andare incontro ad una situazione per lui letteralmente drammatica. Altri sintomi, oltre la paura incontenibile, includono spesso:
- sensazione di morte imminente;
- tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- iperidrosi (aumentata sudorazione);
- diminuita salivazione;
- anoressia (diminuzione o assenza totale dell’appetito);
- dispnea (sensazione di mancanza d’aria);
- nausea;
- vomito;
- svenimento;
- reazione di fuga (il soggetto letteralmente scappa via nella direzione opposta a quella dove si trova la folla).
Rischi
Il risultato di questa condizione è che, chi soffre di demofobia, tende ad evitare ostinatamente e sistematicamente tutte le situazioni che possano condurlo o fargli solo immaginare gruppi di persone più o meno ampi. Nei casi più gravi il soggetto evita completamente le uscite con gruppi di amici, evita situazioni che presentano persone al chiuso e posti mediamente affollati (come autobus, metropolitane, parchi pubblici, cinema, palestre, aule scolastiche, locali, cenoni di Natale…) e può isolarsi dal mondo (hikikomori). Il demofobico, al di là della gravità della sua fobia, tende comunque ad evitare lavori in cui ci si ritrova spesso a contatto con un ampio pubblico e ad essere solitamente una persona riservata, timida, schiva e, di fronte all’ennesimo rifiuto di uscire insieme, può apparire “snob” ad i suoi amici, che possono arrivare ad isolarlo. Un mio paziente sofferente di demofobia non riusciva ad essere sereno agli esami universitari a causa della contemporanea presenza di molte persone nell’aula dove doveva svolgersi l’esame. Il risultato di tutto ciò è un brusco calo del benessere psicologico e della qualità della vita del demofobico.
Altre patologie
Chi soffre di demofobia può contemporaneamente soffrire di altre patologie di interesse psichiatrico. Spesso, ma non necessariamente, il demofobico ha anche altre fobie specifiche, tra cui:
- agorafobia (paura degli spazi aperti);
- claustrofobia (paura degli spazi chiusi);
- antropofobia (paura delle persone);
- centrofobia (paura dei luoghi affollati posti in spazi aperti come piazze poste al centro di una città).
Non di rado il demofobico soffre anche di disturbo ossessivo compulsivo o di disturbo di personalità ossessivo compulsiva. Frequentemente si può osservare anche un quadro di disturbo d’ansia generalizzato. Il demofobico può soffrire anche di depressione ed avere ideazioni suicidarie. Un mio paziente affetto da demofobia, per due volte si è reso protagonista di una fuga dissociativa (psicogena) in risposta allo stress di essere stato immerso in una folla di persone ad un centro commerciale.
Cause
Le cause della fobia delle folle non sono attualmente note. Una delle possibili cause è il disturbo post-traumatico da stress.
Terapie
Il trattamento della demofobia prevede diversi approcci, tra cui:
- terapia espositiva;
- terapia dell’esposizione narrativa;
- psicoterapia;
- psicofarmaci.
Più tecniche possono essere usate in sinergia per aumentare l’effetto terapeutico.
Terapia espositiva
La terapia espositiva “costringe” il paziente ad affrontare la situazione che gli genera l’attacco di fobia, cioè la folla: il soggetto è invitato a parlare e/o scrivere ripetutamente del peggior evento traumatico che ha affrontato (o dei peggiori eventi), rivivendo nel dettaglio tutte le emozioni associate alla situazione. Il terapeuta può – non solo mentalmente, ma anche fisicamente – condurre il paziente in ambienti con gruppi via via più ampi di persone. Attraverso l’esposizione graduale mentale e/o fisica molti pazienti subiscono un “abituarsi” alla risposta emotiva scatenata dalla memoria traumatica o dall’evento vissuto, che di conseguenza, col tempo, porta a una remissione dei sintomi della fobia quando la situazione si ripresenta. La terapia espositiva – praticata per un periodo di tempo adeguato – secondo la nostra esperienza aiuta circa 9 pazienti su 10. Per approfondire, leggi questo articolo: Terapia espositiva: essere esposti alla propria fobia per superarla
Terapia dell’esposizione narrativa
La terapia dell’esposizione narrativa (in inglese “Narrative Exposure Therapy” da cui l’acronimo “NET“) è una terapia a breve termine per individui che soffrono del disturbo post-traumatico da stress ed in alcuni casi delle fobie. Il trattamento prevede l’esposizione emotiva ai ricordi degli eventi traumatici e la riorganizzazione di questi ricordi in una coerente narrazione cronologica di vita. La terapia dell’esposizione narrativa può essere usata sia da sola che in associazione con la terapia espositiva, la psicoterapia, la medicina narrativa e/o la terapia farmacologica. Per approfondire: Terapia dell’esposizione narrativa: rievocare la propria esperienza traumatica per superarla
Psicoterapia
La psicoterapia che ha mostrato fornire buoni risultati con la demofobia e con le fobie in generale, è quella cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale standard per il trattamento delle fobie, oltre agli interventi comportamentali basati sull’esposizione situazionale, prevede una psicoeducazione iniziale e interventi cognitivi. All’interno della psicoterapia cognitivo-comportamentale, le tecniche espositive si sono dimostrate utili nel ridurre i comportamenti che alimentano l’ansia. Recentemente sono state implementate strategie volte a incrementare la capacità dei soggetti di stare in contatto con l’attivazione ansiosa senza temerne le conseguenze catastrofiche, favorendo l’accettazione e diminuendo il bisogno di controllo dei sintomi d’ansia.
Farmaci
Nella demofobia, come nelle fobie, possono essere usati usati farmaci ansiolitici e antidepressivi. Tra gli ansiolitici, le benzodiazepine (come il Valium) possono essere utili poiché generano un sollievo sintomatologico ansiolitico istantaneo, tuttavia tra gli effetti collaterali (se usate per lunghi periodi) ritroviamo il rischio di dipendenza da farmaco. Tra gli antidepressivi, particolarmente utili sono gli SSRI (Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina). I farmaci generalmente funzionano bene per controllare la fobia, tuttavia, i sintomi tendono a ripresentarsi alla loro sospensione. I farmaci devono essere assunti sotto stretto controllo medico. Per approfondire, leggi: Farmaci antidepressivi: cosa sono, a cosa servono e quali tipi esistono
Curiosità
Un noto personaggio che soffre di demofobia è l’attore italiano Nicolas Vaporidis.
Se credi di avere un problema di demofobia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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